6 luglio 2013

ExtraUnione e la Società degli Uomini Morti - Michele Raniero

Unione rischia di essere definitivamente distrutta dall’attacco di una potenza straniera che ha tessuto il suo piano di conquista alla ricerca di vendetta. Forse un’ultima speranza alberga in un altro continente sottomesso, quell’Extraunione comandata dalla Società degli Uomini Morti, un’organizzazione clandestina nata nell’odio, che agogna la libertà perduta, che lotta per la rinascita. Met Roustin, in una corsa contro il tempo, dovrà cercare di unire quei due mondi che, a causa dello strano disegno del Destino, sono entrambi suoi, prima che l’intero pianeta paghi le colpe di un solo uomo.

Recensione

Primo episodio di una serie in via di sviluppo, si presenta come un romanzo che mescola distopia e fantascienza hard, risultando però ben presto un lavoro fortemente immaturo, caratterizzato da una scrittura che oserei definire amatoriale e dilettantesca, quasi da fan-fiction (senza nulla togliere a certi lavori amatoriali, ma di altissima qualità).
Certo, la fantasia può essere considerata un talento, e fantasia l'autore ne dimostra parecchia, fosse solo per la vivida costruzione di un vasto mondo in cui è ambientato il romanzo, e che si offre di amplificare l'esperienza di lettura con un ricco website a tema. Tuttavia non si deve commettere l'errore di far coincidere sempre fantasia e creatività: senza gli adeguati mezzi, le idee rimangono solo idee. E' il caso proprio di questo romanzo, che non riesce ad andare oltre, nonostante le buone intenzioni dell'autore, una scrittura amatoriale, stereotipata, ricca di grossolane ingenuità narrative.
Lo sfondo è decisamente distopico: e nel conflitto mutevole tra le tre grandi nazioni che compongono il gioco geopolitico del romanzo, Unione, ExtraUnione e Neuton, c'è un forte richiamo al 1984 di Orwell, con i suoi tre continenti in lotta perpetua. Purtroppo questa distopia, che già parte azzoppata, rimane uno sfondo piatto, poco colorito: a parte il coprifuoco e un non meglio precisato controllo militare sulla popolazione, c'è ben poco che possa far parlare di distopico. Un'assenza che risulta gravosa, nel momento in cui tutta la prima parte è giocata sulla lotta al regime e sulla proliferazione delle ribellioni. Dopo un doppio prologo che salta nel tempo, seguiamo le vicende del protagonista sedicenne, un ragazzo come tanti, ancora, che trova un invito e in seguito aderisce alla Società degli Uomini Morti, che si batte per l'indipendenza della nazione sottomessa. Quali siano esattamente le condizioni di vita della popolazione sottomessa, come sia nata la ribellione e come sia organizzata non è dato saperlo, né convince l'adesione - per noia, per gioco? - del protagonista e della sua spalla. Questa prima parte risulta molto debole, stereotipata, scontata, senza alcuna direzione. Lascia il posto però a una seconda parte che, oltre a un salto in avanti nel tempo, offre un'ambientazione e una narrazione diversa: il protagonista, adesso ventitreenne, è un militare al soldo di Unione. Ne risulta un'impostazione da classica fantascienza hard, con molte scene di azione e un'ossessiva attenzione ai dettagli tecnici. Peccato che tra la moviola di un combattimento e una spiegazione manualistica di un'arma, ci si chieda: ma la trama? La trama torna nella terza e ultima parte, che cerca di riannodare quei pochi fili persi per strada, in maniera però troppo artificiosa e scontata.
La debolezza di trama individuata accompagna e svela una storia che di fatto è un canovaccio ideale, un modello di narrativa che si potrebbe trovare alla base di infinite serie di romanzi, ma anche di videogiochi. Tutto ciò è reso ancora più evidente da una insufficiente gestione e caratterizzazione dei personaggi e da un comparto stilistico decisamente immaturo. I personaggi: fatta eccezione per il protagonista - l'unico che abbia un minimo di consistenza e di sviluppo nel corso del romanzo - tutti gli altri sono dei ruoli stereotipati: l'eroe e la spalla, la bella di turno, l'antieroe, il traditore... L'abitudine, inoltre, di presentare i personaggi in maniera standardizzata fa pensare quasi a delle schede da gioco di ruolo, rendendoli ancora più piatti e inconsistenti. La scrittura, l'ho già detto, è tremendamente infantile e ricca di ingenuità narrative: abbondano i dialoghi stereotipati, l'abuso del deus ex-machina, i tecnicismi sono più di disturbo che altro, e in generale il linguaggio è piatto, povero, privo di spessore e di diversificazione tra i personaggi. Non avrebbe fatto male una buona revisione editoriale, volta a eliminare piccoli difetti della scrittura (troppe 'd' eufoniche, per dirne una) e a rendere più omogenea una scrittura che diventa ipertecnica nelle scene di azione per poi appiattirsi nei dialoghi e nei passaggi narrativi.
A salvare dal giudizio più infimo e indesiderabile, una certa organicità di fondo della storia (malgrado tre parti fortemente distinte, il romanzo fila e procede in una direzione credibile e coerente) e una innegabile cura nella creazione di questo universo narrativo, che prosegue oltre la sola lettura del romanzo. Voglio essere ottimista e credere vi sia qualche (seppur stretto) margine di miglioramento, ma la strada da fare è tanta ed è tutta in salita.

Giudizio:

+2stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: ExtraUnione e la Società degli Uomini Morti
  • Autore: Michele Raniero
  • Editore: Il ciliegio
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Collana: Pegaso
  • ISBN-13: 9788867710096
  • Pagine: 228
  • Formato - Prezzo: Brossura - 16,00 Euro

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