21 giugno 2011

Dai libri all'... anime: Sei capolavori della letteratura giapponese in Aoi Bungaku

Dopo la segnalazione di Gankutsuou, la trasposizione animata in chiave fantascientifica de Il conte di Montecristo, torno a parlare di un prodotto nipponico derivato da famosi romanzi. 'Famosi', ahimè, quasi esclusivamente nella patria che ha dato loro la luce: escluso forse Lo squalificato di Osamu Dazai, le altre opere sono semisconosciute in Italia e almeno in un caso non tradotte nella nostra lingua.
Aoi Bungaku ("Letteratura blu"), questo il nome dell'anime, è una straordinaria raccolta di dodici episodi il cui chara-design è stato curato da diversi mangaka, tra cui spiccano Takeshi Obata (Death Note) e Tite Kubo (Bleach). Il progetto dell'anime è dichiaratamente quello di recuperare dall'oblio alcuni capolavori della letteratura giapponese, sentiti dai più come estranei rispetto alla società moderna, e trasporli in una forma (l'anime, appunto) che possa raggiungere il maggior numero di persone possibile, soprattutto di giovane età.




Il primo romanzo trasposto è il già citato Lo squalificato (Ningen Shikkaku, "Non più umano") dello scrittore Osamu Dazai (1909-1948), probabilmente più conosciuto per Il sole si spegne. Il romanzo in questione fu pubblicato pochi giorni prima del suicidio dell'autore -a soli trentotto anni-, stampato nel corso degli anni in più di dieci milioni di copie, e stimato il romanzo più letto del Giappone. E' probabilmente l'opera più autobiografica di Osamu Dazai, e grida l'inadeguatezza dell'autore fronte a una società in repentina trasformazione: Yozo Oba, il giovane protagonista, profeticamente tenterà il suicidio più volte, nell'impossibilità di conformarsi ai suoi simili e nell'assoluta certezza di mancare di qualcosa connaturato negli esseri umani: le numerose relazioni che stringerà nel corso del romanzo, e che non gli daranno assolutamente nulla sul piano emotivo, non faranno che sancire il suo fallimento come persona. E, con l'autore, condividerà anche un'infanzia travagliata e una vita di fuga nell'alcool e nella droga.
Il chara-design degli episodi (quattro in tutto: Duplice suicidio a Kamakura, Mostro, Società, Nuovo mondo) è curato da Takeshi Obata (come scritto precedentemente, l'autore del popolare manga Death Note). Personalmente, trovo questi quattro episodi i migliori di tutta la serie, non solo per la bellezza della storia trattata -ho avuto modo di leggere il romanzo e l'ho molto apprezzato, seppur trovandolo più freddo della trasposizione animata- ma anche per musiche, animazioni e disegni.


Il quinto e il sesto episodio traspongono invece un racconto di Ango Sakaguchi (1906-1955), Sotto la foresta di ciliegi in fiore (Sakura no mori no mankai no shita), in Italia pubblicato da Marsilio nella raccolta Sotto la foresta di ciliegi in fiore e altri racconti. Si tratta di racconti ambientati in un inquietante Giappone medievale, pervaso dalla presenza ossessiva di ciliegi in fiore, simbolo dell'assoluta solitudine dell'essere umano.
Il protagonista del racconto, Shigemaru, è un violento bandito di montagna che, in una radura, s'imbatte in un ciliegio in fiore dalla bellezza mozzafiato che suscita in lui vividissime visioni di morte (non è raro l'accostamento ciliegi/morte nella cultura giapponese). Poco dopo avviene l'incontro con una bellissima donna in viaggio con il marito e un servitore: l'attrazione per lei è repentina e irresistibile, e Shigemaru, apparentemente sotto il suo controllo, ne diventa succube tanto da massacrare i suoi accompagnatori e da condurla nella sua dimora come nuova moglie (ne ha già diverse, delle età più disparate). La donna non oppone alcuna resistenza, bensì dà avvio a una lunga serie di richieste sempre più allucinate e macabre, che condurranno Shigemaru all'autodistruzione.
Il chara-design dei due episodi è curato da Tite Kubo (autore del manga Bleach, molto apprezzato in Italia), e le colorazioni quasi psichedeliche (il modo in cui è trattato la storia è a dir poco grottesco, salta perfino fuori un iPod) sono una gioia per gli occhi.


