19 gennaio 2013

Tales From Helleborya #1: Corruzione oscura - J. Thorn

Helleborya sta cambiando. Lo puoi sentire nelle voci tremolanti delle persone che bisbigliano di incubi ormai persi nel tempo. Lo vedi nell'incedere preoccupato dei messaggeri che portano notizie dell’ennesimo gruppo di grandi eroi sparito nel nulla. Lo percepisci negli sguardi assenti di coloro affini alla magia, sempre con l’orecchio vigile, come a cercare di cogliere un sussurro lontano.

Sagome sfuggenti nel cielo notturno. Individui dalle insolite armature. Il momento è giunto. Diversi giovani destini s’incroceranno nel villaggio di Danthya. Il viaggiatore dagli strani marchingegni, la ragazza coperta dall’armatura di radici, la veggente senza poteri, il cavaliere tormentato dalla passione… Il primo atto di una delle pagine più buie di Helleborya sta per essere scritta.

Recensione

Una pericolosa Corruzione minaccia il mondo di Helleborya; assassinati in modo orribile e misterioso tutti i più potenti avventurieri, la salvezza risiede nelle mani di alcuni giovanissimi: Markus, futuro cavaliere, e Ronak il nano, che insieme a Nix, principessa elfica dalla voce sopraffina, e a Morgan, mago dotatissimo e ambizioso, si sono visti strappare i genitori e mentori. Il loro cammino si incrocia presto con quello di Kendra, druida che ha appena lasciato il suo bosco natio per scoprire il mondo, e di Jack, avventuriero pieno di risorse: essi sono gli unici a conoscere la portata del pericolo che incombe su Helleborya, e a possedere tutte le doti necessarie a fermarlo.

Notevole la multimedialità dell’universo di Helleborya, che può vantare un bel sito con illustrazioni, informazioni e mappe, ma un romanzo è un testo scritto che deve valere di per sé, offrendo al lettore non solo un’ambientazione curata, ma anche una trama solida, personaggi approfonditi, e soprattutto una forma valida. Tutti elementi che mancano in Tales From Helleborya, che si offre come l’ennesimo fantasy crogiuolo di tutti gli stereotipi del genere: un mondo in pericolo a causa di forze malvagie inizialmente sconosciute, un manipolo di giovani guerrieri da fare invidia a una campagna di Dungeons&Dragons (cavaliere, avventuriero, mago, nano, druida e barda elfica), una quest irta di inside e molto altro ancora. L'unico apporto di originalità, lasciato in nuce e affatto sviluppato, è la presenza su un'isola di gente caduta dal cielo, un gruppo di scienziati e militari provenienti da un altro universo che introducono la tecnologia moderna in un mondo medievalfantasy.

Il protagonisti sono tutti adolescenti, il che tuttavia non giustifica una narrazione dai toni così infantili, che trasforma Helleborya in un grande parco giochi popolato da bambini vestiti da adulti che tentano di darsi un tono.

Quirto si piegò su Bentin, lo aiutò a rialzarsi e assieme fuggirono.
“Lo diremo a tua madre!”
“Rimarrai in castigo per sempre!”

“Giusto. Dimenticavo che qui in questo villaggio l’unica persona con qualche abilità sono io.”
“Mi devi un favore! Avevi promesso!"
“Sì, sì. Stai calmo. Solo se non ti metti a frignare…”

