31 marzo 2014

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#881 - 900)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



881. Il fauno di marmo - Nathaniel Hawthorne (1860)

Il fauno di marmo è l'ultima opera di Hawthorne, ispirata al viaggio in Italia e al suo soggiorno romano. E' il romanzo dell'incontro con il mistero, con le ossessioni, le colpe, i fantasmi del passato; una vera e propria ricerca conoscitiva sulla vita, sul rapporto tra passato e presente, arte ed esperienza, realtà e mito.


882. Max Havelaar - Multatuli (1859)

"Faccio il sensale nel ramo del caffè, e abito in Lauriergracht n. 37". Con questo prosaico quanto memorabile incipit si apre il più grande classico della letteratura nederlandese, pubblicato nel 1860 esplodendo come una duplice bomba: come capolavoro letterario e come atto di accusa sociale. "Il libro che ha ucciso il colonialismo", sarà definito, e resta un'opera di sconvolgente modernità sia per la raffinata struttura narrativa, sia per la forza della denuncia dei misfatti di cui è costellata la storia dell'imperialismo occidentale. Chi parla è Batavus Droogstoppel, l'irresistibile affarista che incarna, col suo assoluto perbenismo, il reale cinismo e l'ipocrisia di un'Olanda troppo intenta a fare soldi per chiedersi da dove venga il suo benessere. Colpito dall'interesse di un fascio di manoscritti che si è trovato suo malgrado tra le mani, il buon sensale intende trarne un utile trattatello sulle aste del caffè nelle Indie Olandesi, ma è tutt'altro materiale che ne vedrà estrapolato, affidando la stesura al giovane Stern, romantico figlio di un ambito cliente tedesco, di ben diversa sensibilità. È la ricostruzione della vita di Max Havelaar, coraggioso e idealista funzionario a Giava, che si illude di riuscire a combattere i soprusi dei potenti locali e la connivenza dell'amministrazione coloniale e di rendere giustizia ai contadini vessati da entrambi.


883. Le due città - Charles Dickens (1859)

Romanzo storico consacrato al realismo narrativo, "Le due città" mette in scena i destini di personaggi coinvolti nel vortice degli eventi della Rivoluzione francese e del successivo periodo del Terrore. Sebbene l'ambientazione, tra Londra e Parigi - le due città del titolo - differisca notevolmente dall'Inghilterra vittoriana, cui il romanziere ha quasi sempre attinto per i suoi lavori, quest'opera contiene tutti i classici temi dickensiani: dalla povertà alla nobiltà di spirito, dal sacrificio alla redenzione. Considerato dall'autore stesso uno dei suoi più riusciti esiti narrativi, "Le due città" è un testo che appassiona il lettore sin dalla prima pagina per il suo mescolare verità storica e finzione, ricerca erudita e capacità di rappresentazione delle sofferenze umane. [La nostra recensione]


884. Oblomov - Ivan Goncharov (1859)

"Quante volte la mattina avete avuto quella tipica riluttanza a iniziare la giornata, a slittare il badge, fare la spesa, iscrivervi a un corso di inglese, imparare a usare l'ultimo innovativo oggettino high tech, rassettare la camera da letto, intrattenervi con un collega, un vicino, il vostro portiere? Quante volte la mattina avete avvertito quell'irresistibile sensazione di svogliatezza, pigrizia, immobilità e sotto sotto un senso di mansuetudine e mitezza? In una parola: Oblomov."(Mario Testa)


885. Adam Bede - George Eliot (1859)

Nella campagna inglese, dove fortissimo è il peso delle convenzioni sociali, Adam Bede è un falegname conosciuto da tutti per la sua onestà e per l'impegno con cui affronta il lavoro. A disordinare la sua vita, però, arriva Hetty: una giovane donna, forse immatura, ma senz'altro bellissima. Hetty non è del tutto indifferente ad Adam, ma alla purezza del sentimento del falegname preferisce la corte del ricco possidente Arthur: un uomo che, dopo aver strappato ad Adam la ragazza dei suoi sogni, sparirà dalla circolazione non appena consumata la passione che lo aveva unito a lei. Hetty, a questo punto, capirà di essere stata soltanto un passatempo per Arthur. Ma la tragedia incombe e, al posto dell'amore, consegnerà alla protagonista un dolore destinato a cambiarle la vita, e al lettore un romanzo in cui la maestria dell'intreccio narrativo si conclude consegnando alla letteratura gli amori, i fallimenti, i desideri e i rimorsi di personaggi indimenticabili.


