2 settembre 2011

Intervista a Javier Márquez Sánchez, autore di "La festa di Orfeo"

L'autore

Nato a Siviglia nel 1978, Javier Márquez Sánchez si definisce scrittore per vocazione e giornalista per necessità. Racconta di essersi formato con le avventure dei supereroi alla Superman e dei leggendari cowboys dello schermo, per dedicare l’adolescenza all’approfondimento della cultura cinematografica (i suoi registi preferiti sono John Ford, Woody Allen e García Berlanga) e della musica folk-rock degli anni Sessanta. Fra le fonti letterarie, cita Verne, Conan Doyle, Hemingway, Bukowski, Auster, Asimov. Attualmente è vicedirettore della rivista Cambio 16 e collabora con varie altre testate.
La festa di Orfeo è il suo primo romanzo, dopo aver pubblicato alcuni saggi di successo dedicati a Bruce Springsteen, Neil Young, Paul Simon ed Elvis Priesley.



Il libro

Inghilterra, 1956. Il governo britannico è sconcertato di fronte agli orribili delitti avvenuti in una contea alla frontiera scozzese.
Del caso sono incaricati Andrew Carmichael, un ispettore di Scotland Yard specializzato in crimini 'anomali', e il suo giovane collega, il detective Harry Logan. Nello stesso tempo, una piccola casa cinematografica, la Hammer Films, ha deciso di cimentarsi nel rilancio del cinema horror producendo una innovativa versione a colori di Frankenstein. Ne sarà protagonista l’attore televisivo Peter Cushing, che viene invitato a prepararsi per la parte consultando alcuni specialisti al fine di ricercare le radici della paura umana.
Le strade dei poliziotti e dell’attore finiranno per incrociarsi fatalmente lungo una pista che conduce a La fête du Monsieur Orphèe, una misteriosa pellicola risalente agli anni del cinema muto, che sembra seminare una lunga, sanguinosa scia di morte e distruzione.



L'intervista



Potete trovare il testo dell'intervista originale in fondo al post.
Abajo pueden encontrar la entrevista en su lengua original.


1. Appena ho letto il titolo mi sono confuso con 'La testa di Orfeo', pensando fosse un riferimento al fatto che nel mito Orfeo viene decapitato dalle donne di Tracia. Invece si parla di una 'festa': c'è un riferimento preciso per questo titolo che spieghi l'accostamento tra l'orfismo e il satanismo?

No, non c'è una spiegazione. Il nome del film che dà il titolo al libro è un mistero per i protagonisti della storia così come per i lettori. Nessuno sa chi abbia scelto questo titolo né perché. E' uno dei molti misteri che circondano questa vecchia pellicola maledetta.


2. Il romanzo inizia con un massacro nelle colline delle Highlands scozzesi, una scena molto forte. Avevi un modello particolare in mente?

Un modello per il crimine? Sì, altroché, o almeno in teoria. Volevo un romanzo in cui il lettore fosse spaventato dall'inizio fino alla fine, che vedesse chiaramente una minaccia, ma non volevo continui omicidi né apparizioni fantastiche. Non sapevo come risolvere questo problema, quando mi venne in mente una lezione di Alfred Hitchcock. Il maestro diceva che il crimine nella doccia di ‘Psycho’ era così d'impatto perché, se non vuoi omicidi per tutta la storia, è più efficace un crimine d'effetto che metta fuori uso lo spettatore/lettore, e che gli resti in testa fino alla fine. Dal momento che non ho il talento di Sir Alfred, ho preferito raggiungere il risultato uccidendo tutti gli abitanti di un paese per mano dei loro figli.


3. L'ambientazione negli anni '50-'60 dipende esclusivamente dalla biografia di Peter Cushing o è legata anche all'atmosfera 'moralista' di certa borghesia di quegli anni, che preannuncia ribellioni come le stragi sataniste ispirate da Charles Manson circa un decennio dopo?

Ho avuto modo di esaminare abbastanza la storia sociale del satanismo negli anni '60 e '70, ma non mi è servita per la trama. Nasce tutta dalla storia di Cushing e dai film della Hammer, ma anche dai romanzi di Edgar Wallace. Mi interessava l'aspetto più dilettevole di questo satanismo “sociale”. Ecco, ciò su cui ho lavorato a fondo è stato una concezione il più realistico possibile, da una prospettiva biblica, della relazione Dio-Diavolo
Questo non è un diavolo qualunque, è Lucifero in persona, e si comporta secondo la logica che possiamo dedurre dalle sue apparizioni nel Testo Sacro.


