1 novembre 2014

Novembre: Speciale Letteratura Italoamericana

Gli italo-americani sono il quarto gruppo etnico europeo presente negli Stati Uniti. Si parla di una comunità che nel 2010 superava i 17 milioni di appartenenti, i cui membri, partiti dai ceti sociali più bassi, occupano attualmente ruoli di primo piano nei settori più svariati, dal cinema alla politica, dal giornalismo alla ristorazione. E perché non dovrebbero, del resto? In fondo fu un italiano a scoprire (per caso) il Nuovo Continente e fu un altro italiano a dargli il nome con cui oggi lo conosciamo: America.

Il picco del flusso migratorio si ebbe però tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900, quando quasi quattro milioni di nostri compatrioti, provenienti soprattutto dalle regioni del Meridione, sbarcarono sull'altra sponda dell'Atlantico in cerca di una vita migliore. Si trattava per la maggior parte di disperati con pochi mezzi, che sfruttarono la ben nota creatività italiana nell'arrangiarsi per farsi strada, non sempre legalmente. È legata soprattutto a loro l'immagine della comunità americana che siamo abituati a vedere ancora oggi nei film, quella di una comunità unita, generosa, caciarona, mammona e, naturalmente, mafiosa (tanto per ricordare che tipo di criminalità il nostro glorioso popolo abbia esportato all'estero). Pizzaioli e/o mafiosi sono gli italiani di New York, nonostante i tempi di Al Capone siano passati e la criminalità italiana abbia un po' ceduto il passo a concorrenti stranieri e uno dei più famosi sindaci di New York avesse proprio origine italiane.
Gli stereotipi purtroppo sono duri a morire e spesso ci fanno dimenticare che sono molti i connazionali che hanno contribuito sostanzialmente a migliorare la terra che li ha accolti nel campo della scienza, dell'arte, della politica e, ovviamente, della letteratura.

Nonostante gli immigrati che popolarono il Nord America il secolo scorso non possedessero certo la tradizionale cultura di Dante e Petrarca, fin dalla prima metà del 1900 lavori di autori italoamericani furono pubblicati negli Stati Uniti attirando l'attenzione di pubblico e critica. Com'è naturale, i primi lavori erano prevalentemente incentrati sull'esperienza dell'emigrazione, le difficoltà del viaggio e quelle dell'integrazione. Pietro Di Donato e il suo Cristo fra i muratori è un eccellente esempio di questa letteratura che lentamente si evolse abbracciando temi tipici delle comunità straniere, quali il conflitto generazionale fra genitori tradizionalisti e figli impazienti di integrarsi, o la lotta femminile per l'emancipazione. Un nome che brilla da questo punto di vista è quello di Helen Barolini, che insieme alla poetessa Maria Mazziotti Gilla fu la maggiore promotrice di una nuova immagine della donna italoamericana, meno dipendente dalla famiglia e più coinvolta nella realtà culturale e sociale del paese ospitante.

Molti sono i nomi di romanzieri e poeti di origine italiana entrati a far parte della cultura mainstream americana, svincolandosi pian piano dalle problematiche specifiche della loro comunità per abbracciare temi più universali. John Fante, Mario Puzo, Don DeLillo, David Baldacci e il poeta Lawrence Ferlinghetti sono ormai nomi di importanza internazionale, che hanno influenzato non solo la letteratura ma anche il cinema, e sono solo alcuni degli autori che vantano ascendenze nel Bel Paese, tanto che esistono diverse associazioni come la National Italian American Foundation e l'Italian Heritage and Culture Committee, che oltre a gestire musei e eventi per la conservazione della cultura italoamericana si adoperano tramite riviste, pubblicazioni e festival per raccogliere e pubblicizzare i numerosissimi contributi al mondo della letteratura fatti dai nostri connazionali immigrati negli Stati Uniti.
A questo universo così simile eppure così lontano da noi è dedicato il nostro Speciale di questo mese. Come sempre cercheremo di coprire diversi temi e diversi gusti, sperando di aiutarvi a scoprire o riscoprire questo importante filone della letteratura, spesso sottovalutato.

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