16 novembre 2015

Oro nero - Dominique Manotti

Oro nero è un thriller economico, radicato nella favola nera del capitalismo. Marsiglia, marzo 1973. Appena insediato nel suo primo impiego di commissario con una grande voglia di «sedurre, di convincere, di vincere», il ventisettenne Théodore Daquin si tuffa nel caso di una sparatoria con due morti. È l’ultima coda della guerra di mafia seguita allo smantellamento della French Connection, un traffico di droga tra Francia e Usa, che ha sconvolto la città e implicato polizia, servizi segreti, politica, di qua e di là dell’Atlantico. Il giorno dopo un altro omicidio: stavolta a cadere è un uomo importante, Maxime Pieri, ex boss, diventato con gli anni un tranquillo e stimato uomo d’affari a capo di una fortunata linea di traffici marittimi. Gli hanno scaricato dieci colpi, mentre accompagnava una giovane straniera. I vertici polizieschi e giudiziari sono convinti che sia il regolamento di vecchi conti. Ma per Daquin c’è aria di messinscena, e poi: «giovane, bella, sposata, famiglia ricchissima, cosa ci faceva Emily al braccio di Pieri?». Emily Weinstein, nipote del ricchissimo magnate delle miniere sudafricane, moglie di Michael Frickx, trader di una potente holding del commercio internazionale. Si solleva, a poco a poco, da Emily Frickx, un odore di petrolio, rafforzato da altre morti di difficile spiegazione. Siamo alle soglie, in quel 1973, della crisi petrolifera che cambiò i connotati dell’economia mondiale, «il mercato del petrolio comincia a cambiare, quindi il mondo sta cambiando». La francese Dominique Manotti probabilmente sta al genere difficile e raro del giallo finanziario come John Le Carré sta alla Spy story. Oltre ai perfetti meccanismi delle trame, c’è nei suoi romanzi una conoscenza completa della storia e della cronaca che mescola inestricabilmente vero e verosimile e rende il verosimile più tenace del vero; c’è una galleria interminabile di personaggi, ritratti minuziosamente e in modo adeguato alla storia e all’ambiente; c’è un protagonista affascinante, Daquin, un detective omosessuale e sorprendentemente romantico. E alla base c’è il sospetto della natura criminale del capitalismo. 

Recensione

Più che un thriller "finanziario" – da preferire al termine "economico" che si legge sulla prima riga della trama, perché sembra riferirsi al prezzo di copertina del libro anziché al genere - Oro nero di Dominique Manotti può essere definito “storico”, perché le vicende iniziano a svolgersi nel 1972, quando lo Scià di Persia, Reza Pahlavi, stava per revocare le concessioni di sfruttamento delle riserve petrolifere detenute dalle società straniere e con cui stabilì nuovi accordi per la vendita del greggio.

Un romanzo complesso, pieno di personaggi di cui si fa una certa difficoltà a ricordare funzioni e nomi (peraltro in gran parte italiani), inserito in avvenimenti storici troppo vicini per essere stati oggetto di studio a scuola e di cui, pertanto, specie i più giovani, probabilmente poco conoscono.

Tutto il romanzo si basa sull’attività di Michael Frickx, dirigente della CoTrade, società di compravendita di minerali, che, intuito per tempo - non si dice però su quali basi -, l’aumento esponenziale che avrebbe avuto da lì a poco il prezzo del greggio, fa di tutto per entrare nel mercato del petrolio. Aveva da tempo creato appositamente una catena di società insieme ad un socio, Maxime Pieri, ricco uomo d’affari ed ex boss della malavita, impegnato nei trasporti marittimi. Michael Frickx, che ha sposato la nipote di un ricchissimo magnate di una grossa compagnia di miniere sudafricana, non ha scrupoli ad eliminare chiunque possa essere di ostacolo alle sue mire. Egli è convinto che nessuno possa far risalire a lui gli omicidi di cui è il mandante, dato che a Marsiglia si sta svolgendo un regolamento di conti fra bande di narcotrafficanti e i morti ammazzati sono all'ordine del giorno.
Anche gli agenti di polizia agiscono disinvoltamente al di fuori della legge; d'altronde, se così non fosse, in considerazione degli ostacoli alle indagini poste dalle autorità asservite ai politici, sarebbe impossibile per la polizia arrivare a scoprire la verità, non fosse altro che per far partecipe il lettore -che conosce solo il nome del mandante degli omicidi-, del ragionamento svolto dagli investigatori per giungere alla comprensione degli avvenimenti.

Un noir amaro, quindi, che vede la giustizia asservita alla politica e la cui caratteristica maggiore è che il protagonista, Theodore Daquin, è un commissario di polizia omosessuale che non ha ritenuto opportuno fare outing, sia perché i tempi non erano maturi, sia per l’ambiente macho in cui lavora. Egli viene trasferito da Parigi a Marsiglia dove viene considerato un estraneo e per questo malvisto, quando non apertamente osteggiato, da alcuni colleghi.
È lui ad essere incaricato delle indagini sull’omicidio Pieri, socio di Frickx, e sugli altri delitti ad esso collegato che si verificheranno in seguito.

Per quanto l'intreccio sia complesso, la caratterizzazione dei personaggi manca di spessore, tanto che in qualche momento viene da chiedersi se, più che un romanzo, sia un saggio di fantapolitica basato sugli interessi delle grandi potenze nel settore petrolifero.
Quando però si legge sulla copertina che:la francese Dominique Manotti probabilmente sta al genere difficile e raro del giallo finanziario come John Le Carré sta alla Spy story l'affermazione non è da prendere troppo sul serio. Che l'autrice possa avere competenze in ambito finanziario non lo si mette in dubbio, ma che queste conoscenze traspaiano nel romanzo è un'altra questione, non fosse altro perché la materia diventerebbe ostica alla maggior parte dei lettori.
Con il senno di poi, inoltre, è facile affermare che Frickx, cittadino americano, aveva intuito che il prezzo del petrolio sarebbe presto aumentato e, quindi, appositamente costituito alcune società all'estero, come socio occulto, per inserirsi nel mercato dominato dalle Sette Sorelle. Le somme che avrebbe dovuto impiegare per l'acquisto del greggio le avrebbe acquisite sbarazzandosi sbrigativamente del socio tanto danaroso quanto ingenuo, in quanto lo statuto delle società costituite prevedeva l’incameramento dei beni da parte di uno dei soci in caso di premorienza dell’altro.
Qualora si ritenga che in un thriller la mancanza di caratterizzazione dei personaggi sia da considerare un peccato veniale, il romanzo risulta scorrevole, piacevolmente complesso e discretamente avvincente.
Non manca fra i personaggi, prevalentemente omosessuali, una bella donna, la moglie di Frickx, che, fino alla fine del racconto, non si capisce se sia molto ingenua o molto scaltra, e la cui personalità riserva le maggiori sorprese al lettore.

Giudizio:

+3 stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Oro nero
  • Titolo originale: Or noir
  • Autore: Dominique Manotti
  • Traduttore: Francesco Bruno
  • Editore: Sellerio
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • Collana: La memoria
  • ISBN-13: 9788838933974
  • Pagine: 416
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00

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