886. Madame Bovary - Gustave Flaubert (1855)

La protagonista, Emma Bovary, donna di provincia, che dalla vita si aspettava tanto, insoddisfatta della sua famiglia, del suo modesto marito che pure la ricopre d'amore, e persino della sua graziosa bambina, sente il bisogno di evadere e di trovare al di fuori dello squallore quotidiano gli ideali e i sogni tante volte accarezzati durante la sua adolescenza. Il romanzo è il poema del disinganno, della fantasia romantica abbassata a mediocre storia reale, ma l'affetto, l'ironia, la pietà e il sentimento tragico finale restituiscono ai sogni la grandezza e la poesia, innalzandoli al di sopra del piccolo e meschino mondo circostante. Con uno scritto di Mario Vargas Llosa.


887. Nord e Sud - Elizabeth Gaskell (1855)

Nord e Sud, a indicare due estremi in contrasto, fu il titolo voluto dall'editore, non quello pensato da Elizabeth Gaskell, che sul frontespizio immaginava il nome della sua eroina, Margaret Hale. Sono le due polarità geografiche e la maturazione della protagonista a fornire i temi cardine del romanzo: Margaret, trasferitasi da Helstone, fiabesco villaggio del Sud, a Milton-Northern, popolosa città manifatturiera del Nord, si trova bruscamente immessa nel mondo nuovo, e per molti aspetti irriconoscibile, prodotto dall'industrializzazione. La famiglia Hale, che coltiva valori tradizionali, è totalmente estranea alla frenetica vita del centro industriale in piena espansione, alla nascente lotta di classe fra padroni e operai, all'inquinamento e al degrado sociale. Eppure Margaret stringe presto amicizia con Bessy Higgins, una ragazza ammalatasi per le pessime condizioni di lavoro in fabbrica, e con il padre Nicholas, sindacalista impegnato attivamente nel movimento operaio: prendendo a cuore la famiglia, inizia a nutrire curiosità e interessi fino a quel momento sconosciuti. Subito complesso si rivela, invece, il rapporto con John Thornton, allievo del signor Hale e padrone di uno dei più importanti cotonifici di Milton: Margaret è combattuta tra l’ammirazione per l'uomo che si è fatto da solo, contando unicamente sulle proprie capacità, e l'ostilità per l'industriale che, a suo giudizio, è responsabile delle misere condizioni di vita dei suoi operai. Attraverso l'occhio di un'anima incorrotta, Elizabeth Gaskell rappresenta così la corruzione dei tempi nuovi, e non li condanna. Anzi auspica soluzioni che sintetizzino i due opposti, la vita arcaica e quella moderna, in modo che la prima dia contenuto alla seconda. Grazie al vissuto doloroso, suo e dell'ambiente soffocato che la circonda, la sua eroina acquisisce identità, supera i pregiudizi e apprende una nuova etica, incarnando la "congiunzione" fra passato e futuro, fra uomini e donne, fra padroni e operai. Fra Nord e Sud.


888. Tempi difficili - Charles Dickens (1854)

La triste vicenda di Louisa Grandgrin e di suo padre è una delle più belle storie raccontate da Dickens. Thomas Grandgrin, come molti suoi contemporanei, ha commesso il tremendo errore di fare della Filosofia dei Dati di Fatto, cioè la filosofia utilitaristica, la teoria guida della propria vita. E solo quando la figlia Louisa, intrappolata in un matrimonio senza amore, diventa preda di un ozioso seduttore, il padre si vede costretto a prendere le distanze dalle proprie convinzioni. Tempi difficili è uno dei grandi romanzi della maturità di Dickens, una macchina travolgente in cui ricorrono gli ingredienti consueti della sua scrittura, ma con in più un tono di favola che stempera gli eventi in chiave comica.


