13 settembre 2012

Estasi culinarie - Muriel Barbery

Monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, è in punto di morte. Ad abbandonarlo è il cuore, organo che, probabilmente, aveva messo in gioco troppo poche volte nella vita. Odiato dai figli e amato da una moglie sempre ignorata, nelle ultime ore della sua esistenza, dal letto della sua lussuosa abitazione, cerca disperatamente nei cassetti della memoria l'unico sapore che vorrebbe assaggiare di nuovo prima di morire. E così riemergono ricordi di sontuosi banchetti, di cibo sublime, di sapori rudi e primitivi, di sentimenti contrastanti, che restituiscono, da un lato, l'immagine di un uomo potente, cinico, sprezzante, specchio della ricca borghesia che, cieca nella sua arroganza, fallisce inesorabilmente sul piano dei rapporti umani; dall'altro, un esteta del gusto che, attraverso il suo percorso culinario, dall'infanzia alla maturità, apre al lettore una visione sul mondo della cucina, che assurge a ruolo di esperienza culturale.

Recensione

Precedente di sei anni il più noto "L'eleganza del riccio" e ambientato nello stesso palazzo parigino, questo "Estasi culinarie" è stato ripubblicato in Italia con questo titolo dopo il successo del bestseller. Le differenze tra le due opere sono marcate, tanto che questo potrebbe deludere chi ha amato "Il riccio": manca sicuramente la drammaticità delle vicende, come anche sono assenti le interazioni profonde tra i vari personaggi.

Eppure "Estasi culinarie" non mi è affatto dispiaciuto, pur nella sua stasi che ricorda il teatro greco, con unità di tempo, di luogo e di azione, e nel suo svolgimento sulla scia dei ricordi più che delle azioni.
Un letto di morte, una sentenza inappellabile che condanna il noto critico culinario Monsieur Arthens a poche ore e che porta inevitabilmente a un bilancio della sua vita da parte propria e di chi l'ha conosciuto. Sentenze dolorose, talvolta inappellabili, accomunate da una tragica incomprensione.
Da un lato lui, la superstar della gastronomia, incarnazione del nicciano concetto di Superuomo, incapace di vedere gli altri come qualcosa di diverso da satelliti dipendenti da lui. Le uniche emozioni vere le prova a tavola, dove la sua esperienza si trasforma ai limiti della sinestesia, in un crogiolo di sensazioni che coinvolgono contemporaneamente i cinque sensi. E un sesto senso meriterebbe di essere creato appositamente, ovvero quello stuzzicato dalle parole scritte che così abilmente portano il lettore a provare le stesse sensazioni preziose e raffinate che evoca Arthens. Non è solo la classica "acquolina in bocca" a sopraggiungere, ma si va ben oltre - ed "estasi" diventa un termine davvero azzeccato.
Dall'altro lato, ecco una sfilata di personaggi che hanno avuto la (s)fortuna di incrociare la propria strada con quella di Arthens: moglie, figli, nipoti, semplici conoscenti - ognuno ha una parola per il moribondo, non sempre colma della clemenza che viene riservata a chi se ne sta andando. Anzi, talvolta il livore sembra aumentare all'idea dell'inevitabile, come se anche in questa ultima tappa il critico volesse dimostrare la propria superiorità sul mondo.

In comune con "Il riccio", "Estasi" ha le solitudini dei suoi personaggi: ma mentre nel primo avviene una sublimazione tramite un contatto, un'amicizia spesso assurda e inspiegabile, qui l'isolamento è totale. Non c'è comunicazione, non c'è reciprocità, non c'è scontro: solo una serie di unità che si osservano come pesci rossi che nuotano ciascuno nella propria boccia. Eppure la catarsi arriva, insolita e curiosa, proprio grazie a quel sapore misterioso che Arthens rincorre lungo la scia dei ricordi - quello che vorrebbe risentire un'ultima volta prima della fine ma che, ironia del caso, proprio non riesce a riportare alla mente. È questo lo spunto che dà il via al romanzo, una curiosità, quel "ce l'ho sulla punta della lingua" capace di portare alla follia se non si riesce a trovarne la definizione corretta.

In queste scorribande nel gusto, si ritrovano spunti interessanti sul perché e sul come della cucina - quella buona, non perché sana o particolarmente gustosa, ma perché tramite di un messaggio che per essere recepito necessita di tutti i cinque sensi. Quella cucina delle nonne che oggi, a suon di fast food, abbiamo dimenticato; quella che dà un ruolo magico alla donna di casa, tramite di sentimenti e sensazioni, punto di equilibrio discreto e fermo. Vien davvero voglia di riprendere a cucinare come si deve, mettendoci di più ma facendolo con più gusto, per riscoprire sensazioni dimenticate nella fretta; vien voglia di spegnere la tv e di gustare in silenzio le pietanze, riprendendo un contatto familiare che rischia di perdersi.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Estasi culinarie
  • Titolo originale: Une gourmandise
  • Autore: Muriel Barbery
  • Traduttore: Caillat E., Poli C.
  • Editore: E/O
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: Dal mondo
  • ISBN-13: 9788876418396 
  • Pagine: 145
  • Formato - Prezzo: Brossura - 15.00 Euro

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