8 maggio 2010

Tortuga - Valerio Evangelisti

Nel 1685, i giorni dei pirati raggruppati nella confraternita detta dei Fratelli della Costa, obbedienti al re di Francia, sono contati. Luigi XIV ha fatto la pace con la Spagna e le scorribande dei filibustieri dei Caraibi, che hanno per base l'isola della Tortuga (La Tortue), sono diventate scomode. Un nuovo governatore ha preso possesso dell'isola e intende normalizzarla. È in questa situazione che un nostromo portoghese, Rogério de Campos, ex gesuita dal passato torbido, è catturato dal comandante pirata Lorencillo e arruolato a forza. Si trova a vivere tra gente sconcertante, dalla vita libera e indisciplinata e dalle imprevedibili esplosioni di crudeltà. Lentamente, Rogério è conquistato dalle regole a volte fraterne, a volte feroci, di quella comunità singolare. La sua è una progressiva discesa all'inferno - un inferno, però, fondato sullo scatenamento degli istinti, e a suo modo "democratico". La stessa Tortuga, covo della Filibusta fedele in teoria alla Francia, ha le apparenze di una repubblica, eppure si fonda sul più rigido schiavismo. Rogério, passato al servizio del tetro cavaliere De Grammont, partecipa all'ultima grande avventura dei pirati della Tortuga: la presa, sanguinosissima, della città di Campeche, sulle coste messicane. Unica luce, in quella conquista infernale, l'amore del portoghese per una schiava africana da cui lo stesso De Grammont è attratto. Sarà l'episodio che volgerà il viaggio di ritorno in tragedia.

Recensione

E’ un libro abbastanza difficile da giudicare. La sufficienza c’è, ma certo non la ottiene grazie ai personaggi, all’intreccio o allo stile.

Credo che sia più facile partire da quest’ultimo: mediocre. Scarno, elementare: non illeggibile, sia chiaro, ma comunque piuttosto semplice, con frasi e periodi corti, aggettivazione ridotta. Un punto a favore, in ogni caso, è l’accuratezza –per quel che può capirne una profana come me- con cui viene usata la terminologia nautica.

Tale aspetto mi rimanda al punto di forza di questo romanzo: l’ambientazione. Spesso i romanzi di questo genere lasciano sullo sfondo l’ambientazione storica, quasi fosse un pretesto; Evangelisti, invece, la tratta in maniera più che convincente, ed eccoci immersi in un vivido fineseicento al largo dei Carabi. La pirateria, priva della connotazione romantica (letteralmente e non) che i romanzi per ragazzi le hanno conferito un paio di secoli fa, emerge qui nel suo volto più nero: non ci sono capitani gentiluomini e riccamente agghindati, qui, proni a valori cavallereschi; la filosofia è una dura legge del più forte che non tiene conto delle gerarchie né dei titoli, ma solo delle azioni individuali. E’ una legge di sangue, creata da e per uomini ormai più simili a bestie nei loro comportamenti istintuali; non esistono giustificazioni ideali e morali per i massacri bestiali –narrati nel dettaglio- e per i delitti compiuti: stupri, sodomia, crudeli squartamenti, castighi terribili e torture sono perpetuati continuamente in nome di niente e di nessuno. E’ questo il secondo pregio del libro: lo sguardo disincantato su un arco di storia la cui efferatezza è stat troppo spesso tramutata in ambientazione politically correct.

L’intreccio c’è, ma passa quasi in secondo piano: Rogério de Campos è il nostromo portoghese di un brigantino abbordato dalla Neptune, il galeone comandato dallo spietato Lorencillo. Per salvarsi la vita, l’uomo accetta di unirsi ai corsari, e si trasferisce sul galeone in attesa di essere nominato, giunto a Tortuga, nostromo della nave di De Grammont, altro notissimo e temibile capitano. Rogério de Campos, mi spiace dirlo, costituisce la più grave pecca del romanzo: trascorre un brevissimo lasso di tempo perché, da ex gesuita arruolato in marina, divenga pirata sanguinario pari ai suoi nuovi compagni o anche peggiore. Il suo approfondimento psicologico è praticamente inesistente: le sue scelte appaiono oscure, e persino il suo quasi immediato interessamento per una schiava nera, salvata dall’annegamento, è inspiegabile e inspiegato resterà. Nonostante l’intero romanzo sia narrato in terza persona secondo il suo punto di vista, in un percorso che lo conduce ai più bassi livelli della scala morale, Rogério risulta assolutamente inconsistente. Ed è per questo che il finale, costruito per sorprendere, finisce invece per irritare.

Rogério si professa ogni pagina su due, quando ovviamente non impegnato a sparger sangue, innamorato della schiava per descrivere la cui avvenenza non viene risparmiato inchiostro. Solo della sua bellezza si può discutere, d’altronde, in quanto il personaggio in questione, fino all’epilogo, non farà altro che ammiccare e camminare timidamente.
Altri personaggi ce ne sono sicuramente, ma non spiccano per profondità od originalità, se si esclude il chirurgo De Lussan, che col suo fascino, le sue battute ciniche e la sua filosofia di vita, illumina la prima metà del libro dal nero mare di inconsistenza in cui si dibattono tutti gli altri.

Per farla breve, se cercate una storia mozzafiato, un romanzo che in un crescendo di suspance vi conduca a un soddisfacente finale, Tortuga non fa per voi. Se invece cercate una storia senza picchi, un libro che scorra senza grandi emozioni e con un’infarinatura decente del periodo storico in questione, potreste trovarlo un romanzo gradevole.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tortuga
  • Autore: Valerio Evangelisti
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Piccola biblioteca Oscar
  • ISBN-13: 9788804592907
  • Pagine: 330
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,50 Euro

2 Commenti a “Tortuga - Valerio Evangelisti”

  • 23 dicembre 2010 alle ore 21:01
    Anonimo says:

    ho letto il libro, che a parer mio mi è piaciuto molto ed ha trattato in maniera accurata sia i personaggi, che il periodo storico narrato.C'è stato un ampio uso di termini nautici che ha reso più reale e immersivo il romanzo, stimolando la voglia di proseguire la lettura.
    La delusione spetta al finale,secondo me davvero pessimo e degradante anche per il lettore, che avendo sofferto per tutte le vicende successe al protagonista finiscono, per deludere le aspettative sue e nostre.
    Sicuramente leggerò il seguito: veracruz, di evangelisti, per poter capire gli avvenimenti passati.

  • 24 dicembre 2010 alle ore 10:02
    sakura87 says:

    A me invece i personaggi, protagonista in primis, non sono piaciuti affatto nella loro costruzione: spesso sono molto poco credibili. Sull'epilogo stendiamo un velo pietoso...
    Sono indecisa se leggere Veracruz.

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