20 dicembre 2009

Intervista a Marilù Oliva, autrice di "Repetita"

L'autrice


Marilù Oliva è nata e vive a Bologna dove insegna lettere alle superiori. Prima di laurearsi ha fatto l'insegnante di salsa, l'autista di autobus e l'impiegata. Ha inoltre lavorato per diverse redazioni ed e' stata direttrice artistica di una rivista di musica e cultura latinoamericana e ha coordinato e presentato un programma televisivo per una rete locale, Rete8. Le sue passioni sono la salsa cubana e portoricana, sia in musica che in ballo, l' America Latina, Gabriel Garcia Márquez, Dante Alighieri, Catullo, i Borgia, cinema, fumetti, storia antica e contemporanea, letteratura noir (e non solo), giornalismo, web, criminologia. Marilù scrive narrativa e saggistica e legge tantissimo.



Il libro


«Mi porto addosso la crudeltà atavica che è stata del mio patrigno, di mio nonno, del mio bisnonno e, prima ancora, di tutti gli uomini che furono. E non è la crudeltà del peccato biblico ma qualcosa di molto più tangibile: la dipendenza dal male propria di ogni epoca». Lorenzo Cerè cerca il riscatto da un'infanzia di solitudine e abusi, il sesso è per lui un lenitivo, il passato continua a tormentarlo sottoforma di nevrosi e terribili emicranie. Lorenzo ha un legame profondo e ossessivo con la Storia, conosce gli uomini, i loro crimini, e s'ispira alla Storia per concepire i suoi omicidi. Lorenzo è un assassino metodico, inflessibile e preciso, ma non ha calcolato le eccezioni. La più importante, la dottoressa Malaspina, lo aspetta in uno studio psichiatrico...



L'intervista



Ciao, Marilù, innanzitutto grazie per la tua disponibilità.

Grazie a te, carissima Vittoria.


1. Vorrei iniziare facendoti i complimenti per Repetita. Scrivere un libro in cui sono presenti molti riferimenti alla psicologia, come la descrizione della personalità del tuo personaggio principale, così come colpi di scena, personaggi complessi ed interessanti e riferimenti storici, non deve essere stata un’impresa facile. Puoi raccontarci come è nato il personaggio di Lorenzo Cerè?

Grazie per i complimenti. Lorenzo Cerè è nato dopo due anni di studi sulla criminologia. Studi basati essenzialmente su la manualistica statunitense e nostrana (Colin Wilson, Mastronardi, De Luca ma anche Picozzi, Lucarelli, Accorsi, Centini etc). A quest’indagine teorica ne ho affiancata una più “pratica”: visitazioni virtuali delle crime scenes, di diversi siti coroner e di fasi processuali (per farti un esempio circoscritto a una realtà italiana, ho visto tutti i filmati del processo al presunto Mostro di Firenze e ai nostri ultimi casi, molti dei quali irrisolti), poi interviste a professionisti come i RIS di Parma e i poliziotti della scientifica. Ti dirò che in questi due anni di preparazione di notte spesso facevo gli incubi!


2. Si dice che per riuscire a creare un personaggio dotato di un’autentica personalità, quasi capace di definirsi da solo, sia necessario un certo livello di immedesimazione, vedere coi suoi occhi, reagire con il suo vissuto. Come è stata per te questa esperienza?

E' stata un po’ sofferta. Riuscire a immedesimarmi al 100% è stato impossibile, dato l’abisso che ci separa. Però una parte di immedesimazione è inevitabile ed è concentrata nel momento di regressione all’infanzia. Il libro è diviso cronologicamente in due tempi della storia alternati: Lorenzo adulto trentasettenne e Lorenzo bambino. Quando Lorenzo è un bambino di sei anni costretto a subire le angherie del patrigno, la stesura delle pagine ha comportato un forte carico d’angoscia. Poi, quando torna adulto e uccide, mi distacco e mi riavvicino nel momento in cui entra nello studio della dottoressa e riacquista tutta la sua umanità.


3. Lorenzo Cerè è un uomo tormentato che non si confida con nessuno. Eppure, leggendo Repetita, ho avuto l’impressione che Lorenzo cercasse di comunicare col lettore, raccontandogli la sua storia. E' possibile affermare che il protagonista desideri, anche se inconsciamente, far conoscere il motivo profondo delle sue azioni?

