9 maggio 2012

Hunger Games - Suzanne Collins

Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

Recensione di Sakura

E’ il giorno della Mietitura, e il Distretto 12, come tutti, si prepara a offrire il suo Tributo: come simbolica sottomissione al potere centrale, in questo giorno dell’anno ogni distretto è tenuto a fornire un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciotto anni perché partecipino a un crudele reality show che incolla ai teleschermi l’intera nazione del Panem. Le regole sono semplici e precise: la scelta avviene tramite sorteggio, e i due giovani selezionati vengono condotti a Capitol City – ricchissima capitale – dove ricevono un rudimentale addestramento; quindi vengono gettati nell’Arena, dove, costantemente monitorati dalle telecamere, dovranno eliminarsi tra loro finché non ne resti in piedi uno solo.
Katniss Everdeen, che vive nell’indigente Distretto dei Minatori mantenendo la sua famiglia con la caccia (peraltro gravemente punibile), decide di offrirsi volontariamente alla folla affamata di circensem al posto della sorella Prim, appena dodicenne. Insieme a lei viene selezionato Peeta, coetaneo a cui è legata da un commovente atto di generosità avvenuto molti anni prima.

Caso vuole che Hunger Games sia confinato nel reparto Ragazzi della mia Feltrinelli di fiducia. Il che di per sé non è un male, ci trovi anche i libri di Pratchett (comprensibile) e persino quelli di Sergej Luk’janenko (incomprensibile). Caso vuole anche che il romanzo sia classificato come Young Adult, e - tra quelli che ho letto – trovarne uno che non sembri una Guida alla Vita e all’Amore per Giovani Decerebrate è un’impresa.

Caso vuole che, contrariamente a ogni mia aspettativa, Hunger Games costituisca un’eccezione. Premetto immediatamente che lo stile non è nulla di eccezionale: semplice, scorrevole, non si lascia ricordare né per un linguaggio particolarmente scarno (che sarebbe stato coerente con il tema trattato, ma – e qui mi tocca ricordarlo – è pur sempre uno YA) né per una particolare accuratezza.

Anche la trama non è originale: volendo tralasciare il più lontano 1984 di Orwell, a quanto ho sentito sono sorte numerose polemiche su un presunto plagio da Battle Royale di Takami, con cui in effetti il romanzo della Collins condivide l’idea dell’oppressione sul popolo simboleggiata da un crudele gioco al massacro che coinvolge giovanissimi. Nel libro di Takami, però, tale gioco non era fantascientificamente spettacolarizzato, ed è qui che ricordo che, vent’anni prima dell’autore giapponese, Stephen King sotto lo pseudonimo di Richard Bachman aveva già immaginato reality show mortali (L’uomo in fuga e, in modo diverso, La lunga marcia). Eppure è un libro che non ti consente di staccargli gli occhi di dosso: lungo quanto basta, mai prolisso o noioso, rilascia continuamente scariche di adrenalina grazie a un ottimo uso dei ritmi narrativi: perfettamente equilibrata la fase precedente al gioco, quella del gioco vero e proprio, e persino del dopo, con una soddisfacentissima conclusione che non lascia grandi interrogativi nonostante si tratti del primo volume di una trilogia. Non mancheranno momenti crudi, ma neanche momenti particolarmente poetici o commoventi.

Hunger Games non è perfetto, per essere chiari: talvolta nel leggere si ha la sensazione che la protagonista sia un po’ troppo spesso baciata dalla sorte. Eppure non si tratta affatto di un romanzo all’insegna del buonismo, e l’incertissimo sentimento d’amore della protagonista verso il compagno non ruba la scena alla trama distopica, elemento che più d’ogni altro temevo nell’apprestarmi alla lettura. Resta, di fatto, dubbio fino alla fine che genere di sentimento sia: ho idea che i seguiti mi smentiranno, ma per il momento ho percepito in Katniss solo un forte sentimento di amicizia e gratitudine, e la ricerca di sostegno in qualcosa che le ricordi casa, immersa com’è in una crudele realtà di morte.

