20 luglio 2013

Intervista a Francesco Dimitri, autore di "L'età sottile"

L'autore

Francesco Dimitri è un esperto di letteratura fantastica e magia. Nato in Puglia nel 1981, vive e lavora a Londra. Scrive saggi, romanzi e fumetti, collabora con "XL". Nel 2004 pubblica "Guida alle case più stregate del mondo", considerato un piccolo cult nel suo genere, e nel 2008 "Pan" (Marsilio Editore), subito diventato un caso letterario. Per Salani ha pubblicato "Alice nel paese della Vaporità" e "L'età sottile". Comunica volentieri su Twitter attraverso l'account @fdimitri.
Il suo sito è www.francescodimitri.co.uk.




Il libro

Quando Gregorio incontra la Magia per prima volta ha quattordici anni, e l’infanzia gli sta scivolando di dosso come l’acqua del mare del piccolo paese del Sud dove va in vacanza. La proposta che gli viene fatta va oltre ogni immaginazione, e l’idea di diventare più potente di qualsiasi mortale sembra decisamente allettante… Se Gregorio accetta, però, dovrà nascondere a chiunque la sua nuova vita; dovrà tacere e mentire alla famiglia e agli amici di un tempo; dovrà abbandonare la sua normalità ed entrare in un mondo dove la parola è azione, e le azioni sono al di sopra di ogni giudizio. Un mondo di cambiamento costante, di pericoli mortali, di tradimento, ma dove l’amicizia è più potente della morte…
Originale, spiazzante, crudo, onirico e realistico al tempo stesso, dal più talentuoso e visionario autore del fantastico italiano un sorprendente romanzo di formazione che ci ricorda che ogni adolescente è mago, perché vuole conservare il potere dell’infanzia e trasportarlo integro nell’età adulta.



L'intervista


1. Partiamo subito dal tuo ultimo lavoro. Con “L’età sottile” sei tornato “a casa”, nella stessa Roma di “Pan”. Cosa ti ha spinto a questo ritorno?

Roma era uno degli spazi di questa storia: tutto qui. Io credo che i libri, più che costruirli, si scavino. Più che farli, li trovi. Avevo la sensazione che questa storia avvenisse, in parte, a Roma.


2. La Roma vista in quest’ultimo romanzo sembra però diversa da quella di “Pan”, fosse solo per l’approccio più realista che caratterizza il tuo ultimo lavoro. Mille volti per una città: com’è il tuo rapporto con Roma?

Conflittuale. Ci ho vissuto a lungo, ma non ci tornerei a vivere, credo, mai. E’ una città contraddittoria: uno dei centri storici più belli del mondo, ma per il resto, poco più che un accrocco di palazzine. Un posto in perenne decadenza, e che proprio per questo ha un fascino tutto suo.


3. Del modo con cui ha trattato l’adolescenza mi ha colpito l’insistenza sull’aspetto topografico. All’inizio del libro un più giovane Gregorio, appena approdato nell’adolescenza, misura proprio in termini di maggiore spazio esplorabile il passaggio di età. Come sei arrivato a questa elaborazione dell’adolescenza?

Io credo che si possa guardare al ‘crescere’ come a un allargarsi di cerchi concentrici. All’inizio non cammini neanche, e il tuo spazio è un puntolino. Poi gattoni e hai una stanza a disposizione. Inizi a camminare e hai una casa. Inizi a uscire da solo e hai un quartiere. Diventi più grande e hai una città. Diventi adulto, e bam!, c’è tutto il mondo a tua disposizione. Ogni allargamento del cerchio ti rende più libero, ma ti spaventa pure. Perché ti dici, e adesso che ci faccio, con tutto questo spazio?


4. “L’età sottile” è certamente un romanzo sull’adolescenza, ma c’è tanta magia che non può essere ignorata. Il romanzo è piacevolmente intriso di nozioni alchemiche, esoteriche e via dicendo. Probabilmente faccio confusione, perché non sono un esperto. Tu invece sembri esserlo: che studio c’è stato alle spalle, e quanto ti sei documentato per il romanzo?