Non solo è possibile, ma è esattamente quello che auspicavo durante l’ideazione del romanzo. La tua domanda mi permette di inserire un brano cui sono molto legata, quello in cui Lorenzo, killer giustiziere, chiarisce il suo bisogno di uccidere e di cercare una verità. Il lettore può scegliere: o si ferma alle sue parole oppure, come hai fatto tu, approfondisce il baratro ed entra in una comunicazione più intima. Perché è quello che inconsciamente lui desidera...
«Devo sfogare su carta quello che non posso rivelare alla dottoressa durante le sedute. La parte nefanda che comprimo quando sono su un palcoscenico mi divora la prima pelle e potrebbe lacerarla, ma se scrivo ed esprimo la mia vera essenza, l'apparenza sarà salva. Il mio bisogno di chiarimenti può sussistere solo tenendo presente che un amante della Storia, oltre ad essere in cerca della verità, necessita di declamare per gli eventi una sua verità. Ogni omicidio, ogni violenza, ogni tortura che ho perpetrato risponde a un preciso piano di ristabilimento di un ordine sovvertito. O, più prosaicamente, mi apporta una purificazione da una qualsiasi merda che mi è stata gettata.»


4. Nonostante sia un pericoloso assassino, Lorenzo Cerè ispira un certo grado di simpatia e di comprensione. Sa essere spiritoso e, in certi momenti, anche entusiasta. Sa arrivare al cuore del lettore. Che cosa lo rende così comunicativo?

Quando il lettore mi far rilevare che è avvenuta questa comunicazione tra lui e personaggio, per me è una grande conquista. Perché significa che sono riuscita a creare un’empatia che ritengo non facile: ricordiamo che Cerè è uno psicopatico pieno di nevrosi e di rabbia e la prima reazione dovrebbe essere di repulsione. Empatia che, naturalmente, non significa giustificazione. Io non lo giustifico nè lo assolvo, ritengo anzi che un individuo con devianze così profonde non sia neppure recuperabile. Ciò non toglie che vi possa essere una soglia umana di partecipazione alla sofferenza, anche se proviene da un criminale. Insomma, il senso del dolore dovrebbe erigersi al di sopra di categorizzazioni. Il dolore può dilaniare un meschino così come una brava persona.


5. Tra i vari personaggi di Repetita, spiccano la personalità e le emozioni contraddittorie della Dottoressa Malaspina. Puoi spiegarci la sua fascinazione verso Lorenzo?

Lei è attratta fondamentalmente per due motivi. Innanzitutto perché Lorenzo è di fatto un uomo dotato di grande fascino. C’è qualcosa di irresistibile nella sua reticenza e nella sua disperazione culturale. Poi è attirata dall’idea del compimento della missione. Lei lo vuole guarire, per davvero. In tale calamitazione reciproca volevo evitare il classico flirt banale, per questo ho introdotto la spiegazione scientifica del transfert e ho cercato di rifuggire da romanticismi o da una relazione completa.


6. Ha fatto discutere il suo non essere sempre deontologicamente perfetta...

Prima hai colto nel giusto, Vittoria, parlando di “personalità ed emozioni contraddittorie”. Proprio questa contraddizione di fondo della dottoressa (dovuta appunto alla sua fascinazione verso Lorenzo) non è stata sempre capita. Lei è una psichiatra e questa laurea in psichiatria mi serviva per affrontare il discorso dei farmaci. Certo è che non si comporta sempre deontologicamente ma questo, come ha sottolineato un’intenditrice come Alessandra Buccheri, è funzionale alla storia. Credo che qualche lettore potrebbe storcere il naso perché questo lettore ha umanamente poco a che fare con i medici e li immagina impeccabili. Potrebbe dire: «No, ma un medico non fa quelle cose!». Sciocchezze. Si tratta invece di una categoria professionale che, come noi, ha proprie debolezze, imperfezioni, insicurezze. Ricordiamo inoltre che la Malaspina è giovane e questo particolare già è eloquente in merito alla sua inesperienza e alla sua ingenuità. Ma anche alla sua grande passione. Lei si spinge e si illude fin dove un medico scafato (rappresentato dalla Gorriello) non potrebbe mai arrivare.