Il soggetto del settimo e dell'ottavo episodio è un breve romanzo, questa volta di un autore molto conosciuto in Italia: si tratta di Natsume Soseki (1867-1916), autore di Io sono un gatto, e l'opera in questione è Il cuore delle cose (Kokoro, "Cuore", ma anche "Anima"), pubblicato nel 1914 e da molti considerato il suo capolavoro narrativo. I due episodi narrano la stessa storia dai due diversi punti di vista di Sensei ("maestro": il suo nome non viene mai pronunciato), studente in affitto presso la casa di una vedova e di sua figlia, e di Kei, aspirante monaco introverso che, dietro invito di Sensei, si trasferisce anche lui sotto lo stesso tetto. La loro ambigua amicizia (poiché i sentimenti del Sensei sono sempre alquanto ombrosi) si incrina a causa del sentimento che entrambi provano per la giovane figlia della padrona di casa. La trasposizione diverge parecchio dal romanzo da cui è tratta: nell'opera originaria un giovane studente -il narratore- stringe amicizia con un anziano Maestro, che vive pressoché ritirato dal mondo insieme alla moglie. Le prime due sezioni del romanzo narrano le vicende del giovane studente, mentre la terza è una lunga lettera del Sensei, che prima di morire ha deciso di rivelargli i drammatici avvenimenti del suo passato: è questa la storia trasposta in anime divisa nei due punti di vista del Maestro e di K.
Anche questa volta il chara-design è curato da Takeshi Obata, e anche questa volta il risultato è tra i migliori.


Ancora una volta, l'autore dell'opera da cui sono tratti il nono e il decimo episodio è Osamu Dazai. Pubblicato nel 1946, Corri, Melos! (Hashire Melos!) è un romanzo per ragazzi inedito in Italia ispirato a una vicenda realmente accaduta all'autore: in una locanda di Inaba, Osamu Dazai e Dan Kazuo (anche lui scrittore) contrassero un forte debito. Dazai, lasciando Dan alla locanda come garante, corse via dichiarando che si sarebbe recato a casa del maestro Ibuse per chiedere in prestito la somma con cui saldare, ma non tornò mai indietro; Dan, recatosi anche lui dal maestro Ibuse, scoprì che l'amico non aveva mai avuto il coraggio di chiedere il prestito. Ma c'è anche un'antica leggenda greca, ripresa da Schiller nella sua ballata Die Bürgschaft, che ha per soggetto un'analoga storia di amicizia tradita, e su cui il romanzo di Dazai si basa: il pastore Moerus (originariamente Damon) tentò di assassinare il tiranno Dionisio, e, catturato, chiese che la propria esecuzione venisse posposta in modo da permettergli di approntare il matrimonio della sorella. Dionisio accettò, purché l'amico Selinuntius (originariamente Pythias) restasse come ostaggio a corte: nel caso in cui Moerus non fosse tornato, sarebbe stato lui a morire al suo posto.
La storia di Moerus e Selinuntius è quella che lo scrittore protagonista della trasposizione animata dovrebbe adattare a copione teatrale, ma non se ne sente in grado: in gioventù, infatti, l'uomo è stato tradito dal suo migliore amico.
Il chara-design è curato da Takeshi Konomi, conosciuto in Italia per il manga The Prince of Tennis, e a mio parere è nettamente inferiore ai precedenti, così come lo sono pure la storia e le animazioni.


Per concludere, gli ultimi due episodi si basano su due brevi racconti indipendenti ma collegati (in quanto condividono la stessa ambientazione) dello scrittore Ryūnosuke Akutagawa (1892-1927): Il filo del ragno e Il dipinto dell'inferno, pubblicati in Italia rispettivamente nelle raccolte Racconti fantastici e Rashomon e altri racconti.
Il primo ha per protagonista un sanguinario criminale, finalmente assicurato alla giustizia, che giungerà alla redenzione solo quando ormai sarà troppo tardi, mentre nel secondo (più occidentale), un famoso pittore riceve da un tiranno l'incarico di affrescare un mausoleo con il dipinto più spaventoso che sia mai stato creato.
Anche il chara-design di questi episodi è stato affidato alle matite di Tite Kubo, ma il risultato è decisamente inferiore a Sotto la foresta di ciliegi in fiore.


Tutti gli episodi (della durata di 22' circa) sono preceduti da un paio di minuti di suggestiva introduzione, in cui Sakai Masato, attore giapponese, si aggira per un magazzino (o forse un archivio) colmo di libri presentando di volta in volta l'opera di cui tratterà l'episodio e l'autore che l'ha scritta. L'anime, diretto da Morio Asaka, Tetsuro Araki, Shigeyuki Miya, Ryosuke Nakamura e Atsuko Ishizuka (un regista diverso per ogni trasposizione) e prodotto da Madhouse Studios, è di qualità veramente alta, ma purtroppo non è mai stato tradotto in italiano, probabilmente perché avrebbe ben magro riscontro un prodotto incentrato su classici della letteratura giapponese pressoché sconosciuti in Italia. Sul web, fortunatamente, può facilmente essere reperito sottotitolato amatorialmente nella nostra lingua.

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