15 novembre 2012

Espiazione - Ian McEwan

A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell'ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa.



Recensione di Sakura

Briony Tallis, tredici anni, un talento da scrittrice in procinto di sbocciare che nasce da una straordinaria capacità d'osservazione e da una spiccata tendenza alla visionarietà. E' un'afosa sera d'estate quando i giovani cugini, ospiti nella sua villa di famiglia insieme alla sorella di quindici anni in seguito al divorzio dei genitori, decidono di scappare di casa durante la cena. Cecilia, sorella ventitreenne di Briony, corre fuori a cercarli insieme al fratello Leon e all'amico di lui, Marshall, e così fanno anche, separatamente, Robbie, il figlio della domestica mantenuto al college dal capofamiglia Tallis, la sorella dei due scomparsi, e la stessa protagonista. Ed è proprio Briony che presso il fiume rinviene la cugina sotto stato di shock, di cui qualcuno -approfittando del buio- ha abusato sessualmente. La ragazzina non riesce a identificare il responsabile, ma Briony non ha il minimo dubbio e punta immediatamente il dito contro Robbie, colpevole soltanto di aver intrapreso una travagliata relazione amorosa con Cecilia che Briony ha intuito, ma che non potendo accettarla ha trasformato nella sua fantasia in una storia di morbosa ossessione di cui la sorella è vittima.

La prima parte del romanzo, ambientata nel 1935, restituisce la molteplicità delle percezioni e la loro discrepanza dalla realtà tangibile, ovvero il modo in cui eventi apparentemente chiari possano generare impressioni diametralmente differenti nelle persone che vi assistono. Da questa discrepanza deriva l'errore giovanile di Briony, condotta da una precoce passione per la letteratura a conferire un tono romanzesco ai quotidiani eventi della sua realtà. Dall'equivoco generato si dirameranno le storie di due diverse espiazioni, perché è questo che è Espiazione: una storia di catarsi. Quella di Robbie, intelligente e onesto studente ventitreenne aspirante a una carriera da medico, che si strugge per la passione verso una donna con cui il destino gli ha concesso solo pochi minuti di piacere. Un giovane uomo allontanato dalla sua vita e dal suo amore a espiazione di un peccato mai commesso e condannato prima al carcere e successivamente a una peggiore sorte nell'esercito di fanteria inglese; sue sono pagine di guerra di una vividezza e plasticità inesprimibile.

E quella di Briony, naturalmente: la scelta di una vita sacrificata come infermiera e l'abbandono del sicuro tetto natale in cui la protagonista avrebbe potuto dedicarsi alla sua passione, la scrittura, per redimersi da un errore infantile che ha avuto conseguenze tragiche. E la strumentalizzazione di quella stessa passione per creare un mondo in cui ricomporre le vite che quell'errore ha fratturato, per restituire un po' di giustizia in un universo di disordine.

Impeccabile conoscitore dell'animo umano, Ian McEwan ci tuffa nella fallace esperienza soggettiva, analizzando finemente i meccanismi psicologici che stanno dietro ai piccoli gesti quotidiani e dipingendo una drammatica storia di amore, morte, guerra e colpa in cui niente è come sembra:

Un romanziere moderno non avrebbe potuto utilizzare trame e personaggi più di quanto un musicista potesse comporre una sinfonia mozartiana. Erano il pensiero, la percezione, i sensi a interessarla, la coscienza come fiume nel tempo, e poi il modo per rappresentare il fluire, e i corsi d'acqua che andavano a ingrossarlo, e gli ostacoli che ne deviavano il cammino.

Un'esperienza sublime: la bellezza della prosa di Ian McEwan meriterebbe un commentatore dotato di appena la metà della sua bravura, e io, ahimè, non lo sono. Concludo dunque questa recensione con altre sue parole:

Il problema in questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c'è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c'è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. E' sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo.

Giudizio:

+5stelle+

Recensione di Tancredi

Espiazione è un romanzo totale. Non ho alcun timore a definirlo in tal modo, credo sia l'unico possibile, e forse non riuscirò ancora a rendergli adeguatamente giustizia.