4. L'excursus vaticano con le lettere del sacerdote che poi si sacrifica contro il trionfo del male sono una citazione da L'esorcista?

La si potrebbe vedere così, non ci avevo mai pensato. C'è un riferimento esplicito all'Esorcista quando si vedono due dei protagonisti in una fotografia insieme a un vecchio camerata, padre Lancaster Merrin. E, certo, il sacerdote che hai menzionato ha molto del Merrin originale.


5. La presenza di tutta la componente sadica e degli effetti immaginifici in stile 'gore' richiama molto il cinema horror degli anni '80, però in realtà era ancora presente anche negli anni '50 la tradizione del 'Grand Guignol': cosa pensi dell'evoluzione in senso splatter del cinema e della letteratura moderna? Qual è secondo te la ragione di queste forme di espressività?

Di solito gli eccessi non mi interessano, a meno che non siano più che giustificati. Nel mio caso, come ho detto prima, ho fatto ricorso ad alcune esagerazioni con l'intenzione di mantenere il clima di suspense. In generale le opere che abusano del sangue, della violenza, del sesso, finiscono per scadere nella parodia, a meno che, ripeto, non siano molto ben costruite.


6. Legata a questa rappresentazione del male come 'macabro' e della paura che suscita c'è la radice stessa del Male, Lucifero, l'angelo ribelle, portatore della libertà dalla morale e dalla sottomissione a Dio, impersonata dal crudele personaggio di Sherrinford Meinster. Il perno della figura di Meinster e di Satana in questo racconto sembra ruotare attorno all'idea di libertà completa da ogni vincolo, soprattutto quello morale dell'obbedienza. Il Male è soprattutto presunzione di non aver bisogno di nulla che sia al di sopra: è tale per la sua mancanza di umiltà ma anche di ironia. Secondo te qual è la sua radice, si tratta di un'assenza del Bene? Oppure preferisci una visione dualistica del rapporto bene/male?

Quando ho scritto questo romanzo ho voluto ricorrere al vecchio scontro del bene contro il male, ma è un tema che funziona solo fondandolo su una prospettiva innocente. Oggigiorno è impossibile vederlo così. Nessuno è totalmente buono né totalmente cattivo. La stessa Bibbia può essere letta con curiose interpretazioni. Pensiamo alle piaghe, ai diluvi e a tutto il resto inviato da Dio, a tutti i santi martirizzati in suo nome, alle guerre scatenate in suo nome (parlo solo di quelle di cui si può leggere nella Bibbia, senza considerare la storia dell'Uomo). E poi pensiamo a Lucifero. Quanta gente uccide, od ordina di uccidere, nel testo biblico?


7. Nel libro ha un ruolo fondamentale la creazione dell'oggetto sacro, qui nella forma non più del libro ma del 'film maledetto', la cui trama è talmente terrificante da non poter essere raccontata o vista senza scatenare reazioni apocalittiche. Si tratta della versione moderna del Necronomicon di H. P. Lovecraft, realizzato in forma di pellicola? Credi che il terrore che genera sia legato al fatto che il contenuto resta sconosciuto?

Sono una persona spirituale, anche se non religiosa, e ciò non mi impedisce di trovare affascinanti determinate parti della Bibbia, se presa come testo di finzione (con tutto il rispetto verso chi la considera un riferimento per il suo credo). Il Diavolo è uno dei migliori cattivi della storia della letteratura, nel suo imitare sempre Dio, tendendo trappole alla sua “squadra”... Tempo fa ho pensato che se Dio ci ha lasciato il suo lascito scritto su un libro, il Diavolo, che gioca sempre a tendere tranelli e vuole superarlo, ricorrerebbe a un film, di consumo massivo in questo mondo odierno. E, beninteso, la chiave del terrore è radicata nel sospettare il male; quando lo vediamo perde buona parte della sua carica orrorifica, ecco perché voglio svelare il meno possibile del film maledetto. Mi limito a fornire qualche indizio perché ogni lettore lo immagini come il peggiore dei suoi incubi.