889. Walden - Henry D. Thoreau (1854)

Nel luglio 1845, Henry Thoreau lasciava la sua cittadina natale per andare a vivere in una capanna nei boschi del vicino lago di Walden. Il suo voleva essere un esperimento, che assumeva però risvolti politici e sociali insieme: era una scelta di "disobbedienza civile" verso una società di cui non condivideva gli ideali mercantili. Nell'introduzione Piero Sanavio spiega come il vagabondo di Walden, nel suo solitario rapporto con la natura, ricercasse un alfabeto segreto: quello del mitico New England di due secoli prima, dimensione morale, estetica e metafisica, prima ancora che semplice territorio geografico.


890. Casa desolata - Charles Dickens (1853)

Il romanzo è una satira della costosa e rovinosa procedura dell'antica corte della Cancelleria, illustrata dal caso di eredità Jarndyce & Jarndyce, che viene interamente assorbita dalle spese legali, provocando la rovina e la morte d'un giovanotto inconcludente, Richard Carstone che, con la cugina con cui si era segretamente sposato, mirava a mettere le mani su quella eredità. Il libro è pieno di scene truci come un romanzo nero, dove, tra i vicoli bui e maleodoranti, si muovono figure sospette e anche le cose assumono un'aria sinistra. [La nostra recensione]


891. Villette – Charlotte Brontë (1853)

Quando Lucy Snowe ottiene il posto di istitutrice in un collegio femminile in Belgio, per la prima volta la fortuna sembra sorriderle. Orfana e indigente, timida e sgraziata, per la ragazza quel trasferimento oltremanica è l'occasione per lasciarsi i grigi sobborghi inglesi alle spalle e ricominciare da zero. Ma iniziare una nuova vita non è un'impresa da poco: arrivata a Villette - città immaginaria plasmata da Charlotte Brontë sul modello di Bruxelles -, in un ambiente che le è estraneo, senza parenti né amici, Lucy ci mette del tempo a superare l'iniziale spaesamento e a prendere in mano le redini della propria esistenza. Grazie alla propria forza di carattere, la giovane riesce a guadagnarsi la stima dell'autoritaria direttrice del collegio, Madame Beck, e a entrare in confidenza con suo cugino, il professor Paul Emanuel, un uomo gentile e brillante ma poco portato per la vita mondana a causa del suo temperamento focoso. E proprio nel momento in cui tra i due sembra essere scoccala la scintilla di un'intensa e tormentata storia d'amore, irrompe; sulla scena John Bretton, affascinante amico d'inflanzia di Lucy, che costringerà la ragazza a fare i conti con i dubbi e le scelte che s'impongono a ciascuno di noi quando cerca il proprio posto nel mondo.


892. Cranford - Eilzabeth Gaskell (1853)

Uno dei motivi che rendono Cranford un piccolo gioiello è sicuramente legato all'uso stupefacente del tempo che regola i ritmi del racconto e ne struttura le parti su due movimenti contrapposti: uno individuale e soggettivo e l'altro oggettivo e volto in avanti. Un'edizione di qualità affidata ai maggiori specialisti di quest'autrice. [La nostra recensione]


893. La capanna dello zio Tom - Harriet Beecher Stowe (1852)

Arthur Shelby, possidente gentile di una grande piantagione in America ma debole, decide di vendere il vecchio zio Tom, generoso, gentile schiavo nero a cui è molto affezzionato, a Haley, feroce mercante di schiavi. Tom accetta il suo destino. In viaggio sul fiume con Haley, salva una bambina caduta in acqua, e il padre della piccola lo compera per gratitudine: ne farà il suo cocchiere. Forse per Tom si schiude la promessa di un avvenire migliore. Età di lettura: da 10 anni.


894. Il romanzo di Valgioiosa - Nathaniel Hawthorne (1851)

Pubblicato per la prima volta nel 1852, il romanzo costituisce un'acre denuncia dell'inautenticità, dell'ipocrisia, della radicale distanza tra realtà e apparenza che dominano la vita quotidiana di una comunità utopistica. Nato dall'esperienza personale dell'autore fra i trascendentalisti di Brook Farm, il romanzo rappresenta quasi una summa delle ossessioni morali e artistiche dell'intera vicenda esistenziale di Hawthorne, una folle commedia degli equivoci in cui tutti restano coinvolti, in cui non c'è scampo per nessuno, se non nello sguardo di tragica pietà che tutto accomuna.