Ho trovato molto ben costruita l’ambientazione, sebbene l’attenzione sia focalizzata più sul gioco che non sulle circostanze che hanno edificato il mondo così com’è. Il degrado in cui vivono i distretti più poveri si percepisce perfettamente, non solo quello vissuto da Katniss, costretta a cacciare di frodo per nutrire la sua famiglia, ma anche quello di altri personaggi come la piccola Rue. A proposito dei personaggi, con qualche eccezione li ho trovati tutti realistici e vividi, persino Katniss – paradossalmente, ho sempre avuto difficoltà nel trovare un protagonista decente quando l’autore utilizza un narratore in prima persona.

Un romanzo appassionante, in definitiva, che mi sento senz’altro di consigliare. Segnalo la prossima uscita del film, diretto da Gary Ross e personalmente riadattato dall’autrice.

Giudizio:

+4stelle+

Recensione di Valetta

Grazie al cielo c'è ancora qualcuno disposto a considerare gli adolescenti come esseri in grado di intendere e di volere, meritevoli di leggere libri con trame degne di questo nome e personaggi che non siano piallati nel marmo. Questo Hunger Games è all'altezza della sua fama e, per una volta, il pensiero che sia diventato un best-seller non suscita disgusto e sconforto per il tramonto imminente del genere umano.

L'idea di partenza è sicuramente un po' "telefonata": in uno scenario post-bellico gli Stati Uniti si ritrovano suddivisi in 12 distretti governati con pugno di ferro dalla Capitale che mantiene un rigido controllo su di essi obbligando ogni anno due ragazzi per ogni distretto a partecipare ad un gioco al massacro in diretta televisiva dal quale uno solo uscirà vivo. Sorvolando sull'infinità di richiami alla letteratura fantascientifica in cui si ipotizza la geografia del pianeta stravolta dall'ennesima apocalisse, il riferimento principale che ci accompagna durante tutta la lettura è sicuramente 1984, con la Capitale che si comporta come un Grande Fratello, intento a sorvegliare e dirigere ogni aspetto della vita dei cittadini. Dopodiché l'autrice mischia un po' le carte trasformando la critica al totalitarismo che stava alla base del romanzo di Orwell in un attacco alla nostra società dell'immagine dove un gruppo di ragazzini che combatte all'ultimo sangue diventa un'insuperabile fonte di intrattenimento per i benestanti e annoiati cittadini della Capitale. Quando la sedicenne Katniss Everdeen si offre volontaria al posto della sorellina più piccola, estratta per partecipare ai giochi, deve imparare che le possibilità di sopravvivere dipendono, prima ancora che dalle sue capacità di combattente, dalla sua abilità nell'ingraziarsi il pubblico, i giudici e, soprattutto, i ricchi sponsor in grado di inviare fondamentali e costosi aiuti ai giocatori durante la battaglia. Indossare l'abito giusto e dire la cosa giusta diventano improvvisamente molto più importanti che saper sopravvivere in un duello corpo a corpo o imparare ad accendere un fuoco in mezzo al nulla, perché nella società dell'apparenza ciò che conta è dare assecondare stuzzicare l'interesse di chi ti guarda, non importa con che mezzo e a quale prezzo. Si tratta di una scoperta particolarmente dura per Katniss, abituata dalle avversità in cui ha sempre vissuto ad avere un approccio molto più pratico alla vita, senza fronzoli e moine. Avvezza ad una realtà in cui poco spazio viene lasciato ai sentimenti, la protagonista deve fare i conti con l'occhio avido delle telecamere, intente a studiare ogni suo gesto per darlo in pasto a milioni di telespettatori smaniosi di carpire segreti e sentimenti che dovrebbero restare privati. Vedete quindi come il Grande Fratello orwelliano man mano si trasforma nella sua versione odierna, quella del reality show dove la genuinità dei sentimenti è definitivamente compromessa dalla necessità di assecondare le esigenze dello spettacolo. Raccontando la vicenda attraverso il punto di vista di Katniss, con quel suo tono pratico, disincantato e a volte perfino cinico, Suzanne Collins riesce a rendere tutta l'ambiguità e la complessità di questo tipo di realtà, in cui anche una dichiarazione di amore come quella che la protagonista riceve dal compagno di avventura Peeta diventa inevitabilmente parte di una strategia che permette ai due ragazzi di destreggiarsi nel macchinoso gioco delle parti nel quale si trovano loro malgrado coinvolti.

