22 luglio 2012

Diario di (ri)lettura di Sakura: Il signore degli anelli

"Il Signore degli Anelli" è un romanzo di avventure in luoghi remoti e terribili, di episodi d'inesauribile allegria, di segreti paurosi che si svelano a poco a poco, di draghi crudeli e alberi che camminano, di città d'argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano al solo nominarli, di eserciti luminosi e oscuri. Tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male.

Diario di lettura di Sakura, o: Del piacere di rileggere

Nota: questo diario non vi darà informazioni sul libro. Se siete qui per leggere informazioni sulla trama del Signore degli anelli, vergognatevi, perché significa che vivete fuori dal mondo, e andate su Wikipedia. Se siete qui per leggere motivazioni sul perché affrontare la lettura di un simile tomo, non ne troverete. Questo è niente più che il diario di una lettrice, e i diari, si sa, sono pieni di aneddoti personali di dubbio interesse. Lettore avvisato...

Ci sono lettori dichiaratamente contro le riletture. Posso capire la loro argomentazione: nella vita mancherà sempre il tempo per leggere tutti i libri che vorremmo, figuriamoci perdere tempo con libri già letti. Io, complice forse la mia scarsa memoria che mi porta puntualmente a esclamare: "Ma questo succedeva davvero?", adoro rileggere, ritrovare, riscoprire, ricordare.
Forse, ripensandoci, a tutto c'è un limite: fatto sta che mi ritrovo a leggere per la quarta volta Il signore degli anelli.

Correva l'anno duemiladue (gennaio, credo). Era un sabato pomeriggio, e mi arrivò una telefonata da chissà quale compagno di scuola che mi invitava ad andare a vedere tutti insieme Il mandolino del capitano Corelli. Il film non mi ispirava, i miei compagni di classe nemmeno, ma ogni tanto si fa buon viso a cattivo gioco pur di non trascorrere il sabato sera in casa.
Non ricordo il motivo per cui il programma fu modificato: probabilmente i maschi si resero conto che era una storia d'amore (a proposito, ottimo Nicholas Cage e bel film, l'ho recuperato in seguito) e optarono per il film d'avventura nel cinema accanto. Fu così che mi ritrovai in sala a vedere La compagnia dell'anello, e per le mie conoscenze letterarie d'allora poteva benissimo essere la biografia di un gioielliere.
Il film durò due ore e mezza (che generalmente considero troppe per qualsiasi soggetto), ma uscii dalla sala con la bocca ancora aperta e la sensazione di essere entrata al cinema nemmeno dieci minuti prima. Diciotto ore dopo, domenica pomeriggio, andai al cinema vicino casa per vederlo da sola, cazzo, c'era una quest, i maghi, i nani, i troll e pure gli elfi. Probabilmente quel sabato sera coincide con l'inizio del mio amore per il fantasy.
A casa mio padre mi prese per il culo con gusto perché avevo scoperto l'America: da vent'anni vagava in giro per casa il libro da cui il film era tratto (non si scoprì mai di chi fosse il tomo) che lui, mia zia, mio zio e mio nonno si prestavano e restituivano periodicamente. Amavo abbastanza leggere, ma a quattordici anni si hanno troppe cose da fare durante la giornata per imbarcarsi in un tomo di milleduecento pagine con tanto di appendici genealogiche e linguistiche. Tutte le altre cose da fare durante la giornata dovettero cedere il posto alla lettura un anno dopo, in seguito alla visione de Le due torri, quando decisi che di aspettare un anno per conoscere la fine della trilogia non se ne parlava nemmeno.
Lo lessi in due settimane, e certamente non fu una lettura leggera (mi unii al coro di: Ma pure la foglia che cade?), ma sicuramente fu formativa, e non soltanto perché - fino a quel momento - non avevo mai letto un libro così lungo e totale, ma perché non avevo mai nemmeno letto un fantasy degno di tal nome. Ci sono libri che non si dimenticano e autori che vorresti aver conosciuto di persona: Il signore degli anelli e Tolkien, per quanto mi riguarda, appartengono a questa categoria.

La seconda volta avvenne nell'autunno del duemilaotto: avevo regalato Il signore degli anelli a una persona di quelle che non si dimenticano (come il libro) e volevo rinfrescarmi la memoria, una lettura all'insegna del cambiamento; nell'estate del duemilaundici quella persona si era appena allontanata da me, e mi ritrovai a ri-leggere ancora una volta il romanzo nella copia illustrata che proprio lui mi aveva regalato - una lettura, stavolta, all'insegna della malinconia; appena un anno dopo, come mi ero ripromessa di fare, sto affrontando la lettura in lingua inglese, in gruppo con fratello (a cui adesso è andata l'edizione familiare ingiallita che da vent'anni infesta casa mia come un fantasma impolverato), tre amici, il mio ragazzo. Questa è una lettura felice, e non sarà di sicuro l'ultima.

Vi sembrano ancora troppe quattro letture di un capolavoro fruibile a infiniti livelli e legato a vari momenti della vita (la liceale imbranata, l'universitaria felice, l'universitaria depressa, la laureata felice ma in tilt)? Leggere un libro non significa assimilare le informazioni sulla trama e i personaggi per poi riporlo, ma viverlo. E vivere in modo diverso un libro che si è già letto e amato è un'esperienza esaltante quanto la prima volta.

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