2 settembre 2010

Il Paese delle Nevi - Yasunari Kawabata

E' considerato un capolavoro di finezza psicologica e stilistica. Scritto nel 1934, ma completato solo nel 1947, mostra al su meglio l'arte sottile di Kawabata, poeta dei sentimenti che innesta sulla linea classica dei poemi seicenteschi del suo paese le suggestioni che gli vengono da una appassionata frequentazione della cultura occidentale.
Il "paese delle nevi" è il paradiso terrestre sulla costa occidentale della maggior isola del Giappone, dove la neve è alta quindici piedi, e sorgono terme squisite, e delicati luoghi di villeggiatura. In questa scena si dipana la storia di Shimamura, ricco e raffinato esteta, e di komako, geisha delle terme. Komako fa parte di una categoria di geishe assai diversa da quella che abita la città: le cortigiane del paese delle nevi non potranno mai diventare famose musiciste o danzatrici, penetrare tra le quinte della politica o degli affari: il loro destino è quello di maturare tra gli incanti e la corruzione del "paradiso", perpetuamente dedite ai signori che, secondo le tradizione, salgono alle terme per trovarvi il riposo perfetto.
L'incontro di Shimamura e Komako è dunque un incontro d'amore, ma da esso non nascerà che un gioco di trasporti continuamente trattenuti, rinfocolati, destinati a svanire, in un paesaggio di sogno, dove le chiacchiere discrete degli alberghi e la ricerca della bellezza costituiscono un ricamo ripetuto, sempre fascinosamente elusivo.

Recensione

Per chi non ha potuto vivere il tumulto di quell'anno se non attraverso racconti indiretti, libri o film, può sembrare singolare che il Nobel per la letteratura del 1968 sia stato assegnato a un libro tranquillo e silenzioso come questo di Kawabata, il racconto breve di una storia d'amore, intensa e impossibile per differenze di classe, tra un ricco borghese di Tokyo e una geisha che lavora in una stazione termale di provincia.

Difficile anche, per un occidentale, è riuscire a entrare nell'atmosfera di formalismo cerimoniale, che accompagna l'universo del Sol Levante in ogni sua espressione.

Ma Kawabata porta nel mondo soffuso, reso ovattato dall'assedio delle nevi, del villaggio di montagna un incontro che non è una coincidenza. La storia di Shimamura e Komako traccia il disegno di una rete, sottile e incomprensibile come le pezze di tessuto Chijimi, che viene imbiancato sulla neve: è resistente e tiene freschi anche d'estate, è impalpabile e antieconomico e per questo acquista un valore inestimabile.

Raramente capita di trovare un testo, sia pure breve, che, raccontando un fatto in sè banalmente comune come una vicenda sentimentale impossibile per divisioni di ceto, riesca a offrire una compenetrazione così profonda tra gli individui e la realtà esterna.

Tutto in questo racconto partecipa della storia di Shimamura e Komako, dal freddo delle nevi alla morte stagionale degli insetti, dai viaggi in treno alle gallerie scavate nella neve che seppellisce i villaggi di montagna, dalle stanze abitate da oggetti in rapporti empatici con gli esseri umani all'incendio finale, catarsi e dannazione insieme per i protagonisti. Mentre Shimamura rimane freddo, quasi crudelmente impassibile nei confronti della donna, come fosse uno spettatore esterno, già vincente nella schermaglia amorosa, Komako al contrario si sente sconfitta e sopraffatta in partenza, e proprio per questo motivo riesce a vivere questa relazione in modo più intenso e profondo.
Il loro legame deborda al di fuori della coppia, ma solo per Komako: mentre della vita privata - quella ufficiale - di Shimamura non sapremo pressoché nulla all'infuori dei suoi interessi estetici e della passione per la danza classica occidentale, la geisha si presta volentieri, e anche con una forma di dedizione consapevolmente esagerata, a una totale dissezione della propria vita e dei propri rapporti personali. Fanno parte dell'interesse di Shimamura per la sua vicenda le relazioni con il fidanzato morente di Komako e con la ragazza del treno, che segna all'inizio del racconto, durante il viaggio di arrivo, una sorta di presagio della storia tra i due protagonisti.

Passivo nei confronti del trasporto, passionale più che erotico, di Komako, Shimamura vive con distacco tutto orientale la relazione con la geisha: eppure i due condividono, con atteggiamenti diametralmente opposti, lo stesso fatalismo. Al ghiaccio luminoso e monolitico del villaggio interamente sepolto dalla neve si oppone l'incendio che, con la morte di uno dei personaggi, segna la fine, il consumarsi, del racconto, e implicitamente della passione.

I due opposti non si scontrano: si completano nella prospettiva finale della volta celeste notturna. Come i due principi del chi, yin e yang, in continua lotta per la sopraffazione e tuttavia destinati a soccombere vicendevolmente in un eterno ritorno, la notte, che aveva sempre ospitato gli incontri furtivi e colpevoli dei due amanti, in particolare per Komako che si espone senza troppe remore alla disapprovazione sociale, sembra accogliere nel suo seno ammantato anche la loro separazione.

Il risultato è una storia d'amore, forse anche solo di passione, raccontata come un giardino zen, con la grazia malinconica, fragile e struggente di un haiku.

Dettagli del libro

  • Titolo: Il Paese delle nevi
  • Titolo originale: Yukiguni
  • Autore: Yasunari Kawabata
  • Traduttore: Luca Lamberti
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2002
  • Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
  • ISBN-13: 9788806146337
  • Pagine: 149
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,50 Euro

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