A differenza di molti Young Adult arrivati in libreria negli ultimi anni, Hunger Games non è zavorrato da alcun fastidioso buonismo, l'autrice non ha timore di indugiare sugli aspetti più cinici e crudeli della vicenda e, a differenza di molte sue colleghe, non scappa al primo accenno di azione ma riesce ad essere efficace sia nelle sequenze di combattimento che in quelle di riflessione.

Finalmente abbiamo una protagonista che non è forte e coraggiosa solo a parole per poi sprofondare nel mortificante ruolo di fanciulla perennemente in difficoltà; Katniss è determinata e indipendente e sarà d'aiuto al suo principe azzurro almeno tanto quanto lui sarà d'aiuto a lei ed è confortante per una volta non dover vedere il personaggio principale cadere fra le braccia del bellone di turno nel giro di qualche pagina per poi sacrificare bisogni e aspirazioni in nome di un fantomatico amore eterno. In Hunger Games, l'amore, l'amicizia e i legami familiari sono sentimenti maturi, fatti di luci ed ombre ed estremamente complicati da gestire, anche per una ragazzina sveglia come Katniss. L'autrice si rivolge ad un pubblico giovane cercando di uscire almeno un po' dagli schemi, utilizzando un racconto che non solo intrattenga ma sappia anche provocare e spingere a riflettere. I suoi personaggi sono tra i più realistici che si siano visti in questo genere letterario, non solo la protagonista ma ognuna delle figure secondarie ha un suo modo di colpire il lettore ed essere ricordate, dal caustico Haymitch alla tenera e coraggiosa Rue, dal vulcanico Cinna al sorprendente Peeta, ognuno contribuisce a conferire al romanzo quella combinazione di arguzia, pathos e romanticismo che ti fanno desiderare di buttarti sul seguito il prima possibile.

Giudizio:

+4stelle+

La trilogia:
  • Hunger Games (Hunger Games), 2009
  • La ragazza di fuoco (Catching Fire), 2010
  • Mockingjay, 2010, ancora inedito in Italia e previsto probabilmente per il 2012

Dettagli del libro

  • Titolo: Hunger Games
  • Titolo originale: Hunger Games
  • Autore: Suzanne Collins
  • Traduttore: Paracchini F., Brogli S.
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Chrysalide
  • ISBN-13: 9788804594109
  • Pagine: 369
  • Formato - Prezzo: 17,00 Euro

15 Commenti a “Hunger Games - Suzanne Collins”

  • 31 marzo 2012 alle ore 19:38
    Gemma says:

    lo sto leggendo adesso

  • 1 aprile 2012 alle ore 13:55
    Narratore says:

    Stavo valutando se acquistarlo e dopo la tua recensione mi sa che un'occasione gliela voglio dare!

  • 3 aprile 2012 alle ore 18:07

    Lo avevo scartato. Rimedierò.
    Grazie mille!

  • 3 aprile 2012 alle ore 18:44
    sakura87 says:

    Nulla di trascendentale, ma secondo me, nel suo genere, vale la lettura!

  • 6 aprile 2012 alle ore 10:57
    marty says:

    Era nella mia libreria da mesi e non mi decidevo mai ad aprirlo, ma dopo la tua recensione ho deciso di cominciarlo... Concordo con tutto quello che hai detto e aggiungerei che vale la pena leggere anche il secondo!

  • 12 aprile 2012 alle ore 17:33
    phoebe says:

    Lo devo iniziare, mi sono ripromessa di leggerlo prima di vedere il film. Non è il nuovo Twilight, vero??

  • 12 aprile 2012 alle ore 17:37
    sakura87 says:

    @Phoebe: fortunatamente no, è tutto meno che smielatamente buonista e ha una protagonista - passatemi il termine - con i controcazzi!

  • 12 aprile 2012 alle ore 23:12
    Ossimoro says:

    Bella recensione: ho questo libro da tempo, ma non ho ancora avuto modo di leggerlo. Voglio provvedere prima dell'uscita del film!

  • 9 maggio 2012 alle ore 13:13
    LUISPIN says:

    Ma sono l'unico che si e' accorto che il libro e'diciamo vagamente copiato a battle royale....ha pure lo stesso finale........