7. Puoi dirci se nella figura della Dottoressa Malaspina c’è qualche elemento che rispecchia qualche cosa di te?

No, io non c’entro con lei, la Malaspina è piuttosto un mix di donne: fisicamente due donne che si chiamano appunto Marcella (una fa di cognome proprio Malaspina!) e, caratterialmente c’è un po’ della loro curiosità, della loro grinta. Poi ho inserito la professionalità di una bravissima psicologa che mi ha incanalato verso le risposte di competenza settoriale.


8. Lorenzo ama la buona cucina. Per lui il cibo è fonte di benessere e di riconciliazione interiore. Sei anche tu una buongustaia?

Purtroppo sì...


9. In Repetita ci sono molti riferimenti storici. La Storia è una passione anche per te?

Sì, da quando ero piccola. Oggi, oltre a collaborare come ricercatrice per un Istituto storico, l’Isrebo, ho pubblicato qualche saggio breve e, nel 2008, “Quel che resta di un giorno” all’interno del libro “I neri e i rossi”, a cura di Mirco Dondi. Si tratta di un libro sul terrorismo e la comunicazione, ovvero come i media hanno trasmesso l’evento, le conseguenze, quanto hanno influito nei processi di costruzione dell’opinione pubblica. Il mio saggio tratta della strage di Bologna, dell’iter processuale lungo, faticoso e macchiato da continui depistaggi orditi dai servizi segreti, di una verità processuale che, nonostante sia basata su prove e testimonianze, purtroppo ancora ad oggi è contestata. In tutto ciò i mezzi di comunicazione di massa hanno avuto un ruolo fondamentale anche, diciamo, semplificando, in negativo.


10. Si dice che la scrittura sia un viaggio introspettivo. Qual è il tuo rapporto con la scrittura?

Ossessivo. Scrivo anche quando non scrivo. Ovvero penso a quello che potrei scrivere.


11. Quali libri ti hanno ispirata di più, contribuendo alla tua formazione come scrittrice?

Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. L’ho letto e riletto, credo che mi abbia formata sia come impostazione mentale che come stile. La Commedia di Dante mi ha dato l’idea del rigore strutturale, il senso del male (l’Inferno) e la concezione che esso possa essere rielaborabile artisticamente. Trovo che l’Inferno sia il più grande noir del medioevo e dell’età moderna. Tutti i romanzi storici di Maria Bellonci. In primis Lucrezia Borgia che, guarda caso, sono riuscita a infilare nel mio romanzo!


12. Hai in programma un altro libro? Puoi anticiparci qualche cosa?

Ho scritto un romanzo che ora è in lettura presso alcuni editori. Le risposte non arriveranno prima di mesi, quindi per scaramanzia non anticipo nulla se non che si tratta sempre di un noir, è ancora ambientato a Bologna e viene introdotta per la prima volta una protagonista che vorrei divenisse il mio personaggio di riferimento.


13. Grazie Marilù. Ancora complimenti per Repetita e in bocca al lupo per i tuoi prossimi lavori!

Grazie a te, crepi il lupo e in bocca al lupo anche per il tuo prossimo romanzo che sono ansiosa di leggere!


6 Commenti a “Intervista a Marilù Oliva, autrice di "Repetita"”

  • 20 dicembre 2009 alle ore 16:14
    AngoloNero says:

    Grazie per l'intenditrice :)
    Bella intervista, belle domande, fanno emergere molte sfaccettature di Marilù e della sua scrittura!

  • 20 dicembre 2009 alle ore 18:13
    sakura87 says:

    Azz, ha il mio stesso cognome, saremo mica parenti? :D

  • 20 dicembre 2009 alle ore 22:45
    Unknown says:

    Complimenti per l'intervista, e alla scrittrice Marilù. Un noir "psicologico" che non tarderà a tenermi compagnia! ;)

  • 20 dicembre 2009 alle ore 23:41
    Vittoria A. says:

    @Isairon te lo consiglio vivamente! soprattutto conoscendo il tipo di letture che ti piacciono! Io lo sto rileggendo in questi giorni perche' ci sono dei passaggi molto interessanti che fanno riflettere!

  • 27 dicembre 2009 alle ore 11:17
    Anonimo says:

    ale:tu 6 una vera intenditrice, no doubt!!
    sakura: magari siamo parenti lontane, gli Oliva, si sa, sono molto prolifici ;-)
    vittoria e isairon: grazie, smack
    Marilù

  • 27 gennaio 2010 alle ore 13:13

    Grazie per avermi fatto scoprire un sito "very interesting".
    :)

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