8 gennaio 2014

Windigo - Claudio Foti

Nel buio delle foreste, nel profondo delle terre senza uomini, risuonano storie terribili che farebbero rabbrividire anche l'uomo più coraggioso. Storie di esseri inumani, di entità soprannaturali, di mostri selvaggi. Strane creature dimorano nei recessi delle più lugubri foreste del mondo, ma ce ne sono alcune che vivono nascoste all'interno dell'uomo, abomini invisibili peggiori di qualsiasi altra cosa. Una di queste creature è il Windigo. La sua leggenda è ben conosciuta... ma la sua origine? Siete pronti a fare un viaggio nella sfera mistica dei nativi americani? Usanze e credenze, sapientemente mescolate, porteranno il lettore all’inseguimento di un nemico terribile, mille volte più mortale dell’uomo bianco. Siete pronti a scoprire la verità per quanto terribile essa sia? Incontrerete gli spiriti delle pianure americane, sarete immersi nella danza degli spettri, assaggerete i poteri protettivi dell’acchiappasogni e vi stupirete davanti alla forza e alla determinazione di Marmotta Rossa. Ma alla fine sarete in grado di reggere la verità sull'origine della leggenda del Windigo?

Recensione

Attenzione: seguiranno pesanti anticipazioni della trama.

Il Windigo è una figura della mitologia dei Nativi Americani, assimilabile al Bigfoot; mostruoso nell'aspetto e nel comportamento, si nutre di esseri umani ed è pressoché immortale. Il ritratto che ne fa Foti in questo suo racconto lungo è diverso: ce lo presenta come un demone con sembianze umane e lunghi canini, nel fiore degli anni seppur ne abbia vissuti più di qualche centinaio. Venuto dal Vecchio Mondo, scorrazza nel nuovo continente per placare la sua sete di sangue. I Nativi si accorgono presto che dietro alle morti terribili che turbano la loro quiete si nasconde qualche cosa di mostruoso e inviano un manipolo di sciamani a ucciderlo.

Mitologia, tradizioni Pellerossa, un mostro assetato di sangue, un inseguimento lungo i territori selvaggi d'America: un piatto ghiotto davvero. Peccato che il risultato sia simile alle portate di un ristorante a 5 stelle, piatti enormi e di design che contengono giusto un assaggio di pietanza, sufficiente a stuzzicare l'appetito più che a saziarlo - ma almeno l'occhio e le papille gustative godono, cosa che non vale per il romanzo in questione. Ottime premesse rivelano un contenuto striminzito, per nulla avvincente né terrorizzante, in una forma per nulla originale.

Della cultura dei Nativi Americani ci sono solo le citazioni a inizio capitolo; i riti, più volte nominati nel corso della narrazione, compaiono solo di sfuggita, tanto che viene dedicata maggiore attenzione a un banale acchiappasogni, piuttosto che ad altri momenti ben più complessi e sicuramente meno noti.

I resti del vecchio sciamano furono seppelliti una settimana più tardi col classico rito funebre. Dopo un giorno e una notte di celebrazioni, i Sioux elessero un nuovo uomo medicina.
Aggiungo che nel testo viene citata come "vecchia preghiera cherokee" una nota preghiera contemporanea, attribuita tra gli altri a Francesco d'Assisi ma in realtà composta da Reinhold Niebuhr nel XX secolo (Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscerne la differenza.).

Il Windigo/Infero assomiglia fin troppo a un vampiro, per origini, canini affilati, sete di sangue, punto debole (il fuoco), immortalità e autoguarigione delle ferite. Una figura simile dovrebbe per lo meno incutere timore, provocare qualche brivido nel lettore, sia anche più rodato nel genere horror, ma non riesce nell'impresa.

Marmotta Rossa, colui il quale prometterebbe di ricoprire il ruolo dell'eroe, sembra lì per sbaglio: giovanissimo per essere uno sciamano tanto potente (?), si muove da solo alla caccia del demone ma viene raggiunto ben prima dell'incontro fatale dai suoi colleghi, uno più strambo dell'altro. Tra tutti, Mascella: ognuno prende il nome dal primo animale che ha ucciso, ma Mascella? Non ci è dato di saperlo. Tornando al protagonista, non può non avere delle visioni, ovviamente oscure, ma la catarsi che ci si aspetta (che banalità) non avviene.

Lo svolgimento si può riassumere in: il mostro uccide, i buoni lo inseguono, il mostro li attacca, i buoni muoiono di morte terribile uno per uno, tranne il protagonista - che ucciderà il mostro? No, scherziamo. Ci penseranno tre orsi spuntati dal nulla - e un altro dei compagni, che poverino condividerà la stessa sorte del mostro. Perché? Non si sa. Come non si sa perché Marmotta Rossa sopravviva (e la storia si conclude proprio con lo sventurato alle prese con questo interrogativo).

Il cerchio si chiude, ma è come se non si fosse mai aperto. Il racconto non suscita riflessioni stimolanti, né risponde agli interrogativi che esso stesso pone. Non brilla per originalità (io ho trovato molto della Rice, nel Windigo) né per accuratezza (che direi assente). Lo stile non si fa distinguere, non resta impresso, non suscita quel brivido di piacere che ci si aspetta da un racconto. Per fortuna l'ho letto in poco tempo, ma non mi sento di consigliare a nessuno di seguire le mie orme.

Giudizio:

Non pervenuto

Dettagli del libro

  • Titolo: Windigo
  • Autore: Claudio Foti
  • Editore: Satzweiss
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • ASIN: B009QXIYBO
  • Pagine: 92
  • Formato - Prezzo: Ebook - 1,99 Euro

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