30 novembre 2011

Mastodon - Nox A.M. Ruit

Roma, anno 222 d.C.
Proprio quando l’Impero è sull’orlo del baratro, giunge un prodigio a segnare per sempre il destino di Roma: i Dodici Dèi dell’Olimpo tornano a camminare fra gli uomini e si rivelano attraverso l'imperatore Adriano Severo, il primo "rivelato", cioè un mortale toccato dagli dèi in modo eclatante e comprovato.
Adriano Severo rifonda l’Impero e crea il Collegio della Rivelazione, che con gli anni diventerà l’organizzazione religiosa dominante, i cui membri, chiamati consacrati, possono invocare a comando il tocco degli dèi, acquisendo grandi poteri per la gloria di Roma.
100 anni dopo, Branwen di Caledonia, un consacrato di Apollo disprezzato dai propri confratelli, è coinvolto dal suo dio in una strana storia che fatica a comprendere, fatta di omicidi rituali, culti dionisiaci proibiti e intrighi di palazzo. Attraversando l'Impero da Bisanzio a Delfi, da Alessandria d'Egitto alla Siria, dovrà lottare contro uomini e creature immortali, affrontando anche il suo avversario più grande: se stesso e il suo passato.
Lo accompagnano alcuni soldati dei Vessilli della Rivelazione: Juba il Numida, ex-schiavo abbandonato dal suo dio; Lucio, un rampollo patrizio in disgrazia, con un segreto e molti vizi; Egle, madre tormentata e vessillaria, aiutata da un cavallo prodigioso; Domizio, un giovane di umili condizioni con un grande talento musicale

Recensione

Spettacolare romanzo ucronico che viaggia fra mito e realtà trascinando il lettore in una furiosa cavalcata attraverso mezzo Impero Romano, tra visioni accecanti, incubi, oracoli e profezie al seguito di una compagnia di eroi tanto improbabile quanto letale. Difficile decidere da dove cominciare a parlare di Mastodon, fin dalle prime pagine ci troviamo catapultati in una vicenda che non ha né inizio né fine, in cui gli uomini sembrano vittime, o tuttalpiù pedine dei giochi di potere delle divinità.

A far compagnia al lettore Branwen di Caledonia, una sorta di Indiana Jones perennemente di malumore, coraggioso e avventato, totalmente incapace di proferire più di due parole senza mettersi a ringhiare, un vero e proprio barbaro agli occhi delle gerarchie politico-religiose imperiali che sembrano tollerarne la presenza solo in virtù del suo status di Consacrato di Apollo. Il tocco del dio è per Branwen più una maledizione che un beneficio; infatti, oltre ad averlo costretto ad immischiarsi nei complessi giochi di potere della Roma imperiale, cosa di cui avrebbe volentieri fatto a meno, il dono di Apollo ha di fatto privato Branwen del controllo della propria vita per renderlo un mero esecutore dei propri piani.

La prospettiva offerta dall'autore, infatti, è quella tipica della mitologia greco-romana in cui le divinità sono esseri egoisti e capricciosi, che danno e tolgono il proprio favore a seconda della necessità senza risparmiare alcuna crudeltà al proprio prescelto, laddove essa fosse necessaria ai loro scopi. Ne deriva un complesso rapporto tra i prescelti e i loro protettori, che alterna devozione e rabbia, speranza e sconforto. E' questo uno degli elementi centrali e più suggestivi del romanzo, alla cui definizione ogni personaggio contribuisce a modo suo: dalla rancorosa ribellione di Egle, madre costretta ad abbandonare i propri figli per arruolarsi nei Vessilli della Rivelazione, alla malinconica devozione dell'ex-schiavo Juba, al cinico opportunismo dello scapestrato Lucio, ben deciso a trarre il massimo beneficio dal tocco di Mercurio dando in cambio il meno possibile.

Questa eterogenea compagnia, alla quale si unisce l'orfano Domizio, si imbarca in una sorta di caccia al tesoro contro il tempo, nella quale gli indizi sono costituiti da inquietanti profezie e il premio è la salvezza dell'Impero e con esso di tutto l'ordine costituito. Si tratta, quindi, della tradizionale lotta fra luce ed ombra, il caos e la follia di Dioniso si scagliano contro l'ordine e la razionalità di Apollo in un confronto serrato e ricco di colpi di scena che non fanno assolutamente avvertire al lettore il peso delle quasi 700 pagine dell'opera.

L'autore possiede un linguaggio vivido e immaginifico, di grande potenza visiva con il quale ricrea un'antica Roma immaginaria ma storicamente coerente in ogni dettaglio, dall'ambientazione al linguaggio utilizzato, studiato fin nella scelta delle imprecazioni. Unico aspetto poco soddisfacente, a mio parere, è lo sviluppo dei rapporti fra i vari personaggi. A parte i riuscitissmi siparietti semi-seri tra Branwen e Lucio, i compagni di viaggio sembrano interagire veramente poco fra loro se non per pochi fugaci momenti che danno l'impressione di essere poco amalgamati col contesto generale. Naturalmente questo è parzialmente giustificato dalla natura riservata di quasi tutti i protagonisti, oltre che dal rapido precipitare degli eventi che lascia poco spazio alla conversazione, tuttavia non si può non percepire un senso di incompletezza nelle dinamiche che muovono il gruppo.

Altra osservazione va fatta sull'editing che andrebbe più curato, soprattutto per quanto riguarda la spaziatura fra i sottoparagrafi all'interno di ogni capitolo, che viene spesso dimenticata facendo perdere chiarezza al testo. Nel complesso, comunque, direi che si tratta di critiche marginali che assolutamente non tolgono fascino ad un'opera originale e di grande impatto (non solo per la mole!) di cui spero arrivi presto il sequel.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Mastodon
  • Autore: Nox A.M. Ruit
  • Editore:Casini
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • ISBN-13: 9788879051934
  • Pagine: 688
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 19,00

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