Molto studio, ma non moltissima documentazione di per sé. La magia è una mia passione da sempre e ho una discreta collezione di libri e quant’altro. Ho avuto bisogno di rispolverare alcune cose (non ricordo mai le sostanze precise che secondo Dion Fortune si usano in caso di attacco psichico…), ma non tante. Trovavo divertente l’idea di scrivere un romanzo che parlasse di magia in modo quanto più realistico possibile. Spesso la magia, nel fantastico, è una dimensione ‘altra’ rispetto alla realtà, ma a me piace vedere come le due cose si penetrino a vicenda. Reale è quello che decidiamo che sia reale; non di più, non di meno.


5. Roma, lo sciamano Michele, i tre Aspetti della realtà: tutti elementi che richiamano “Pan” e un universo più vasto che accoglie al suo interno pure la tua “Alice”. La domanda è: cosa è venuto prima? L’universo narrativo dal quale attingere per scrivere romanzi? O nel corso della scrittura ti sei ritrovato a elaborare un universo comune?

Come dicevo, più che elaborare, io cerco di ‘trovare’ storie. Mi siedo al tavolo davvero con un atteggiamento esplorativo, credendo con fermezza che c’è una storia reale da qualche parte, e il mio scopo è riferirla. Nelle riscritture, quando non so se togliere un pezzo o lasciarlo, mi dico: ‘ma questa cosa è successa davvero sì o no?’. Quindi ho… trovato un universo comune. E lo esploro libro dopo libro insieme ai lettori. Il mio parere su di esso, o sui personaggi, vale quanto il parere di qualsiasi altro lettore.


6. Un altro aspetto che mi ha colpito è una certa caratterizzazione della sessualità, dalle orge liberatorie di “Pan” ai riti sessuali de “L’età sottile”. Cosa ci puoi dire a riguardo?

Amo il sesso, sul serio. E credo fermamente che dovremmo concederci la più assoluta libertà sessuale. Ci sono certi schemi di relazioni di coppia, preferenze di gender, eccetera, che stiamo vedendo (per fortuna) cadere in frantumi intorno a noi, e che hanno portato un sacco di infelicità, frustrazioni, violenza.
Gli unici limiti sono, ovviamente, il rispetto degli altri e quello dei bambini. A parte questo, ogni regola sessuale è una trappola, o un sistema di potere. Per dire, il fatto che la parola ‘orgia’ sia connotata in negativo è una follia: che c’è di male, di brutto, di squallido, in un gruppo di adulti nudi che si divertono tra loro? Il fatto che sesso e amore siano stati legati in modo così stretto ha a che fare più con regole di successione ed eredità che con una supposta natura metafisica dell’amore.
E poi c’è l’aspetto magico. Non tutta la magia è basata sul sesso… ma molta sì. Se guardiamo alla tradizione magica rinascimentale (i vari Giordano Bruno & co che fanno studiare in qualunque liceo classico), troviamo un gigantesco ruolo dell’eros, spesso inteso in senso molto fisico. Ma il discorso è lungo.


7. Facciamo un passo indietro e parliamo di te. Il tuo esordio è come saggista ed esperto di fantastico e paranormale. Come ti sei accostato alla narrativa?

Mi piace scrivere, comunicare. Saggistica, romanzi, fumetti, contenuti online – sono tutti modi per mandare messaggi in bottiglia a degli sconosciuti. E per esplorare mentre lo fai. Io ho un certo tipo di visione del mondo, e credo che emerga in tutte le cose che faccio. Ma mi piace fare cose diverse tra loro.


8. Quando è uscito “Pan”, molti hanno parlato di te come “il Gaiman italiano”. Non voglio chiederti cosa pensi del paragone, quanto piuttosto se senti di far parte del “nuovo fantastico italiano”, o se preferisci rifiutare le etichette e presentarti come uno scrittore solitario.