8. Il sacrificio totale, una sorta di olocausto verso cui la proiezione del film di Meinster sembra avviare l'intera umanità, assomiglia a una sorta di purificazione, che sarebbe propiziatoria alla rinascita dell'uomo in una forma più evoluta e libera da vincoli morali. Nello gnosticismo ci sono posizioni simili riguardo al dualismo tra un Dio creatore 'cattivo' perché vuol tenere l'uomo come suo sottoposto e uno buono, Lucifero, che vorrebbe liberarlo, un po' come anche nel mito di Prometeo. La catarsi produrrebbe un'umanità emancipata che non avrebbe più bisogno di un 'Padre'. E' questa la giusta interpretazione oppure l'incendio finale preannunciato dalle colonne di fuoco è l'estremo atto ribelle dell'angelo caduto verso il suo Creatore?

Esistono diverse interpretazioni, e non vorrei parteggiare per nessuna, perché dipendono molto dal credo - o dall'assenza di credo - di ogni lettore. Certamente con il “mio” Lucifero ho voluto manifestare i molti dubbi che possono sorgere riguardo a Dio quando si fa una stima di tutto ciò che esige e proibisce a un credente. In questo senso, in parte del testo, Lucifero appare quasi come un Capitano Nemo, un villain che in fondo ha un bel sogno. Ovvio che, al contrario di Nemo, una delle caratteristiche del Demonio è che mente sempre, per cui non possiamo essere realmente sicuri di quali siano le sue vere intenzioni.


9. Al contrario, la visione del bene sembra scissa tra almeno tre personaggi, Aberline, Cushing e Carmichael, ognuno con riferimenti letterari diversi: quali sono i modelli che aveva in mente?

Non so se ho capito bene la domanda, risponderò con i modelli che avevo in mente per ognuno di loro. Non si tratta tanto di modelli letterari, quanto cinematografici, ma non solo. L'ispettore Carmichael è il più letterario, perché non solo è legato a Conan Doyle, ma anche a Edgar Wallace e persino a Sax Rohmer, con il suo flemmatico Nayland Smith. Peter Cushing non ha alcun modello di riferimento se non lo stesso Cushing, e non ho voluto cogliere l'essenza dei suoi personaggi, quelli a cui ha dato vita sulla scena, quanto quella dell'attore in persona, attraverso documentari, interviste, e i due libri di memorie che ha scritto. Infine, il professore Aberline ha un'origine ben chiara: il professor Henry Jones, padre del leggendario archeologo avventuriero (n.d.t: il riferimento è alla saga cinematografica di Indiana Jones).
In ogni caso, nella mia mente ho giocato con una premessa: creare Carmichael e Aberline diversi tra loro e peculiari, però con un lato in comune: entrambi sarebbero stati perfetti per Peter Cushing nel caso in cui avesse dovuto interpretarli (in film differenti, ovviamente).


10. Carmichael e Logan potrebbero avere un seguito come coppia di detective?

Spero di sì. Ho già in mente almeno un paio di casi per loro, però al momento dovranno aspettare che termini altri progetti a cui sto lavorando.


11. Credi che il tuo romanzo si possa considerare di genere 'horror'? Cosa pensi della definizione, spesso dispregiativa, di questa produzione libraria?

Sono un gran difensore dei romanzi di genere, siano essi horror, fantascientifici, fantasy, polizieschi. Credo che ci siano buoni e cattivi romanzi; il genere non conta. Quanto a ‘La festa di Orfeo’, di solito lo definisco come un noir con qualche dose di terrore, dato che credo che il lettore abituale di horror possa trovare la componente orrorifica alquanto limitata.
Comunque, molta gente l'ha definito un romanzo horror, e quando lo leggo ne sono molto orgoglioso. Ciò che voglio è che ci si diverta, l'etichetta non conta.


Grazie mille per la disponibilità, signor Márquez Sánchez, buona fortuna e a presto!

Grazie a te.



La entrevista



1. Cuando leí el título me equivoqué con 'La cabeza de Orfeo'*, piensando que fuera una referencia al mito de Orfeo en que él es decapitado por las mujeres de Tracia. En cambio se trata de una 'fiesta': ¿Como se explica el acercamiento entre orfismo y satanismo? [*ndt: 'cabeza' en italiano es 'testa', cuyo sonido es similar a 'fiesta']

No hay explicación. El nombre de la película que da título al libro es un misterio para los protagonistas de la historia al igual que para los lectores. Nadie sabe quién le puso ese título ni por qué. Es uno de los muchos misterios que rodean a esa vieja película maldita.


2. La novela empieza con un masacre en las colinas de las highlands escoceces, una escena muy fuerte. ¿Tenía un modelo preciso en mente?

