28 marzo 2013

La gatta - Jun'ichirō Tanizaki

La protagonista di questo racconto lungo è una gatta, la bellissima Lily, adorata dal suo padrone Shozo.
Lily si trova al centro di un intrigo familiare senza esclusione di colpi quando la ex moglie di Shozo, Shinako, nel tentativo di riavvicinare il marito, chiede con ostinazione di riavere la gatta. La seconda moglie, Fukuko, che ha accettato la convivenza con la gatta per compiacere il marito, non nasconde la gelosia per la bestiola, perciò non si oppone alla richiesta di Shinako.
La contesa si risolve a favore della prima moglie, che riesce a strappare la gatta al marito e a farsi amare da Lily. Tanizaki si addentra con maestria nella psicologia femminile, conducendone una finissima indagine accompagnata da ironia e acuto realismo.

Recensione

A prima vista questo romanzo breve - o meglio racconto lungo - di Tanizaki sembra essere un po' eccentrico rispetto al resto della produzione dell'autore, incentrata sulla crisi dell'identità culturale e storica della società giapponese all'alba della modernità e sui suoi risvolti legati a tabù sessuali, feticismi e divagazioni erotiche.
A ben vedere invece, nel triangolo tra Shōzō, maschio sotto tutela congiunta della madre O-rin, e le mogli, Shinako e Fukuko, la gatta Lily rappresenta il punto in cui si incontrano le diagonali, il centro dei vincoli e delle finzioni affettive.
Sicché la povera gatta Lily, contesa e sballottata, assume in sé il valore simbolico di sublime feticcio per tutti i personaggi, ma in modi diversi: per il protagonista è il simulacro silenzioso del proprio io, vessato nella vita famigliare e dunque meritevole destinatario di affettuose tenerezze; per Shinako diventa il simbolo di un perduto equilibrio che, pur se in condizioni di stabilità molto precarie, garantiva il calore di un focolare domestico e la legittimità sociale attribuita a una moglie; per Fukuko si erge a nume della casa e sembra quasi, con la sua presenza silenziosa e criptica, rinfacciare comportamenti poco consoni alla morale tradizionale di una donna sottomessa al marito nella relazione coniugale.
Tutti e tre consumano nella figura della gatta le aspettative di una vita migliore, non sottoposta a vincoli così stringenti e oppressivi rispetto agli individui, come quelli previsti dai codici di comportamento tradizionali, eppure sanno di non possedere la forza necessaria a spezzare le catene sociali e a trovare delle soluzioni alternative.

Per gli individui non sembra esserci una prospettiva accettabile al di fuori della confortevole ma soffocante recinzione costruita da modelli di normalità accettati e condivisi. Shōzō concentra la sua esistenza su riferimenti femminili e anche in Lily, la gatta umanizzata dal bisogno di contatti emotivi, ritrova la sicurezza di una consolazione materna. Shinako, la prima moglie, dopo aver cercato in lei una vendetta verso l'ex marito che l'ha ripudiata, finisce per trovare in essa lo stesso rifugio affettivo rispetto alla solitudine che rimproverava a Shōzō. Fukuko infine, dopo aver ceduto alla richiesta della rivale, vedendo nell'atto di magnanimità il sigillo della sua vittoria, si trova nella stessa situazione di Shinako: è vittima della gelosia per un gatto, teme che il debole marito possa cadere in tentazione di cercarla e così incontrare di nascosto la moglie ripudiata e in più entra in conflitto con la suocera, O-rin, che pure era stata artefice della sua relazione con il debole figlio.

Nello stile malinconico e semplice di Tanizaki le scene della piccola borghesia nipponica acquistano il sapore di una quotidianità nitida e concreta e rendono perfettamente, nella mancanza di un finale vero e proprio, l'impressione di trovarsi davanti a uno spaccato di vita reale.

La narrazione è svelta e agile, contempla pochi oggetti e scarne descrizioni ma tutte molto efficaci e in grado di stimolare nel lettore una reazione empatica. La scena in cui Shinako accoglie nel futon la piccola Lily, sentendo tutta la gioia di averne guadagnato la fiducia e l'affetto, è raccontata facendo trasparire tutto il coinvolgimento del personaggio e insieme mantenendo un distacco notevole per il narratore. Allo stesso modo le peripezie affrontate da Shōzō per rivedere Lily portandole ghiottonerie mostrano che il ruolo di Lily nella rete di rapporti umani è fondamentale e ne fa quasi un'epifania dello stato di superiore e intangibile serenità.

La gatta, con il suo comportamento volubile e insieme fedele, incarna in questo racconto - ma non solo, se pensiamo al gatto zen protagonista del quasi coevo 'Io sono un gatto' di Natsume Soseki - un'immagine archetipica e sorniona dei misteri nascosti nell'animo umano, sepolti dalle convenzioni e dalle norme di comportamento, come braci sotto la cenere, ma mai spenti del tutto.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: La gatta
  • Titolo originale: Neko to Shōzō to futari no onna
  • Autore: Jun'ichirō Tanizaki
  • Traduttore: Giovanna Baccini
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2000
  • Collana: Tascabili
  • ISBN-13: 9788845243776
  • Pagine: 129
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 8,00

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