Non è neanche questione di fantastico o no, ma del sentirsi italiani. Io non mi ci sento – e so che non è molto diplomatico a dirsi, in periodo di lancio di un libro nuovo, ma amen. Non che mi senta inglese o che: mi sento una ‘rolling stone’ per così dire, e della supposta ‘identità’ legata al suolo su cui mia madre mi ha fatto nascere non potrebbe fregarmene di meno. Viviamo in un mondo in cui i confini (geografici, linguistici, culturali) hanno sempre meno senso. Io mi sento parte di una comunità trasversale di gente che pensa che il mondo cosiddetto ‘reale’ sia un po’ stretto, e cerca di esplorarne altri. Artisti, maghi, scienziati, italiani, inglesi, eschimesi, chissenefrega.


9. Quali sono i tuoi modelli, i tuoi punti di riferimento, le tue fonti di ispirazione? So che è una domanda impossibile da rispondere, ma se dovessi scegliere due-tre autori o opere che più di tutti rappresentano la tua formazione, da lettore e da scrittore, quali sceglieresti?

Joss Whedon continua a battere tutti. Credo sia il più grande storyteller vivente. Nella nuova generazione di autori, Joe Hill ha da insegnare a tanti (tipo, a me). E poi c’è un inglese sconosciuto in Italia, ma che fa cose clamorosamente belle, che si chiama Graham Joyce. Procuratevi il suo Some Kind of Fairy Tale, o The Limits of Enchantment, e capirete che intendo. Non sono fonti d’ispirazione in senso stretto – mi piace fare le mie cose, non ‘cose alla’. Ma sono tutte persone che hanno molto da dire e sanno dirlo dannatamente bene.


10. Da tempo vivi a Londra. Senza entrare nella sfera privata: perché hai lasciato l’Italia e perché proprio Londra? Hai in mente di provare ad affacciarti anche sul mercato editoriale britannico?

Non voglio vivere in un Paese in cui il colore della pelle di un ministro è, non dico materia d’insulto, ma anche solo materia di discussione. L’Italia è un pantano culturale, e non vedo speranze di miglioramento: a me i pantani non piacciono, quindi me ne sono andato in un posto in cui si respira un’aria più fresca.
E poi credo che la vita sia troppo breve per spenderla tutta a parlare la stessa lingua. Mi piace andare in giro, esplorare. Rischiare. È più divertente così. Cambi lingua, metti in prospettiva tante cose.
Sul mercato di qui, ho la bocca cucita. Ci potrebbero essere novità, ma ne parlerò a tempo debito.


11. Anche se sei lontano dall’Italia, accorci le distanze con i lettori grazie al web. Com’è la tua esperienza con il mondo di Internet, per quanto riguarda il rapporto con i lettori?

Sembra retorico a dirsi, ma Internet, sotto questo aspetto, è davvero fantastico. Subito dopo l’uscita dell’Età Sottile sono stato subissato da mail di lettori che mi dicevano ‘sto leggendo di nascosto, al lavoro’, oppure ‘dovrei studiare e invece…’. Ci sono poche soddisfazioni più grandi.
E massaggi all’ego a parte, il confronto diretto con i lettori è sempre molto bello, e istruttivo. Quando scrivi stai mandando un messaggio in bottiglia a degli sconosciuti, dicevo. Adesso, grazie a Internet, ti rispondono pure.


12. Chiudiamo con una domanda che è di rito, ma davvero vogliamo sapere: progetti futuri? Continuerai su questa linea o sorprenderai tutti con una virata improvvisa?

Per navigare a lungo devi virare spesso. Ho vari progetti e delle virate davvero brusche in arrivo. Ma sono in fase di lavorazione, e di solito in questa fase preferisco starmene buono, lavorare e tacere…

0 Commenti a “Intervista a Francesco Dimitri, autore di "L'età sottile"”

Posta un commento

 

La Stamberga dei Lettori Copyright © 2011 | Template design by O Pregador | Powered by Blogger Templates