30 giugno 2012

La famiglia Moskat - Isaac Bashevis Singer

Le vicende di una famiglia patriarcale attraverso gli anni che vanno dall'inizio del secolo alle soglie della dissoluzione finale nel massacro nazista. La vera protagonista di questo romanzo, però, è la società ebraico-orientale, e in particolare quella di Varsavia, con la sua complessa cultura.
Le storie della decadenza parallela di una grande famiglia borghese e del suo mondo si tingono e si complicano delle particolarissime caratteristiche che una simile vicenda assume all'interno di una società "diversa", che assiste al crollo della propria tradizione e della propria identità storica.

Recensione

Gli Ebrei sono un popolo che non riesce a dormire e non fa dormire gli altri.

Pur nella lontananza geografica e storica, il ruolo della famiglia nella tradizione della cultura yiddish evoca l'importanza che questa istituzione riveste nella nostra civiltà e nelle culture mediterranee in genere. La famiglia Moskat, fatta di un capostipite, reb Meshulam, di tanti figli e altrettanti nipoti, si allarga con matrimoni successivi, separazioni, figli illegittimi e nuove unioni, si estende al di fuori della via Nalewka, cuore del ghetto ebraico di Varsavia, e accoglie tra malumori, liti e riconciliazioni nuovi personaggi e storie.

Per tre decenni, dagli ultimi scampoli di belle époque all'orlo dell'abisso che la inghiottirà nell'olocausto nazista, la genealogia di una benestante famiglia ebrea polacca apre uno spiraglio sulla ostjudentum, la vita delle comunità ashkenazite e ne racconta storia, tradizioni, costumi e cambiamenti in un affresco vivace e colorito, spigliato e nostalgico, venato da una profonda tristezza postuma e insieme di una inesauribile vitalità.

Il filone narrativo principale segue l'arrivo di uno studente di famiglia rabbinica, Asa Heshel Bannet, a Varsavia e il suo ingresso nella ricca famiglia Moskat tramite la conoscenza con Abram Shapiro, un viveur genero del patriarca Meshulam Moskat, e la sua storia d'amore, contrastata dalla famiglia, con una delle nipoti di Meshulam, Hadassah, dopo una fuga in Svizzera e un matrimonio infelice con Adele, figlia di primo letto di Rosa Frumetl, ultima moglie del capofamiglia.
Attorno a questa vicenda sentimentale si raccolgono le inquietudini, amorose ed esistenziali, dei vari rami della famiglia e delle famiglie imparentate o vicine, per esempio quella di Koppel, l'intrigante factotum e amministratore dei beni dei Moskat, sposato e con figli ma innamorato di una delle figlie del suo datore di lavoro.
La storia coinvolge in realtà i destini di tutta una cultura e di una lingua, quella yiddish, nel pieno dell'ondata di antisemitismo che dilaga dalla Germania nazista all'URSS di Stalin e travolge anche la Polonia, in precedenza accogliente verso il popolo eletto, con il contagio del nazionalismo e delle teorie del complotto plutogiudaico.

Singer è egli stesso erede e testimone vivente di questa tradizione così ricca e potente in tutti i campi dell'arte e della letteratura e ci lascia - non solo in questo romanzo - un ritratto estremamente fedele delle sue radici, essendo egli stesso scampato alla piena della shoah. L'autore condensa nella decadenza di questa famiglia un paradigma dell'intera realtà storica fatta di tradizioni, dell'ortodossia dei chassidim, di una morale rigidamente formale, del tradizionalismo delle mogli in parrucca e degli uomini con gabbano, barba luga e filatteri, e nello stesso tempo della spinta inarrestabile, esercitata dalla modernità, alla ribellione verso questo modo di vivere caparbiamente ancorato a una visione precettistica e rigorosa della morale.

Tutti, o quasi, i personaggi vivono in maniera dilemmatica questa opposizione tra un modo di vivere che rappresenta una certezza - una delle poche tra persecuzioni e vagabondaggi delle tribù d'Israele -, fatto di un attaccamento, persino alle sciagure, tale da vedere un pericolo anche nel sionismo nazionalista che spinge i giovani a cercare una vera patria e delle speranze per il futuro in Palestina, e le sirene della modernità nelle forme di un'omologazione che mira a confondersi coi gentili eliminando i segni esteriori dell'appartenenza etnica e religiosa, che costituiscono insieme un forte richiamo identitario e un altrettanto facile bersaglio.

La ricerca della normalità e il dolore della perdita attraversano le due generazioni centrali della famiglia Moskat: la prima, quella di Meshulam, non arriva a vedere i cambiamenti per limiti d'età e l'ultima, quella dei figli di Asa Heshel, non farà in tempo a vivere appieno la tradizione. Le due centrali, quelle di Abram Shapiro e Asa Heshel stesso, subiscono la tensione lacerante tra il peso dell'eredità ingombrante dell'Ebraismo yiddish, che pervade la vita fino al modo di vestirsi e di mangiare, e la voglia di praticare una via, anche individuale, alla felicità, ribellandosi a matrimoni combinati e riti ripetitivi e devoti.

In tutte le contrite e scoppiettanti storie che Singer - insignito nel 1978 del Nobel alla letteratura come cantore della civiltà yiddish - raccoglie nella 'Famiglia Moskat' c'è il ritratto fedele e imparziale della vitalità di questo popolo, assuefatto a pogrom e diaspore ma sempre reattivo, pronto a lasciare la terra dei propri padri e a tornarvi poi per nostalgia: così fa Lia, una figlia di Meshulam, che va in America per sposarsi con Koppel, l'amministratore dei beni paterni, contro il volere di tutta la famiglia timorosa dell'opinione della gente. Lia, oramai emancipata cittadina yankee, torna in visita a Varsavia poco prima dello scoppio della guerra con la Germania del Terzo Reich con marito e figli e non riesce a resistere al richiamo ancestrale delle origini, anche quando ormai è chiaro cosa succederà di lì a poco con la crisi di Danzica. Anzi, quasi in una sorta di 'cupio dissolvi', rimane a Varsavia fino quasi all'arrivo delle truppe naziste, mentre i bombardamenti riducono in macerie il quartiere del ghetto attorno alla via Krochmalna.

Il racconto si ferma qui, sulla soglia della cronaca, che sta per prendere i lugubri contorni della soluzione finale hitleriana, lo sterminio totale della razza ebraica, quando ormai è evidente che la fuga non è più possibile, con l'attonita consapevolezza che l'unica prospettiva messianica è la distruzione, che:

"La morte è il vero Messia, questa è la verità".

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La famiglia Moskat
  • Titolo originale: The family Moskat
  • Autore: Isaac Bashevis Singer
  • Traduttore: Sandro Fonzi
  • Editore: TEA
  • Data di Pubblicazione: 2005
  • Collana: Grandi Storie TEA
  • ISBN-13: 9788846203199
  • Pagine: 583
  • Formato - Prezzo: Brochure - 9,90

1 Commenti:

  • 12 luglio 2012 alle ore 17:29
    daniel says:

    Salve mi chiamo Daniela sono di Padova e appassionata lettrice. Sto leggendo La famiglia Moskat ho visto che l'hai letto anche tu volevo chiederti un informazione. All'inzio del romanzo quando il vecchio Moskat si risposa x la terza volta ti scrivo il passaggio "alla metà di settembre annunciò il suo ritorno, con un telegramma alla governante, ordinando che Leibel, il cocchiere, venisse a prenderlo alla stazione di Vienna" ma non deve arrivare a Varsavia non a Vienna forse c'è un errore?
    Grazie.
    daniela

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