18 giugno 2013

Denti bianchi - Zadie Smith

Due famiglie, i Jones e gli Iqbal, le cui vite sconclusionate racchiudono gli ottimismi e le contraddizioni del secolo appena concluso. Archie Jones è un tipico proletario inglese, mentre il suo migliore amico è il bengalese e musulmano Samad Iqbal.
Si sono conosciuti su un carrarmato alla fine della Seconda guerra mondiale, diretti a Istanbul e ignari del fatto che la guerra era già finita. Riunitasi a Londra trent'anni dopo, questa coppia improbabile si ritrova coinvolta nel ciclone politico, razziale e sessuale di quei tempi.

Recensione

A me personalmente ha fatto una certa impressione, per ragioni anagrafiche, trovarmi a leggere un romanzo che racconta, trattandolo come un periodo che si può considerare in qualche modo storia, anche gli anni '90.
In realtà si tratta solo della parte conclusiva di 'Denti bianchi', quella ambientata nell'ultimo decennio del secolo breve, perché il racconto parte dagli anni '70 e però, tra flashback e rievocazioni di ricordi passati, tira in ballo episodi ambientati in Grecia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale con Archie e Samad e risale anche indietro fino agli inizi del secolo, alle origini giamaicane di Clara Bowden, la seconda moglie di Archie.
Oltre a quest'ampiezza cronologica la trama si articola sul confronto di una vasta gamma di situazioni sociali, tutte però incentrate sul tema dell'integrazione e del confronto tra culture e provenienze diverse. Che, sicuramente, per un paese uso, in virtù del suo passato coloniale, a situazioni multietniche e multiculturali, risulta molto più immediato di quanto non sia per un pubblico italiano.
Da un lato c'è la famiglia fieramente islamica dei bengalesi immigrati, quella di Samad Iqbal, che vede nel tradizionalismo religioso il fattore identitario necessario a sopravvivere in un mondo in cui si sente corpo estraneo, per aspetto esteriore e mentalità. Dall'altro una famiglia formata da un britannico puro sangue che al suo secondo matrimonio, dopo un divorzio da una donna italiana, come alternativa al suicidio sceglie di sposare una mulatta caraibica che fugge dall'educazione  ortodossa dei Testimoni di Geova.
A questa serie di sfumature etiche e religiose, dal fondamentalismo all'ateismo al nichilismo, si aggiungono i conflitti famigliari che si creano inevitabilmente quando le seconde generazioni, cresciute nella modernità del mondo occidentale, si scontrano con il mondo dei loro genitori. Irie, la figlia della caraibica Clara e di Archie, cresce nell'insicurezza data anche dal rapporto molto fragile e distaccato che c'è tra i suoi genitori; i gemelli Magid e Millat, figli di Samad, vengono divisi perché almeno uno possa salvarsi dall'inquinamento del mondo moderno e perdono il loro legame quasi simbiotico, pur riuscendo a deludere entrambi le aspettative di Samad, la cui vita si centra su una rivincita di ambizioni frustrate attraverso i propri figli e su un orgoglio velleitario e testardo, che lo porta a rovinare il rapporto coniugale e a ignorare qualunque cambiamento.
A queste due famiglie già molto colorite si aggiungono gli accenti locali del terzo modello, la famiglia esemplare 'total british', i Chalfen, che entrano in contatto con le realtà dell'immigrazione attraverso il figlio Joshua, compagno di scuola e coetaneo di Irie e Millat. Esponenti della media borghesia, benestanti e intellettuali provenienti dalla contestazione degli anni '70, il 'chalfenismo' rappresenta il terzo pilastro del romanzo, dopo lo straniero puro e orgoglioso degli Iqbal e la contaminazione ibrida dei Jones. La 'happy family' inglese costituisce l'elemento dell'aborigeno puro, per quanto critico verso la propria storia, e aperto, almeno in linea di principio, al diverso.
Ai contrasti naturalmente dovuti a differenze di credo religioso, di tradizioni e costumi e anche di lingua si aggiungono i conflitti generazionali e quelli prodotti dagli incroci di tutti questi fattori, in un disordine di storie e di intrecci che non è sempre facilissimo seguire e in cui i 'denti bianchi' del titolo costituiscono una sorta di simbolo ricorrente, quasi un fiume carsico, della comune natura umana, a prescindere dalle differenze contingenti.
Nel complesso lo stile è notevole, soprattutto per essere un esordio, e ricco di dettagli, di particolari, di sfumature, molto maturo e brillante nella resa dei paesaggi urbani e sociali, e nello stesso tempo ha richiamato alla mia memoria diversi romanzi americani acclamati dalla critica - due su tutti Middlesex di Eugenides e Le correzioni di Franzen -, con i quali Denti bianchi condivide grossomodo il modello familiare. Sembra quasi di poterla ascoltare, nella lettura, questa sorta di patina stereotipata da narrativa angloamericana moderna, nell'opera di Zadie Smith, come se si riconoscesse alla radio un motivo musicale molto orecchiabile e per questo a tratti anonimo.
Tutta la costruzione narrativa mira a mostrare le difficoltà umane e sociali di un percorso di integrazione ineluttabile e insieme oneroso; resta però il dubbio al lettore che la struttura risenta, come nella mancanza di un'originalità di fondo della voce narrante, di una posizione a tema già prestabilita, nella quale a volte i personaggi sembrano muoversi a scatti come burattini manovrati, con notevole stile ma non senza movimenti meccanici, da dietro le quinte.
Soprattutto per l'affastellarsi, man mano che il finale si avvicina e i nodi vengono al pettine, di tanti temi diversi, dall'ambientalismo estremo di Joshua Chalfen, che si ritrova sulle stesse posizioni del fondamentalismo islamico del teppista convertito Millat Iqbal, alla fede assoluta del genetista Marcus Chalfen nello sviluppo della scienza come fonte di salvezza per il genere umano, che trova una sponda inaspettata in Magid Iqbal, la cui educazione bengalese tradizionale avrebbe invece, nelle intenzioni di Samad, dovuto indirizzarlo a ideali e valori più fedeli a quelli di famiglia.
Convergono verso il finale oltre a questi temi anche personaggi che avevamo visto in azione all'inizio del romanzo, da un fidanzatino adolescenziale di Clara Bowden-Jones a uno scienziato nazista incontrato da Archie e Samad durante la II g.m. e l'impressione è che ci si avvii verso una conclusione esplosiva. In realtà il risultato di tutto questo chaos è la classica montagna che partorisce - anche in senso letterale - un topolino.
Se anche il romanzo si conclude in maniera inaspettata e improvvisa, forse anche geniale in sé, sembra quasi che voglia essere una distrazione o una consolazione per il lettore che è costretto a lasciare i personaggi senza che nessuno dei loro problemi e dubbi esistenziali, come nella vita reale del resto, si siano risolti.
Come a dire che in fondo il lettore, come i personaggi, dovrà vedersela da sé.
Sarà il caso di includerlo nella lista di libri da leggere assolutamente dell'ultimo secolo?

Giudizio:

+2stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Denti bianchi
  • Titolo originale: White teeth
  • Autore: Zadie Smith
  • Traduttore: Laura Grimaldi
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Scrittori italiani e stranieri
  • ISBN-13: 9788804595090
  • Pagine: 546
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 10,50

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