15 aprile 2015

Canti del Mid-America - Sherwood Anderson

"I canti del Mid-America" è un'opera poetica con cui l'autore (nel nome di W. Whitman e di A. Lincoln e della loro eloquenza etica e fenomenica) setaccia il cuore dell'America per festeggiare (e per far cantare) lo spazio vissuto di esseri umani da rigenerare, insieme alle loro corde mistiche: andando in cerca di mele trascurate, per mondarle dal fumo nero delle fabbriche proliferanti nell'era dell'industrialismo, ed estrarne la dolcezza vincendo il gelo. La versificazione, con la sua sintassi sempre ricominciante, è la configurazione giusta per questa invocazione di una palingenesi dell'umano (non obliando il passato) che Anderson intraprende tra l'ardore e il bisbiglio, con parole vicine e una compagine visiva rugosa in cui affondare i denti. "I canti del Mid-America" è l'opera che precede il capolavoro Winesburgh, Ohio, l'anticamera dei suoi commoventi racconti. Ma anticamera non è la parola giusta, perché questi canti sono popolosi di esterni, rendono giustizia al creato e sono intrisi della luce plurale dei campi di granturco. Eppure sono umili e concreti e i lettori potranno riempirsene le tasche.

Recensione

Qui il canto, qui in America, qui adesso, nel nostro tempo.
Definito da Fernanda Pivano il padre della letteratura americana moderna, e indicato quale fonte ispiratrice da molti storici autori americani come Faulkner, Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck e Salinger, Sherwood Anderson nasce nel 1876 in un paesino di meno di mille anime in Ohio per trasferirsi in seguito a Chicago. Su Camden, quest'arcaico villaggio di agricoltori e allevatori, Anderson ricalcherà la Winesburg della sua opera più famosa, Winesburg. Racconti dell'Ohio, pubblicata nel 1919.
Canti del Mid-America, recuperato dalla nuova casa editrice palermitana Corrimano Edizioni, si pone a ben vedere come un'opera ibrida tra poesia e prosa, una raccolta di canti che sperimentano la materia del successivo Winesburg anticipandone temi e toni: l'idillio del mondo preindustriale, contadino, profumato di terra, scandito dal raccolto, che l'autore richiama con nostalgia e canta come un mitico eden perduto che il mondo rivoluzionato dall'industrializzazione ha dimenticato.

L'esaltazione della vitalità rurale si oppone infatti ai moderni spazi cittadini: come afferma l'autore nella prefazione, il canto appartiene e sgorga dalla memoria di cose ben più antiche dell'America industriale, simboleggiata da una "Chicago trionfante [...] orribile, terribile, orrenda e brutale" piagata dalla fretta e dal tormento. Il poeta è colui che si fa portavoce delle memorie sepolte in ogni cittadino annerito dai fumi delle fabbriche, memorie perdute di terra umida e di filari di granturco il cui sussurro è sovrastato dal frastuono dei macchinari e che solo pochi eletti riescono a udire. E' il tema cardine della letteratura europea tra Otto e Novecento: il ruolo di vate del poeta "gravido di canti" deciso a "portare cose vecchie nella terra delle cose nuove", un ruolo umile e incompreso assunto come una missione.

Da leggere per aggiungere un tassello fondamentale all'Ohio di Winesburg. L'unica pecca dell'edizione è l'assenza del testo originale a fronte.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Canti del Mid-America
  • Titolo originale: Mid-American Chants
  • Autore: Sherwood Anderson
  • Traduttore: Elena Consiglio
  • Editore: Corrimano Edizioni
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • ISBN-13: 9788899006020
  • Pagine: 74
  • Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro

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