895. La casa dei sette abbaini - Nathaniel Hawthorne (1851)

In una cittadina della Nuova Inghilterra esiste una vecchia casa di legno, adorna di sette frontoni. Un'aura di tragedia spira intorno ad essa: si dice che il terreno su cui sorge appartenesse un tempo a un umile pioniere che essendosi ostinato a non cederlo al giudice Pyncheon, puritano avido e spietato, era stato giustiziato come stregone. Il giorno stesso dell'inaugurazione della casa, costruita sul terreno carpito, il giudice moriva di un colpo apoplettico. Morti e vicende misteriose si susseguono...


896. Moby Dick - Herman Melville (1851)

"Il primo capitolo di Moby Dick comincia con una dichiarazione non umana, ma angelica. Call me Ishmael: chiamatemi Ismaele, non già mi chiamo Ismaele. Non ha importanza il nome del protagonista narratore, ma ciò che egli simboleggia. Ismaele è l'uomo che si sa dotato di una superiorità non riconosciuta dal mondo: il primogenito di Abramo è un bastardo cacciato nel deserto, fra altri reietti; là impara a sopravvivere a questa morte, in perfetta solitudine, indurito contro le avversità." (Elémire Zolla) Questa edizione presenta la traduzione di Cesare Pavese.


897. La lettera scarlatta - Nathaniel Hawthorne (1850)

"Il primo capitolo di Moby Dick comincia con una dichiarazione non umana, ma angelica. Call me Ishmael: chiamatemi Ismaele, non già mi chiamo Ismaele. Non ha importanza il nome del protagonista narratore, ma ciò che egli simboleggia. Ismaele è l'uomo che si sa dotato di una superiorità non riconosciuta dal mondo: il primogenito di Abramo è un bastardo cacciato nel deserto, fra altri reietti; là impara a sopravvivere a questa morte, in perfetta solitudine, indurito contro le avversità." (Elémire Zolla) Questa edizione presenta la traduzione di Cesare Pavese.


898. David Copperfield - Charles Dickens (19)

David, orfano di padre, vive una infanzia felice con la madre, ma questa poi si risposa con il signor Murdstone, un uomo crudele che la porta alla tomba. Privo di affetti, David sperimenta la dura scuola del maestro Creakle. Il patrigno gli impone un lavoro avvilente in un negozio di Londra. Disperato fugge a piedi a Dover, dove una zia, Betsey, accetta di occuparsi di lui. Lo manda a Canterbury, per educarlo, in casa del suo avvocato, padre di Agnes, una dolce fanciulla. Divenuto cronista parlamentare e conquistata anche fama letteraria, David sposa Dora che pochi anni dopo muore. Il giovane allora si accorge della dolce Agnes che sposa, dopo aver salvato il futuro suocero dalle trame del suo amministratore.


899. Shirley - Charlotte Brontë (1849)

Shirley (1849), opera della maturità artistica di Charlotte Brontë, si inserisce nel grande filone del "romanzo sociale" inglese degli inizi dell'Ottocento. La Brontë seppe calare i suoi personaggi negli avvenimenti storici della loro epoca - le guerre napoleoniche e le lotte operaie - mostrando le contraddizioni del progresso industriale e facendo riflettere le due protagoniste femminili sulla condizione della donna, sul lavoro, sul matrimonio.


900. Mary Barton - Elizabeth Gaskell (19)

Mary Barton is the pretty daughter of a factory worker who finds herself dreaming of a better life when the mill-owner's charming son, Henry, starts to court her. She rejects her childhood friend Jem's affections in the hope of marrying Henry and escaping from the hard and bitter life that is the fate of the workers, who are resentfully dependent on the callous mill-owners for their livelihoods. But when Henry is shot dead in the street Jem becomes the prime suspect and Mary finds her loyalties tested to the limit.


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