29 ottobre 2013

Speciale Premio Hugo: Dune - Frank Herbert

Dune di Frank Herbert è un romanzo del 1965 con ambientazione fantascientifica; nello stesso anno della pubblicazione vinse il premio Nebula e l’anno successivo il premio Hugo ex aequo con Io, l'immortale (This Immortal) di Roger Zelazny.
Primo di un ciclo di sei romanzi (Ciclo di Dune), Dune fu pubblicato originariamente in due parti tra il 1963 e il 1965 con i titoli di Dune World (finalista del premio Hugo nel 1964) e The Prophet of Dune.
Dopo la morte dell’autore, il figlio Brian Herbert con Kevin J. Anderson, basandosi sugli appunti di F. Herbert scoperti una decina di anni dopo la morte, hanno scritto una seconda serie di romanzi: Preludio a Dune e Leggende di Dune.


Frank Herbert, nato l'8 ottobre del 1920, a Tacoma nello Stato di Washington, fu costretto a fuggire di casa all'età di 18 anni, a causa della grande povertà che imperversava all'interno del suo ambiente familiare. Si trasferì dallo zio a Salem in Oregon, dove finì la scuola e lavorò al giornale Oregon Statesman in diversi ruoli, incluso quello di fotografo (mestiere che lo condusse anche nella seconda guerra mondiale a fare il fotografo per la marina militare). La sua carriera da romanziere ebbe inizio nel 1955 con la pubblicazione di The Dragon in the Sea (conosciuto anche come Under Pressure), con grande successo di critica ma meno di pubblico. Il lavoro sulla sua opera più importante cominciò poco dopo e in 6 anni di gestazione riuscì a pubblicare, dal 1963 al 1965, quelli che erano originariamente conosciuti come Dune World e Prophet of Dune.
Nel 1972 si ritirò completamente dal mondo del giornalismo per darsi anima e corpo alla sua vera vocazione di scrittore; oltre ai successivi romanzi del Ciclo di Dune, scrisse vari altri libri su temi ecologici e filosofici. Morì l'11 febbraio 1986 all'età di 65 anni, subito dopo l’uscita de La rifondazione di Dune" a causa di un'embolia polmonare mentre era ricoverato per un tumore al pancreas.


Il giovane Paul, figlio del duca Leto Atreides, non sa quasi nulla di Arrakis quando gli annunciano che è la sua prossima destinazione. Poi, a poco a poco, frammenti di racconti, ricordi, qualche parola rubata — tutto stranamente pervaso da un che di leggendario — iniziano a comporre un quadro inquietante. Meglio conosciuto come Dune, il pianeta di Arrakis è un immenso deserto caratterizzato da una fauna molto particolare, creature gigantesche, vermi che sono lunghi centinaia di metri. Tutto sembra misterioso in quel mondo, anche i suoi abitanti, i Fremen, un popolo che custodisce gelosamente la sua arcana cultura e che ha affinato arti eccezionali. Ma Dune è anche, e soprattutto, l'unica fonte del melange, la “droga delle droghe”, indispensabile per affrontare lunghi viaggi interplanetari, garantire straordinari poteri telepatici e assicurare un'incredibile longevità. E su Dune il destino di Paul si compirà, tra mille pericoli e dopo un difficile percorso spirituale.

Recensione

Se dovessi descrivere in una frase questo libro, direi “Dune: un inizio difficile, un percorso agevole, un finale in crescendo”.

La sensazione all’inizio del racconto è di trovarsi già nel vivo degli eventi senza conoscerne le premesse: Herbert introduce concetti e fa riferimento a fatti storici (ovviamente fittizi) come se fossero noti a tutti. Si parla di “Bene Gesserit”, di “Mentat” o di “Gilda spaziale” come in un qualsiasi altro libro si può citare la Chiesa cattolica o il Corano o l’Illuminismo senza la necessità di spiegare cosa siano poiché fanno riferimento a un patrimonio di conoscenze condiviso.

