16 dicembre 2010

Il principe vampiro - Christine Feehan

Vivono intorno a noi, si nutrono del nostro sangue. Sono creature dolci e feroci allo stesso tempo.
Sono i Carpaziani.
Mikhail Dubrisky e Raven Whitney sono fatti l'uno per l'altra, ma appartengono a specie diverse... Lui è un principe Carpaziano, vive di notte e si nutre di sangue umano; lei è una donna, una sensitiva incredibilmente sexy e dolce. Quando si incontrano Mikhail capisce che deve possederla, che solo con lei troverà la pace che cerca da secoli e che insieme saranno felici in eterno.
Ma intanto un gruppo di fanatici cacciatori di vampiri imperversa, facendo strage indiscriminata di tutte le creature non umane e Mikhail dovrà difendere i suoi sudditi e proteggere la sua anima gemella da oscure forze di cui lei non sospetta neanche lontanamente l'esistenza.

Recensione

I buoni propositi di evitare romanzi in salsa vampiresca che non fossero già stati testati da conoscenze fidate sono ahimé crollati di fronte al prezzo invitante bene in evidenza: 9,90 euro, come resistere? Se per i romanzi esistesse il "soddisfatti o rimborsati" non esiterei ad avvalermene.

In poche parole, "Il principe vampiro" è la versione alla Woodiwiss di Twilight: tante perifrasi inutili, languidi brividi e occhi da triglia, disavventure che non sembrano avere fine e - ebbene sì!- tanto sesso da far venire la nausea.
Dal punto di vista della trama, niente di nuovo sotto il sole: lui è un'anima in pena, lei è diversa e per questo viene emarginata, ovviamente finiscono per amarsi alla follia. Lui è un principe (?) della razza dei Carpaziani (?), gente che si nutre di sangue umano ma non sono vampiri (!) e che hanno strani poteri magici (?) legati alla terra: il tutto è assai vago e confuso, a partire proprio dal discorso vampiro-non-vampiro, con bestie interiori che devono essere tenute a bada e che Freud ci sarebbe andato a nozze, incantesimi che non si sa bene da dove spuntano e in virtù di quale potere siano scatenati, riti misteriosi che riescono a far recitare quella che sembra un'ode del Petrarca nel bel mezzo di un amplesso.
Lei è un'americana con il dono della telepatia, grazie al quale trova pericolosi assassini senza scrupoli: dopo l'ennesimo fatto di sangue e morte, se ne va in vacanza per rinfrancarsi lo spirito. Nei Carpazi, rinomata località di villeggiatura per anime traumatizzate.

Ci sono i cattivi che infieriscono a più riprese sulla sventurata coppia, riducendo entrambi, a turno, in fin di vita e lasciandosi dietro qualche bel cadavere giusto per gradire.
Il finale non poteva che essere aperto, sennò la serie non si sarebbe potuta definire tale.

Dal punto di vista della lettura, la tentazione di profanare le pagine del romanzo con una matita è davvero forte, purtroppo non per segnare le frasi indimenticabili, bensì per evidenziare gli innumerevoli errori e orrori di scrittura, traduzione ed editing.
È notte: lei si sta spazzolando i lunghi capelli affacciata alla finestra e lui, nascosto all'esterno, riesce a notare compiaciuto le natiche di lei. La vista vampiresca ha del magico, visto che al chiar di luna, senz'altra fonte luminosa, la pelle della donna è definita "color di pesca". Il tempo pare dilatarsi in uno slow-motion che ha del surreale: maglioni che vengono tolti e dopo un paragrafo sono nuovamente sfilati o un corpo seppellito due volte nel giro di una pagina.

L'autrice sembra avere le idee poco chiare riguardo la fisionomia angelica e demoniaca, attribuendo in un paradossale ossimoro entrambe le caratteristiche al volto del protagonista, e non è un aut aut; questo modo di raccontare senza mostrare rende piatta anche la narrazione di episodi tragici, come "la scena macabra e sanguinosa" dell'omicidio di una carpaziana: non vediamo però né il sangue, né il macabro, tantomeno paletti, aglio e decapitazioni, gli stessi che scopriamo essere stati protagonisti del delitto a qualche capitolo di distanza. Rende anche banale quello che regge la trama, l'amore carnale e infuocato dei protagonisti, definendo ogni gesto e ogni sguardo come sensuale, sexy o erotico (ho perso il conto di quante volte ricorrano nel testo) senza però descriverne la sensualità. Alla Feehan piacciono gli ossimori, tanto da definire lo stesso atteggiamento come "innocente" e "sexy" allo stesso tempo, come sempre senza mostrare né l'innocenza né la sensualità: il narratore in terza persona fa spesso confusione, focalizzandosi sui personaggi in modalità casuale con il risultato di non definire nessun punto di vista in modo preciso e coerente.

La traduzione in italiano si fa sentire anche senza avere l'originale sottomano, con ripetizioni multiple (in tre frasi di quattro righe totali la parola "corpo" viene ripetuta ben quattro volte), case costruite "nel fianco" della montagna (o è "costruita sul" o "scavata nel") e pleonasmi come quei pezzi degli scacchi "intagliati uno a uno".
La lettura già di per sé difficile è resa ancor più fastidiosa dalla scelta tipografica: il nome dell'autrice stampato in alto su ogni facciata sinistra, il titolo sulla destra, affiancati dai numeri di pagina, al posto dei quali, nel consueto angolo inferiore destro, è stampigliata la "V", non di vendetta ma di "Vertigo".

Consiglio agli amanti dei vampiri e dell'horror di evitare questo romanzo come la peste e mi auguro che Anne Rice faccia causa a Time per aver definito la Feehan come la "nuova regina dei vampiri".

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il principe vampiro - Attrazione fatale
  • Titolo originale: Dark Prince
  • Autore: Christine Feehan
  • Traduttore: Francesco Graziosi
  • Editore: Newton Compton Editori
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Vertigo
  • ISBN-13: 9788854122291
  • Pagine: 432
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,90 Euro

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