Nella prima scena, a parlare sono due quindicenni addestrati all’uso della magia che si rivolgono a un aspirante cavaliere loro coetaneo. Nella seconda, il dialogo avviene tra un giovane mago così potente da praticare la necromanzia e un nano di vent’anni (sebbene sia specificato che corrispondono a circa quattordici anni umani). Se in un universo narrativo ai quindicenni è permesso tenere una spada o un’ascia e imparare a padroneggiare magie pericolose, e sono in grado di viaggiare da soli e di uccidere, quei quindicenni non possono comportarsi e parlare in modo persino più infantile del quindicenne medio reale. Le ragazze - una druida cresciuta nei boschi e una principessa elfica -, loro coetanee, li accompagnano in una pericolosa missione senza una reale motivazione, con un’allegria da gita scolastica (non mancheranno scene in cui parlano dei ragazzi, si tirano cuscinate, fanno il bagno, si vestono e si acconciano i capelli) che veramente stona trattandosi di una missione volta a salvare il mondo e a vendicare genitori assassinati. Ne consegue un’impressione di estrema immaturità, contenutistica oltre che stilistica, che rende personaggi e situazioni infantili in un modo che sarebbe giustificato solo in un libro per bambini o preadolescenti.

Purtroppo, come già detto, non si salva nemmeno la forma, difettando della minima tecnica: la punteggiatura zoppica, i dialoghi, poco spontanei, sembrano voler declamare al lettore informazioni sulla trama e sui personaggi, il narratore è alquanto confuso, ogni cosa viene dichiarata piuttosto che mostrata; solitamente detesto appellarmi allo show, don't tell, poiché ritengo non lo si possa applicare a ogni contesto, ma a tutto c'è un limite: le persone non possono parlare da sole per comunicare ai protagonisti dove stanno andando o cosa stanno facendo.

"Ah! Ah! Più veloci! Se non arriviamo a Delberra prima dell'ora di pranzo perderemo lo spettacolo di questa sera! Ah! Ah!"

La frase in questione è di un uomo che guida un convoglio di animali esotici, e, in assenza di spettatori, ne deduciamo che sta parlando ai cavalli che frusta senza pietà. C'è modo e modo, tuttavia, per far capire al personaggio spettatore e al lettore che si tratta di un convoglio diretto a un circo o a una fiera. O ancora:

Il dottore stava per ordinare alle infermiere di iniettare varie sostanze che avrebbero dovuto stabilizzare le condizioni di Relborn, quando il suo sguardo cadde sul monitor del computer [...]

Varie sostanze è un'espressione vaghissima, che può essere accettata solo se il punto di vista è di uno spettatore ignorante in medicina, come un soldato, che osserva le azioni del medico, e non conoscendo i nomi dei medicamenti da lui usati li definisce appunto sostanze. Il punto di vista, però, è proprio quello del medico, che dovrebbe chiamare le cose con il loro nome.

Ho selezionato solo due esempi random di ciò che un autore con un'esperienza minima dovrebbe evitare a ogni costo, ma la narrazione ne è costellata. Peraltro il carattere di ogni personaggio in scena, in modo analogo, non viene mostrato, ma anticipatamente descritto e commentato dalle parole o dai pensieri di altri personaggi: così la mente di Kendra è "ancora più splendente della grazia del suo corpo", caratteristica declamata dalla sua maestra prima ancora di essere mostrata, o Morgan viene descritto dal suo maestro come un mago intelligente, dotato e fin troppo ambizioso prima che le sue azioni ce lo mostrino sotto questa luce. Tali caratteristiche, unite a uno stile semplicistico al punto da risultare quasi sciatto e colloquiale, si accompagnano numerosi refusi ed errori.

Davvero non saprei cos'altro dire di questo romanzo, se non – mi sia permesso – un piccolo commento finale: l’autore, se pienamente convinto della sua opera, avrebbe dovuto lasciarla decantare ancora per qualche anno per poi rimaneggiarla totalmente. Così com'è, il testo scritto sembra una semplice appendice di un universo che l’autore si è divertito a immaginare, e non la base di quello stesso universo che solo in un secondo momento dovrebbe essere corredata di illustrazioni e approfondimenti, i quali servono ad abbellire un testo già valido ma non possono coprire le sue mancanze.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tales From Helleboria: Corruzione Oscura
  • Autore: J. Thorn
  • Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • ISBN-13: 9781479123650
  • Pagine: 348
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,79 Euro; Ebook Kindle - 2,99 Euro

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