19 novembre 2013

Wolf Hall - Hilary Mantel

L’Inghilterra all’inizio del 1500 è in un vicolo cieco, a un passo dal disastro. Se il re morisse senza un erede maschio, il Paese sarebbe condannato a una guerra civile. Enrico VIII vorrebbe annullare il suo matrimonio e sposare Anna Bolena, ma il Papa e la maggioranza dei regnanti d’Europa si oppongono. Sarà Thomas Cromwell ad occuparsi di questa impasse: figlio di un fabbro di Putney, uomo capace di redigere un contratto come di addestrare un falco, disegnare una mappa e sedare una rissa, arredare una casa così come di corrompere una giuria. Architetto machiavellico del regno di Enrico VIII e artefice dei destini della dinastia dei Tudor, il protagonista del pluripremiato romanzo di Hilary Mantel emerge in tutta la sua contraddittoria umanità: nonostante le sue umili origini, quest’uomo venuto dal nulla, dedito ai mestieri più disparati - mercenario in Francia, banchiere a Firenze, commerciante di tessuti ad Anversa – in virtù delle sole doti intellettuali sarà in grado di rompere le rigide regole della società inglese e rialzarsi da una drammatica situazione personale, e di lui si servirà il re per ottenere il divorzio da Caterina d’Aragona e unirsi ad Anna Bolena, dando così un nuovo corso alla storia della chiesa d’Inghilterra.

Recensione

Non c'è bisogno di essere appassionati di storia per conoscere Enrico VIII e la sua ossessione per la ricerca di un erede maschio, che costarono al cristianesimo uno scisma come mai visti prima e alle sue sei mogli ben più di qualche grattacapo (in effetti alcune di loro si ritrovarono presto senza più alcun "capo" da grattare). Enrico e le sue disavventure matrimoniali hanno investito la casata dei Tudor di un fascino che dura tuttora, e dimostrato dalla sequela di romanzi, film e telefilm dedicati a quest'epoca storica, ultimo fra i quali la serie HBO "I Tudors". Se avete seguito il telefilm (e siete riuscite a staccare gli occhi per un attimo dal labbrone sensuale di Jonathan Rhys-Meyers per districarvi nel garbuglio di intrighi, alleanze e parentele che governavano le sorti della corte inglese) avrete forse notato un meschino personaggio dall'aria infida e calcolatrice che sarà il principale artefice della rovina di Anna Bolena.

Ecco, quello è Thomas Cromwell, ed è lui il nostro eroe.

La storia, si sa, è scritta dai vincitori, per cui la tradizione cattolica e la cultura illuminista ci hanno per secoli inculcato l'immagine agiografica di Tommaso Moro illuminato pensatore disposto a morire per difendere le sue idee sulla supremazia del Papa a capo della Chiesa, vittima di un tiranno crudele, Enrico, e di una prostituta d'alto bordo, la Bolena.
Hilary Mantel ribalta questa prospettiva e sceglie per il suo racconto l'antieroe per eccellenza, un uomo, Thomas Cromwell, che la storia ci ha consegnato come un arrivista senza scrupoli dal passato oscuro, celebre per i suoi intrighi che ne favorirono la sfavillante ascesa e la rovinosa caduta.
Basandosi sui fatti storici, l'autrice ci regala una diversa comprensione del Cromwell politico ma soprattutto del Cromwell uomo, non più una figura guidata dalla cieca ambizione ma un padre, un marito, un fratello deciso a ribaltare le sorti di un infanzia povera e violenta per offrire alla sua famiglia una posizione sicura e un benessere duraturo. Il racconto prende il via proprio da quest'infanzia, dal nostro eroe a terra in una pozza del suo sangue, ridotto in fin di vita dai calci e pugni del padre. E' un breve guizzo, un piccolo prologo prima di saltare avanti di un paio di decadi, dopo gli anni passati a combattere in mezza Europa, le istruttive esperienze coi mercanti italiani e fiamminghi, i contatti con le menti più coraggiose del fuoco riformista avviato da Martin Lutero, un balzo che ci porta direttamente alla corte di Enrico al servizio dell'allora onnipotente cardinale Wolsey. Da qui in poi è una corsa a capofitto verso la cima, raggiunta dribblando la caduta di Wolsey, a cui resterà comunque fedele fino all'ultimo, le cacce alle streghe di Moro, le macchinazioni dei Bolena, gli scatti d'ira di Enrico e le crisi di gelosia del suo seguito di conti, duchi e cardinali, grazie a una combinazione di arguzia, competenza e una giusta dose di sfacciataggine.

