22 giugno 2009

Fondamenta degli incurabili - Iosif Brodskij

«Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo - alias - acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo». Parlare di Venezia significa parlare di tutto – e in particolare della letteratura, del tempo, della forma, dell’occhio che la guarda. Così è per Brodskij in senso pienamente letterale. Questa divagazione su una città si spinge nelle profondità della memoria del pianeta, sino alla nascita della vita dalle acque, da una parte, e, dall’altra, nei meandri della memoria dello scrittore, intrecciando alla riflessione le apparizioni nel ricordo di certi momenti, di certi fatti che per lui avvennero a Venezia. C’è qui, come sempre in Brodskij, l’immediatezza della percezione e il gioco fulmineo che la traspone su un piano metafisico. E, per il lettore, quella percezione, quel contrappunto di immagini e pensieri intriderà d’ora in poi il nome stesso di Venezia. Fondamenta degli Incurabili, presentato a Venezia nel 1989 in edizione fuori commercio, è stato arricchito dall’autore per questa che è la prima edizione pubblica in tutto il mondo.

Recensione

Una volta, sentendosi domandare "cosa mai ci trovasse di tanto straordinario in Venezia, soprattutto in una stagione così poco affascinante come l'inverno", Brodskij cominciò a riflettere cercando di trovare, tra le tante possibili che gli venivano in testa, una motivazione colta e circostanziata che potesse essere una risposta all'altezza. Quando però si accorse degli sguardi scettici di quelli che erano con lui, in attesa di tale "rivelazione", capì che probabilmente doveva evitare voli pindarici. Doveva essere concreto e diretto. Doveva cioè rispondere con una fascinazione. E rispose.
"Be', è qualcosa come Greta Garbo, al bagno".

Reincontrare un libriccino così, dopo tanti anni, può procurare delusioni inattese. La lettura più attenta (già avvertita) del secondo passaggio può essere pericolosa. Può cancellare le tracce di ricordi antichi se non corrispondessero più agli attuali. Può stravolgere quel sedimento di emozioni provate e messe via.
Perché Fondamenta degli Incurabili è esattamente questo: il racconto, lungo e disteso, nebbioso e notturno, di una fascinazione chiamata Venezia. In tale fascinazione, però, non ci sono consolatorie immagini da innamorato (Brodskij confessa di essere stato fedelissimo alla sua città adottiva, molto più di quanto sarebbe potuto essere per una donna), non banalizza mai, non scende a patti con considerazioni che potremmo aver visto letto o conosciuto.
Perché uno che definisce i palazzi sul Canal Grande come una infilata di "testiere di letto" ti fa capire di essere già oltre, di aver colto quell'altrove che di Venezia ti scuote, se solo riesci a coglierlo.

Proprio perché Venezia è per sua natura una sorta di sceneggiatura vivente, è precisamente nei raccordi tra le varie "inquadrature", nel "ritmo" del montaggio, che va cercata l'essenza ultima del luogo. Non è più la storia che fa testo, non sono più l'arte o l'architettura, non sono coloro che la abitano. Venezia non è più, Venezia è ancora, visibile e rivedibile all'infinito, a patto che si abbia occhio lucido e decentrato per vedere.
Guardare oltre, superare l'effimero perfetto della sua teatralità, sbirciare dentro le finestre, buttare in acqua la retorica della sacralità del luogo e affidarsi ai riverberi delle nebbie, alle durezze delle passeggiate di pietra, al rigore invernale del termometro. All'umido, a quell'afrore di bagno, se dentro ci trovi appunto Greta Garbo.

Brodskij allora perfeziona una forma di omaggio onirico ma non per sottrarsi a qualcosa, ad una qualche forma di realtà impossibile. Casomai lo fa come unica, ultima difesa nei confronti di un'ossessione che non passa, di quella fedeltà estrema ed entusiasmante. Con la durezza ed il cinismo che qualsiasi amore, vero e duraturo, sa riconoscere in se stesso.

Perché in un libro che nasce appunto come l'omaggio ad una, anzi "alla", città amata, potrebbe sembrare davvero strano (per non dire stupefacente) non trovare praticamente alcun riferimento alla toponomastica, pochissimi i luoghi (i tratti) citati in maniera riconoscibile. Tutto è evocazione, tratteggio nebbioso (l'umidità incombe, come abbiamo visto, persino tra le parole stesse, il bagno della Garbo...), miraggio della memoria o di un racconto amoroso che si fa impalpabile. Velo.
Sfuggente è l'aggettivo adatto: sfuggenti sono le parole (per quanto presentissime), sfuggenti le definizioni (e qui sì, si lascia andare il sogno), sfuggente l'animo con cui si riesce a guardare questa città. Come di figura amata di cui non si possa (voglia?) dire troppo per non esporla alla voglia effimera del voyeur.

Insomma, e infine, questa rilettura mi ha dato molto più di quello che avevo avuto la volta precedente. Al rischio della delusione ha saputo contrapporre il pieno di un grandissimo sempiterno amore.

Dettagli del libro

  • Titolo: Fondamenta degli Incurabili
  • Titolo originale: Fondamenta degli Incurabili
  • Autore: Iosif Brodskij
  • Traduttore: Gilberto Forti
  • Editore: Adelphi
  • Data di Pubblicazione: 1991
  • Collana: Piccola Biblioteca Adelphi
  • ISBN-13: 9788845908089
  • Pagine: 108
  • Formato - Prezzo: Brossura - 8,00 Euro

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