Si tratta, comunque, di una fastidiosa sensazione che si riduce man mano che il racconto procede, o meglio man mano che il mondo creato da Herbert prende forma e tutti i pezzi si incastrano nella cornice creata dall’autore. L’esperienza è simile a un viaggio in un paese straniero di cui non si sa molto: usi e costumi, storia e tradizioni, pratiche religiose e superstizioni sono conosciute dal viaggiatore attraverso l’osservazione attenta dei comportamenti della gente del luogo, quindi in maniera disordinata e non sistematica come avverrebbe invece leggendo una guida turistica, la cui lettura è più utile in un secondo momento per approfondire e organizzare le scoperte fatte in autonomia. Forse anche Herbert la pensava così e, infatti, alla fine del romanzo ha inserito una serie di appendici che chiariscono quei presupposti di cui avevo sentito la mancanza nelle prime pagine; il mio consiglio, comunque, è di leggerle alla fine per evitare qualche spoiler indesiderato e per non perdere il senso di scoperta e di stupore di fronte alla capacità “creativa” di Herbert.

L’autore, in realtà, lascia al lettore - inizialmente spaesato - una serie di indizi che lo aiutano gradatamente a mettere insieme i fili di un ordito molto articolato e cioè le citazioni, poste a inizio di ciascun capitolo, tratte dagli scritti storici della principessa Irulan (figlia di Shaddam IV, imperatore Padishah dell'universo conosciuto), in cui si narrano gli eventi di Arrakis e le gesta di Muad'dib, il condottiero che guiderà i Fremen nella rivolta contro le logiche di sfruttamento delle risorse e della popolazione locale attuate dalle Grandi Case e dalla Gilda spaziale il cui unico imperativo è che “la spezia deve fluire” anche a costo di congiure, tradimenti e violenza.

Il personaggio di Paul Atreides è quello meglio caratterizzato negli aspetti psicologici: grande spazio viene data alla lotta che intraprende tra il destino apparentemente inevitabile, tracciato da forze più grandi lui, e la volontà di essere artefice delle proprie scelte; minore attenzione è dedicata agli altri personaggi che appaiono più stereotipati. In particolare il ruolo delle donne è improntato a una concezione tradizionale della suddivisione dei compiti tra i generi: sono sacerdotesse, madri, compagne, a volte guerriere, ma sempre sottoposte alla volontà degli uomini e la loro felicità è subordinata alle necessità dei questi ultimi.

Gli eventi narrati si intrecciano con alcune tematiche che, a mio avviso, sono le vere protagoniste del romanzo: la logica individualista (rappresentata dalle Grandi Case e dalla Gilda spaziale) in contrapposizione con il senso di comunità (esemplificato dal forte senso di appartenenza dei Fremen), lo sviluppo sostenibile (termine moderno antecedente alla pubblicazione di “Dune” ma che riassume il pensiero di Herbert verso lo sfruttamento del territorio e delle persone che vi abitano), la manipolazione della comunicazione attraverso la creazione di miti religiosi, i rischi insiti nella commistione tra religione e politica.

Dune è un romanzo d’azione, ma senza il continuo interrogarsi su tali questioni (nonostante la vicenda narrata ne risulti, a volte, appesantita) sarebbe uno dei tanti romanzi di fantascienza ambientati in un futuro lontano e in mondi ostili. La prova di questa affermazione, a mio parere, si trova nelle due versioni cinematografiche, (un film di David Lynch del 1984 e una miniserie Tv del 2000) che hanno dato poco spazio alle questioni di sfondo (grazie alle quali nel romanzo l’intera vicenda acquista il suo specifico senso) riducendo l’intreccio narrativo a una serie di battaglie e di combattimenti che finiscono per stancare lo spettatore; per ovviare a questo inconveniente non sono valse a molto le soluzioni degli sceneggiatori di introdurre eventi in contraddizione con la narrazione o di dare più spazio a personaggi che, nel romanzo, non hanno un ruolo attivo. Una sorta di “effetto dune” si ritrova anche in "Guerre stellari" (lo stesso George Lucas ha sempre ammesso di aver subito il fascino del romanzo di Herbert) nell’aspetto di Tatooine, (il pianeta desertico di Luke Skywalker), nell’organizzazione politica dell’Impero, nell’addestramento dei Jedi all’uso della Forza.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Dune
  • Titolo originale: Dune
  • Autore: Frank Herbert
  • Traduttore: Cossato G.; Sandrelli S.
  • Editore: Fanucci
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • Collana: Tif Extra
  • ISBN-13: 9788834718452
  • Pagine: 720
  • Formato - Prezzo: ebook - 9,90 Euro

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