Recensione
La radice del rubino è il primo di due romanzi che hanno come oggetto la ricerca del principe Euno; la vicenda raccontata in questo romanzo ha un carattere introduttivo e solo una parte molto trascurabile riguarda direttamente la ricerca di Euno.
L’autrice privilegia la parte descrittiva e ci prende per mano per farci conoscere i personaggi, l’ambiente naturale in cui si muovono, gli abitanti (uomini e non) dei Regni, la storia e le leggende di questo mondo fantastico. Tale parte è sicuramente la più meritevole ma, allo stesso tempo, è la principale causa di una scrittura lenta che lascia poco spazio alla tensione narrativa: forse un maggiore bilanciamento tra le parti (meno introduzione e maggiore spazio al focus dell’intera vicenda) mi avrebbe aiutato a mantenere alta l’attenzione, che invece è oscillata per tutta la lettura tra alti e bassi, sempre in attesa che accadesse qualcosa (e il “colpo di scena” finale non può soddisfare quest’aspettativa). Al termine del romanzo uno dei personaggi intuisce che sotto quegli eventi apparentemente casuali c’è forse una trama più sottile che lega tutti i fili in un disegno talmente complesso che, al momento, è difficile intravederne i contorni. Io, da lettrice, avrei voluto che questa intuizione fosse maggiormente articolata per non lasciarmi la sensazione di aver letto semplicemente una storia gradevole di un gruppo variegato (anzi di una “compagnia”) di soggetti che compie un viaggio avventuroso in un mondo per me del tutto sconosciuto all'inizio che diventa poi una geografia familiare una volta giunta alla parola “fine”, anzi “arrivederci” con il seguito nel Labirinto d’ambra (secondo volume della trilogia).
I personaggi incontrati e i luoghi descritti sono molti: si rischia di perdersi e, in alcuni casi, di chiedersi il ruolo di certe vicende nell'economia del romanzo. L’autrice, previdente, ha inserito un elenco dei personaggi e un glossario (peccato che non ci fosse anche una mappa dei territori: confesso che mi sarebbe piaciuto avere un supporto visivo per seguire l’itinerario di Manfredi).
Gli elementi maggiormente originali del romanzo io li ho individuati nel tentativo di dare una veste differente a personaggi che da sempre fanno parte dell’universo fantasy, cioè i maghi e i piccoli uomini mentre, a mio parere, l’obiettivo di far nascere un filone di fantasy che non sia debitore dei classici di lingua inglese non è raggiunto.
Nella post-fazione l’editore inquadra La radice del rubino nel filone “Med-fantasy” (dove “Med” sta per “Mediterraneo”) poiché i nomi di luoghi e personaggi derivano da un bagaglio culturale più vicino all'autore ma l’intreccio invece risulta molto vicino ai romanzi, classici e contemporanei, che hanno segnato una pietra miliare nella storia del genere Fantasy (mi riferisco, in particolare, a Il Signore degli anelli).
Voglio precisare che non lo trovo grave: un libro può essere interessante e appassionante anche se non sviluppa alcun genere ma si inserisce in un filone ampiamente sfruttato, purché però riesca ad avere una sua propria specificità.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La radice del rubino
- Autore: Gloria Scaioli
- Editore: Plesio Editore
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Aurendor
- ISBN-13: 978-88-906462-5-6
- Pagine: 330
- Formato - Prezzo: Brossura - € 15,00
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