17 gennaio 2016

Per Cristo e Venezia - Sibyl von der Schulenburg

Nel 1716 il mondo occidentale è minacciato dall’impero ottomano. I potenti d’Europa si muovono per arginare l’ondata islamica che minaccia di conquistare i pascoli cristiani. Il conte Johann Matthias von der Schulenburg, un condottiero tedesco, è chiamato a difendere l’isola veneziana di Corfù, l’estremo avamposto d’Europa, per dare a Eugenio di Savoia il tempo di portare le sue truppe a est. L’amore di due donne, l’orgoglio e l’onore, sono le basi sulle quali il feldmaresciallo von der Schulenburg costruisce la difesa con soli tremila uomini contro quarantamila nemici. In palio ci sono Venezia, l’Europa, la cristianità, e la gloria postuma. Per Cristo e Venezia! è l’urlo di guerra dei soldati del feldmaresciallo nonché il titolo della versione italiana di un romanzo pubblicato per decenni all’estero, in numerose edizioni. 

Recensione

Nella prefazione di Per Cristo e Venezia, vincitore del Premio Internazionale Mario Luzi 2014/2015, l’autrice precisa che il romanzo è una versione ridotta di “Der Konig von Korfù” (Il re di Corfù), pubblicato da suo padre, Werner von der Schulenburg, nel 1950. Il libro ebbe diverse riedizioni fino al 2008 che furono tradotte dal tedesco in greco ma mai in italiano.

Per Cristo e Venezia racconta il periodo della vita del feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg che va indicativamente dal 1715 al 1718. Johann Matthias von der Schulenburg era un prussiano di nobili origini che aveva messo le sue doti militari al servizio di diverse nazioni ed è considerato, insieme a Eugenio di Savoia a capo dell’esercito asburgico, uno dei migliori strateghi del suo tempo.
Quando l'esercito ottomano invase l’Ungheria e occupò le isole veneziane con l’intento di entrare nel mare Adriatico e da lì stringere in una morsa l’impero asburgico, la Serenissima assoldò von der Schulenburg per difendere Corfù, che era la porta per entrare nell’Adriatico e quindi nei domini veneziani. Le capacità militari di Johann Matthias van der Schulenburg gli hanno valso la riconoscenza della repubblica della Serenissima, che gli ha eretto a Corfù una statua quando era ancora in vita, onore decisamente raro. I discendenti di Johann Matthias von der Schulenburg possono essere giustamente orgogliosi del loro avo che diede prova durante le sue imprese militari di notevoli atti di valore nonché indubbie capacità strategiche e, in tempo di pace, fu collezionista di opere d'arte e mecenate. Per i suoi interessi culturali non a caso era amico di Gottfried Wilhelm von Leibniz. La sorella di Johann Matthias, Melusine, nota come duchessa di Kendal, era l'amante di re Giorgio I° di Gran Bretagna, da cui ebbe tre figlie.

Il romanzo inizia con l'incontro, nell'abitazione di Johann Matthias von der Schulenburg, di coloro che andavano a trovarlo per convincerlo ad accogliere l'offerta di ingaggio da parte della Serenissima, offerta che, dopo qualche reticenza e un colloquio personale a Vienna con il principe Eugenio, egli decise di accettare. Nel 1716 avvenne l’attacco dei turchi a Corfù e il feldmaresciallo von der Schulenburg, pur disponendo di una forza militare molto esigua rispetto a quella degli assalitori, riuscì a respingere l’offensiva dopo atti di valore e capacità strategiche non usuali. Nonostante si prevedesse che l’isola sarebbe stata attaccata dalle forze islamiche, che già avevano conquistato la Morea, la Serenissima aveva tardato ad attivarsi per prendere i provvedimenti adatti alla sua difesa, sia per la cronica mancanza di uomini disciplinati a combattere, sia per le incertezze dovute ai contrasti della classe dirigente della repubblica, non più abituata a valutare il pericolo e alla cui rilassatezza e corruzione è imputabile il decadimento di Venezia. Vienna, cui per prima si era rivolta la Serenissima per avere aiuto contro i turchi, rifiutò di intervenire in suo soccorso essendo impegnata in Bosnia a contenere l’offensiva turca. Ma il principe Eugenio di Savoia consigliò alla Serenissima di rivolgersi al conte Johann Matthias von der Schulenburg di cui conosceva valore e capacità avendo combattuto insieme e contro di lui.

Sibyl van der Schulenburg dà un’interpretazione personale, ma realistica, dei motivi per cui il Senato veneziano fosse stato tanto lento a prendere i provvedimenti per contrastare gli islamici, immaginandolo condizionato da intrighi di palazzo, interessi contrapposti, rancori interpersonali e corruzione. Non c'è quindi da stupirsi che il feldmaresciallo, non disponendo dei mezzi promessi per difendere Corfù, pensasse con amarezza che quello era il risultato che si otteneva quando si metteva la propria spada al servizio dei mercanti.
Diamo atto all'autrice di essere riuscita a creare, specie nella parte romanzata della biografia del suo avo, la giusta atmosfera di sospetto e di incertezza derivante dagli intrallazzi e interessi personali degli esponenti delle varie corti europee. Una delle attività all'ordine del giorno era lo spionaggio a favore di una o l'altra nazione e in questo le donne del romanzo si mostrano sicuramente superiori agli uomini.