¿Un modelo para el crimen? Sí, desde luego, conceptualmente, al menos. Quería una novela en la que el lector estuviese asustado y preocupado de principio a fin, que viese clara una amenaza, pero no quería tener que estar matando constantemente ni haciendo apariciones fantásticas. No sabía cómo resolver esto cuando recordé una lección de Alfred Hitchcock. El maestro decía que el crimen de la ducha de ‘Psicosis’ eran tan impactante porque, si no quieres estar matando durante toda la historia, lo mejor es un crimen impactante, que deje noqueado al espectador/lector, y se mantenga en su mente hasta el final. Como yo no tengo el talento de Sir Alfred, prefería asegurar los resultados matando a todo un pueblo a mano de sus propios hijos.


3. ¿La ambientación en los '50 depende exclusivamente de la bíografia de Peter Cushing o es líada también con la atmósfera 'moralista' de la borguesía de aquellos años, que preanunció rebeliones como las matanzas satanistas inspiradas por Charles Manson diez años después?

Llegué a revisar bastante la historia social del satanismo en los 60 y los 70, pero no me interesó para la historia. Todo nace en este caso de la historia de Cushing, por un lado y de las películas de Hammer Films por otro, así como de las novelas de Edgar Wallace. Me interesaba el aspecto más entretenido de ese satanismo “social”. Eso sí, lo que sí trabajé a fondo fue el concepto más realista posible, desde una perspectiva bíblica, de la relación Dios-Diablo. Éste no es un diablo cualquiera, es el mismísimo Lucifer, y actúa según la lógica que podemos deducir de sus intervenciones en el Texto Sagrado.


4. ¿El excurso en el Vaticano con las cartas del cura que después se sacrifica para evitar el triunfo del mal es una cita de la película 'El exorcista'?

4. Podría verse así, no lo había pensado. Hay una referencia clara al exorcista cuando dos de los protagonistas aparecen en una fotografía junto a un viejo camarada, el padre Lancaster Merrin. Y claro, ese sacerdote que mencionas toma mucho del Merryn original.


5. La componente sádica y los efectos imaginíficos en estilo gore recuerdan a ciertas películas de los años '80, pero en realidad estaba todavía presente en los '50 la tradición del Grand Guignol; ¿Qué piensa de la evolución en sentido splatter del cine y de la literatura moderna? ¿Cuál es para usted la razón de estas formas de expresión?

Los excesos no suelen interesarme a no ser que estén muy justificados. En mi caso, como ya dije antes, he recurrido a algunas exageraciones con la intención de mantener el clima de suspense. Por lo general, las obras que abusan de la sangre, la violencia, el sexo, suelen caer en la parodia, a no ser, insisto, que estén muy bien llevadas.


6. Líada con esta representación del mal como 'macabro' y del miedo que suscita hay la raíz misma del Mal, Lucifer, el ángel rebelde portador de la libertad moral y de la sumisión a Diós, personificada por el cruel personaje de Sherrinford Meinster. El eje de la figura de Meinster y de Satán en esta novela parece ser la idea de la libertad suprema de cada vínculo, sobretodo lo moral de la obediencia. El Mal es presunción de no necesitar de nada que sea superior, es tal por su falta de humildad pero también de ironía. ¿Según usted, cuál es su raíz: es una forma de ausencia o cree en una visión maniquea del dualismo bién/mal?

Cuando escribí esta novela quise recurrir al viejo enfrentamiento del bien contra el mal, pero es algo que sólo funciona si lo planteas con una visión inocente. Hoy día es imposible verlo así. Nadie es totalmente bueno ni totalmente malo. Hasta la propia Biblia puede leerse con interpretaciones curiosas. Pensemos en todas las plagas, diluvios y demás que envía Dios, en la cantidad de santos martirizados en su nombre, en la cantidad de guerras libradas en su nombre (hablo sólo de lo que podemos leer en la Biblia, sin pasar a la historia del Hombre). A continuación, pensemos en Lucifer. ¿A cuánta gente mata, u ordena matar, en el texto bíblico?


7. En su novela tiene un rol fundamental la creación del objeto sacro, que ya no es un libro sino una película maldita, cuyo argumento es tan espantoso que no puede ser contada o vista sin instigar reacciones apocalípticas. ¿Es una moderna versión del Necronomicón de H.P. Lovecraft realizada en forma de película? ¿Cree usted que el terror que génera es debido al desconocer su contenido?

