10 giugno 2009

Uomini e topi - John Steinbeck

Viaggiare attraverso l'America alla ricerca di se stessi, ora si fa in moto, in macchina o nella vecchia e onorata tradizione dei piedi e del pollice per l'autostop. I vagabondi moderni potranno avere i capelli lunghi e parlare uno slang differente, ma il loro viaggio segue un percorso che uomini (e donne) hanno intrapreso da quando questo Paese ha cominciato a spingere più in là le proprie frontiere.
John Steinbeck parla di un viaggio di questo tipo in
Uomini e topi: il disperato anelito degli uomini per un'idea di casa - radici in cui possano credere, una terra di cui possano prendersi cura - e la dolorosa ricerca di sé.
Questo bel racconto senza tempo parla delle due forme di amore che gli uomini possono sentire tra di loro, una disarticolata, cruda, talvolta violenta nella sua necessità, l'altra bonaria, speranzosa e legata a una responsabilità che pensa di non volere.

Recensione

La storia che ha segnato per Steinbeck gli inizi del successo letterario ha la sua cifra distintiva nella brevità e nel forte accento di campagna con cui parlano i protagonisti. È breve perché l’inizio segna drammaticamente la sua fine e la vicenda brutalmente scarna ritorna nel luogo dove è iniziata per trovare una conclusione, che sembrava ineluttabile per Lennie e George già dall’inizio. È scritta con un forte accento parlato, perché i personaggi sono dei miserabili, che annaspano ai margini della società per ragioni legate all’appartenenza sociale, alla razza, all’handicap, all’età.
Il sogno della frontiera, spingersi sempre più in là, fino ai confini estremi dell’animo umano e anche oltre, si infrange quando raggiunge il suo far west. Il piccolo villaggio di contadini dove i due braccianti, Lennie e George, il minorato e il suo amico, che si prende cura di lui fin da quando erano bambini, si chiama Soledad, solitudine.

Lennie e George invece sono al di fuori dalla solitudine esistenziale che segna come una maledizione le vite di questi lavoratori vagabondi, sempre pronti a passare da una fattoria all’altra. Candy, il vecchio garzone monco che perde il suo cane perché troppo vecchio e malandato per essere utile, ha visto innumerevoli braccianti arrivare e poi partire dopo una stagione di lavoro, sparendo per sempre, solitari e senza meta, verso un altro lavoro anonimo e temporaneo. Negli inseparabili Lennie e George trova invece un’eccezione: i due amici non sono condannati a una vita solitaria, si sostengono l’un l’altro, non rischiano di finire dimenticati da una società che non ha bisogno di loro se non come forza-lavoro.
Si aggrappano entrambi al sogno americano: sfidare la frontiera per conquistarsi un proprio pezzo di terra, una piccola casa e del terreno, un raccolto da curare per sé e non per arricchire un padrone, dei conigli da accudire, la libertà di restare davanti al fuoco nelle fredde giornate d’inverno se fuori piove, di andare al circo senza chiedere il permesso, di vivere del proprio lavoro sulla propria terra. La casa è il mito di questi pellegrini post-moderni.
La fine della fuga senza senso da una fattoria all’altro sembra arrivata a uno sviluppo decisivo, l’illusione di trovare una meta potrebbe coinvolgere anche altri relitti sociali: lo stalliere negro Crooks, l’inserviente Candy sembrano intravvedere una speranza di salvezza dal senso di abbandono che li attanaglia e li terrorizza, si lasciano trascinare dalla forza infantile, impetuosa e ingenua, della visione di Lennie.
Il sogno a occhi aperti invece si infrange con una facilità incredibile a causa del gigante buono e maldestro e della sua forza, tanto inconsapevole quanto incontrollabile. Lennie è poco più di un bambino e non sa trattenersi dalla passione per i cuccioli, il suo sogno è costituito dal recinto dei conigli, di cui si occuperà quando lui e George avranno una loro piccola fattoria, non lo fa apposta, semplicemente non se ne accorge. Sa di aver fatto qualcosa di male solo perché teme la punizione di George, ma in realtà non conosce il male, scappa e si preoccupa solo dei suoi conigli.

Così si spegne l’illusione che aveva rischiarato per un attimo le vite oscure di questi personaggi abbandonati a se stessi ai confini dell’american dream: si ripiomba in un attimo nella solitudine senza speranza; il cane eliminato come un atto di pietà all’arrivo nella fattoria acquista il significato di una premonizione che non lascia scampo; a Soledad George diventa solo e capisce che in fondo era l’amico minorato che dava un senso alla sua vita e gli permetteva di mantenere viva la speranza.

Dettagli del libro

  • Titolo: Uomini e topi
  • Titolo originale: Of Mice and Men
  • Autore: John Steinbeck
  • Traduttore: Cesare Pavese
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2001
  • Collana: I grandi tascabili
  • ISBN-13: 9788845250088
  • Pagine: 128
  • Formato - Prezzo: Brossura - 7,90 Euro

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