Ma al di là della mente brillante e la lingua tagliente è il Cromwell privato che conquista il lettore, il marito fedele e il padre coscienzioso, l'uomo che trae la sua essenza dalla sfera familiare tanto che, quando il destino lo priva dei suo capisaldi uno ad uno con metodicità incessante, egli provvede a ricrearsi una nuova famiglia prendendo in casa lontani parenti, pupilli e perfino impiegati che alleverà come figli propri. Il calore e l'intimità che permeano la quotidianità di quest'uomo imponente sono esaltate dallo stile confidenziale scelto dalla Mantel, una narrazione in terza persona dal punto di vista del protagonista e interamente al presente, per ribadire che no, non ci stiamo occupando di una figura oscura morta e sepolta da secoli, ma di un essere umano vero, vivo, vibrante di passioni che ha lasciato nella storia un'impronta indelebile che si scorge ancora oggi. Il continuo alternare il racconto degli eventi con i pensieri di Cromwell e le conversazioni riportate in discorso indiretto, come un unico stream of consciousness, unito con l'abitudine a riferirsi al protagonista con il semplice pronome "egli" a volte renda la narrazione veramente difficile da comprendere ma ha il vantaggio di annullare qualsiasi barriera fra lettore e personaggi dando al sensazione reale di trovarsi nella mente di Cromwell stesso.

Il suo sguardo attento e disincantato vede oltre i capricci lussuriosi di Enrico e coglie un sovrano tanto determinato a cambiare il corso della storia quanto tormentato dai dubbi e i sensi di colpa; intuisce la fredda determinazione di Anna Bolena e il fascino di una personalità capace di far dimenticare a ogni uomo una carnagione giallognola e un petto troppo piatto; soprattutto percepisce la natura fondamentalmente sadica di un uomo, Tommaso Moro, che la Chiesa venera come un campione della cristianità sorvolando sull'intransigenza che l'ha portato a ricorrere alle più crudeli forme di tortura verso chiunque sospettasse di eresia e ad essere incapace dei più banali gesti di compassione verso i suoi stessi familiari.

Certo alcuni storceranno il naso di fronte a questa nuova prospettiva degli eventi, ed è indubbio che alcune parti siano state romanzate, tuttavia ho molto apprezzato come la Mantel, pur non tacendo sull'arguzia e l'intraprendenza del suo eroe, abbia saputo smantellare l'immagine di un arrivista senza scrupoli liberando queste qualità dal pregiudizio che Cromwell ha da sempre subito in quanto unico commoner, uomo del popolo, nelle camere del potere, fino ad allora "territorio di caccia" esclusivo di nobili e alti prelati.
Ho già il seguito nella "to-read" list.


The Thomas Cromwell Trilogy
  • Wolf Hall (Wolf Hall, 2011, Fazi) - Vincitore del Man Booker Prize 2009
  • Anna Bolena, una questione di famiglia (Bring up the bodies, 2013, Fazi) - Vincitore del Man Booker Prize 2012
  • The Mirror and the Light (inedito, pubblicazione prevista per il 2015)

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Wolf Hall
  • Titolo originale: Wolf Hall
  • Autore: Hilary Mantel
  • Traduttore: Giuseppina Oneto
  • Editore: Fazi
  • Collana: Le Strade
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • ISBN-13: 9788864111957
  • Pagine: 784
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 18,00

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