Soy una persona espiritual aunque no religiosa, y eso no quita para que determinadas partes de la Biblia me parezcan fascinantes tomadas como texto de ficción (con todo mi respeto hacia quienes lo tienen como referente de sus creencias). El Diablo es uno de los mejores villanos de la historia de la literatura, siempre imitando a Dios, tendiendo trampas a “su equipo”… Hace tiempo pensé que si Dios nos dejó su legado escrito en un libro, el Diablo, que siempre juega con trampas e intenta superarlo, recurriría a una película, que es de consumo masivo en este mundo actual. Y por supuesto, la clave del terror radica en sospechar el mal; en cuanto lo vemos, pierde buena parte de su carga terrorífica, de ahí que intente desvelar lo menos posible de la película maldita. Sólo doy algunas pistas para que cada lector la imagina como la peor de sus pesadillas.


8. El sacrificio global, un holocausto hacia que la proyección de la película de Meinster dirige la humanidad entera, parece una catarsis propiciadora al renacimiento del hombre en una forma más avanzada y libre de vínculos morales. En el gnosticismo hay posiciones semejantes en relación al dualismo entre un Dios creador 'malo' porque quiere tener el hombre como su sometido, y uno 'bueno', Lucifer, que querría librarlo, como pasa en el mito de Prometeo. Esta catarsis produciría una humanidad emancipada que ya no necesitaría de un Padre. ¿Es esta la justa interpretación o el incendio final preconizado por las columnas de fuego es el postrero acto rebelde del ángel caído contra su Creador?

Existen diversas interpretaciones, y no quisiera decantarme por ninguna, porque ésta depende mucho de las creencias –y ausencia de éstas- de cada lector. Sí es cierto que con “mi” Lucifer quise poner de manifiesto las muchas dudas que pueden surgir sobre Dios cuando uno evalúa todo lo que se le exige y prohíbe a un creyente. En este sentido, durante parte del texto, Lucifer aparece casi como un Capitán Nemo, un villano que en el fondo tiene un hermoso sueño. Claro que, al contrario que Nemo, una de las características del Demonio es que siempre miente, por lo que no podemos estar realmente seguro de cuáles son sus verdaderas intenciones.


9. La visión del Bien, al contrario, parece escindida entre por lo menos tres personajes: Alberline, Cushing y Carmichael, y cada uno tiene referencias literarias exactas. ¿Cuáles son los modelos que tenía en mente?

No sé si comprendo del todo bien la pregunta, pero sí responderé a eso de los modelos que tenía en mente para cada uno. No eran tanto literarios como cinematográficos, aunque hubo de todo. El inspector Carmichael es el más literario, pues no sólo bebe evidentemente del legado de Conan Doyle sino también del de Edgar Wallace e incluso Sax Rohmer, con su flemático Nayland Smith. Peter Cushing no tiene más referente que el propio Cushing, y no quise captar la esencia de sus personajes, los que ha dado vida en la pantalla, sino la del propio actor, a través de documentales, entrevistas y sus dos libros de memorias. Finalmente, el profesor Aberline tiene una fuente muy clara: el profesor Henry Jones, padre del legendario arqueólogo aventurero.
En cualquier caso, también jugué en mi mente con una premisa: crear a Carmichael y Aberline diferentes y peculiares, pero con un nexo en común: ambos serían papeles a la medida de Peter Cushing en el caso de tener que haberlos interpretado (en películas diferentes, naturalmente).


10. ¿Carmichael y Logan podrían tener una continuación como pareja de detectives?

Espero que sí. Ya tengo en mente al menos un par de casos para ellos, pero de momento tendrán que esperar a que termine otros proyectos en los que ahora trabajo.


11. ¿Cree que su novela se puede considerar de terror? ¿Qué piensa de la definición de este género, que frecuentemente es despreciativa?

Soy un gran defensor de la novela de género, ya sea terror, ciencia ficción, fantasía, policíaco. Creo que hay buenas y malas novelas; el género es lo de menos. En cuanto ‘La fiesta de Orfeo’, suelo definirla como una novela de misterio con algunas dosis de terror, dado que creo que el lector habitual de terror tal vez encuentre que éste está demasiado dosificado. En cualquier caso, mucha gente la ha definido como novela de terror, y me siento muy orgulloso cuando lo leo. Lo que quiero es que disfruten con ella, la etiqueta es lo de menos.

Muchas gracias por su disponibilidad, señor Márquez Sánchez, ¡Buena suerte y hasta pronto!

Muchas gracias a usted.



Intervista di Polyfilo, traduzione di Sakura87

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