  • 9 maggio 2012 alle ore 15:00
    sakura87 says:

    In realtà, anche se ci sono dei richiami (l'ho scritto nella recensione), l'impianto ideologico è piuttosto diverso così come lo svolgersi della vicenda... penso che le parole 'plagio' e 'copia' vadano usate col contagocce.
    Il finale poi non è per nulla uguale...

    S
    P
    O
    I
    L
    E
    R (di entrambi i romanzi, lettori avvisati)

    In Battle Royale Shuya e Noriko, con l'aiuto di Kawada e il sabotaggio di Shinji, riescono a scappare dall'isola e diventano ricercati, in procinto di fuggire negli USA. In Hunger Games la produzione è costretta, per accontentare il pubblico, a risparmiarli entrambi. In HG, come sottolineato molto meglio nella recensione di Valetta, è la spettacolarizzazione, il pubblico insomma, a decidere.

  • 9 maggio 2012 alle ore 16:51
    Valetta says:

    Non ho letto Battle Royale ma non è la prima volta che mi capita di sentire che i due libri sono simili. Da quando ho capito leggiucchiando qua e là sicuramente ci sono somiglianze, soprattutto nell'idea di base di un gruppo di teenager costretti ad affrontarsi in un'arena in uno scontro all'ultimo sangue. Mi pare però che ci siano delle differenze sia nelle motivazioni per cui questo viene fatto (in Hunger games lo scopo è quello di rafforzare il dominio psicologico della Capitale sui 12 Distretti, per smorzare qualunque desiderio di ribellione), sia nel modo in cui i due autori gestiscono la vicenda: come conferma Sakura nel suo commento l'attenzione della Collins più che sulla lotta è incentrata sulla spettacolarizzazione di fatti e sentimenti.

  • Questo commento è stato eliminato dall'autore.
    10 maggio 2012 alle ore 10:39
    polyfilo says:

    Questo commento è stato eliminato dall'autore.

  • 10 maggio 2012 alle ore 10:40
    polyfilo says:

    non ho letto Battle Royale neppure ma ho visto il film giapponese che ne è stato tratto - tra con l'esordio, chicca per tarantinati, dell'attrice che in kill bill vol. 1 aveva la parte della bodyguard-lolita Gogo Yubari -, in effetti sembra esserci una notevole attinenza con tanti altri film o libri di questo genere...

    mi viene in mente un racconto, credo sempre del Re, da cui pure era stato tratto un film dal titolo 'grano rosso sangue', con tematiche affini legate a sacrifici umani in stile neo-pagano.
    del resto parlando di plagi allora anche il citato 'battle royale' potrebbe essere considerato un plagio da 'il signore delle mosche' di Golding, ma con alcune, significative, variazioni.

    forse in questi casi più che di plagio si tratta di citazioni con ispirazioni comuni, adattate in modo più o meno riuscito in altri contesti, narrativi, culturali, etc.

    del resto 'nihil - o almeno paucum - sub sole novi' si diceva già qualche millennio fa...

  • 10 maggio 2012 alle ore 19:28
    LUISPIN says:

    avendo letto tutti e tre i libri,battle royale,hunger game ed il signore delle mosche......trovo imbarazzante le somiglianze tra i primi due......pure la coppia che si innamora durante il gioco e si salva.....ma non con il terzo dove i ragazzi provano a costruire una societa' ideale sull'isola che pero' fallisce quasi subito.nei primi due libri i componenti sono costretti a partecipare estratti a sorte tranne alcuni esperti che si offrono volontari in hunger game o che vengono messi dagli organizzatori del gioco in battle royale...insomma pure l'idea dei veterani e' presa in prestito...quello che non capisco e'tanto scalpore per un libro....diciamo non proprio originale...cmq rimane solamente una mia opinione personale

  • 11 maggio 2012 alle ore 10:24
    polyfilo says:

    @ luispin: pur non avendolo letto credo che - come in molti casi letterari degli ultimi anni - si potrebbe forse commentare, parafrasando una famosa citazione: 'è il marketing, bellezza, il marketing e tu non puoi farci nulla!'

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