L’autrice ha mantenuto nella lingua italiana lo stile letterario barocco usato dal padre (nato nel 1880) per la stesura del De Konig von Korfù, scelta opportuna per non snaturare la storia e il modo di pensare dell'epoca. Ecco, ad esempio, con quale giro di parole si accenna ad una notte d'amore di Johann Matthias:

Nelle prime ore del nuovo giorno le divinità planetarie vincolarono la loro magnificenza stellare, e dagli angoli di un enorme letto celestiale, quattro angeli d'oro soffiarono con le loro trombe fanfare silenziose nel mondo, in onore di Giove, che appassionatamente abbracciava la sua ninfa, bella chiara e dolce.
Il feldmaresciallo aveva un senso dell’onore decisamente diverso da quello dei veneziani. Egli aspirava ad ottenere sul campo di battaglia quella gloria che pensava fosse la migliore eredità da lasciare ai posteri, piuttosto che, prosaicamente, un ingente patrimonio. Matthias viene descritto da una delle sue amanti come una persona piuttosto ingenua, giudizio che doveva essere condiviso anche da altri, visto che è lo stesso Leibniz a metterlo in guardia, quando gli dice:
... Volevo solo ricordare alla sua credulità nordica, che deve stare sempre all'erta, soprattutto in paesi con diversi valori etici.
Fisicamente Johann Matthias viene descritto calvo (peraltro al tempo si usavano le parrucche e, in ogni caso, l'alopecia viene giustificata da chi ne viene colpito come segno di virilità) e con un occhio storto (peculiarità che l'autrice, che ha bellissimi occhi, non ha ereditato). Ciononostante aveva successo in campo femminile. Questo non era sempre un vantaggio dal punto di vista pratico, dato che in diverse occasioni gli fece mancare il sostegno militare da parte dell'ammiraglio Pisani della flotta veneziana. Questi accusava ingiustamente il feldmaresciallo di approfittare della figlia Elena poco più che sedicenne. Per quanto quest'ultima sia un personaggio di fantasia, il fatto si presta a spiegare la titubanza dell'ammiraglio veneziano a contrastare la flotta turca. Pisani era evidentemente più preoccupato della verginità della figlia che della sua incolumità, essendo lei rimasta a fianco di Matthias durante tutto il periodo dell'assedio, al termine del quale, a lei che in pratica gli si offriva, lui dice:
Ti ringrazio, Elena, per non avermi abbandonato. Vedi, io sono un uomo per cui le donne non rappresentano un giocattolo, bensì l'opportunità di ampliare l'anima. Dio ha voluto che fossi così e ti ha mandato a me, perché potessi compiere la mia opera. La tua presenza mi ha rafforzato ed infiammato, e il nome di Elena Pisani sarà sempre, indissolubilmente, legato alla più grande opera della mia vita.
Bellissime frasi piene di tatto per un rifiuto che non sembra, peraltro, aver mortificato particolarmente Elena, che si consola presto (beata gioventù!), e buon per lei, visto come erano terminati i precedenti amori del feldmaresciallo, le cui parole fanno intuire, inoltre, come la sua fede fosse di tipo protestante e, come tale, ritenesse di essere predestinato a compiere le imprese che lo avrebbero reso famoso.

Per quanto riguarda più propriamente i sanguinosi scontri tra i turchi e i difensori di Corfù, essi sono ben descritti dall'autrice, purtuttavia si sente la mancanza di una cartina esplicativa che agevolerebbe la comprensione del lettore, costretto a ricorrere a quella che si trova su Wikipedia che non si può dire che brilli per chiarezza.



monte d’Abramo (A) monte San Salvatore (B) Fortezza Nuova (E) Manducchio (F) Scarpone (C) Porta Raimonda (D)

Il romanzo è pieno di riferimenti storici per cui risulta molto utile la tavola storico-cronologica posta dopo la prefazione. Altrettanto utile, dato l'alto numero dei personaggi che compaiono nel romanzo, l'elenco di quelli principali, con l'indicazione se siano realmente vissuti o di fantasia.
In definitiva l’opera di Sibyl von der Sculenburg risulta pregevole e decisamente interessante, specie considerando che si tratta di un avvenimento che riguarda la storia italiana, e veneta in particolare, anche se il romanzo, per complessità e argomento, non è di quelli che si lasciano leggere d'un fiato.
Come curiosità aggiungo che, negli scritti di Sibyl von der Schulenburg che mi è capitato di leggere, ho notato sempre qualche elemento surreale. Non fa eccezione questo, dove ne viene accennato uno nella prefazione. Forse è una caratteristica ereditata dalla sua antenata, Melusine, che teneva un corvo che riteneva fosse l'incarnazione di re Giorgio, tornato a farle visita dopo la morte.

Giudizio:

+4stelle

Dettagli del libro

  • Titolo:  Per Cristo e Venezia - Il feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulemburg al servizio della Serenissima
  • Autore: Sibyl von der Schulenburg
  • Editore: Il Prato
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • Collana: Storie Venete
  • ISBN-13: 9788863362749
  • Pagine: 336
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 25,00

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