E' un romanzo totale, per la bellezza del suo stile e della sua narrazione, colma di luce e simmetria, per la profondissima introspezione dei personaggi, per la cura nell'ambientazione, per la resa dei rapporti e dei contrasti tra gli stessi personaggi, per quelle zone d'ombra nelle quali spesso e volentieri scivolano le coscienze, e, infine, è un romanzo totale per la sua mastodontica eccedenza di senso. E' un romanzo dai molteplici livelli di lettura, che si lascia dietro una scia di non-detto anche quando credi di aver letto ormai tutto.

E' la storia di un'espiazione, di tante espiazioni. Briony accusa ingiustamente Robbie dello stupro della cugina Lola: Robbie dovrà espiare la sua (non) colpa, così come Briony a lungo cercherà di cancellare il suo primo incancellabile reato. Questa è la trama, fondamentalmente, ma l'espiazione coinvolge tutti i personaggi a più livelli: a Briony la colpa di aver falsificato sistematicamente la realtà col potere della sua fantasia, fino alla fine, ma anche, come si scoprirà, di essersi lasciata divorare da una cotta infantile (vera causa prima della tragedia); a Robbie e Cecilia la colpa di essersi amati, di aver accettato l'amore malgrado tutto, malgrado le distanze e malgrado la vergogna. Espiazione è, infine, il romanzo-espiazione di se stesso: della scrittura, del potere creativo della scrittura, come sarà chiaro ad una Briony ultrasettantenne nell'atto finale e definitivo del suo reato più grande - quello di ergersi a Dio, colui che può perdonare tutti meno che se stesso.

Due paroline sull'edizione inglese che ho letto: affatto difficile da leggere, anche nei passi più densi di tecnicismi, come le scene di guerra, apprezzabilissimo nella scelta esatta delle parole, degli avverbi, delle metafore (tanto per fare un esempio, ricorrono più e più volte delle metafore "fruttate").

McEwan ha una prosa meravigliosa, talmente viva da bucare lo schermo - o, per meglio dire, la pagina. E' proprio per questo che l'autore può permettersi tranquillamente giochi metanarritivi, simmetrie, e altre diavolerie decisamente artificiose: per quanto possa essere deliziosamente costruita la cornice del romanzo, con quella sorprendente compressione di spazio e tempo (spazi chiusi: la casa dei Tallis, il fronte, l'ospedale; tempi rallentati: la prima parte, la più lunga, 24 ore di scena in quasi duecento pagine), per quanto possano essere disposti perfettamente ad hoc i personaggi sulla scena, la sua creazione apparirà sempre piena di vita. E, in un certo senso, è proprio in questo che consiste il grande dono e la grande maledizione della scrittura: dare vita all'inanimato.

Giudizio:

+5stelle+

Recensione di Patrizia

Al principio della sera, nuvole ad alta quota nella porzione occidentale del cielo si allinearono in una striscia sottile di giallo che si addensò col passare delle ore e infine si fece più spessa, mentre un diffuso bagliore aranciato calava sulle gigantesche creste degli alberi nel parco; le foglie assunsero un caldo color noce, i rami in mezzo alle fronde brillavano di un nero compatto, e l'erba inaridita prese le sfumature del cielo. Un fauve impegnato in una improbabile ricerca cromatica avrebbe potuto immaginare un paesaggio del genere, specie quando tra cielo e terra esplose una fioritura di rossi, e i tronchi gonfi delle vecchie querce si fecero talmente neri da sembrare blu.
[…] la nube di olio bruciato incombeva sul paesaggio come la collera di un padre.

La vicenda, che inizia nel 1935 e termina nel 1999, è raccontata da McEwan attraverso quattro momenti fondamentali: un giorno d’estate, durante l’eccezionale ondata di caldo del 1935 (parte prima) durante il quale accadono una serie di eventi che cambieranno per sempre la vita di tutti i protagonisti; la disfatta, nella tarda primavera del 1940, dell’esercito inglese in ritirata verso la città francese di Dunkerque per salpare da lì verso l’Inghilterra (parte seconda); l’arrivo dei feriti della ritirata di Dunkerque negli ospedali inglesi (terza parte); i festeggiamenti per il settantesimo compleanno di Briony Tallis, la protagonista più controversa dell’intero romanzo (epilogo). Non si tratta di fotografie, di immagini statiche ma di descrizioni ricche di flashback che consentono al lettore di conoscere alcuni dei retroscena che, insieme, confluiscono a determinare la situazione presente descritta. Ciononostante, questa scelta taglia fuori dalla narrazione alcuni eventi che, forse, avrebbero aiutato a comprendere meglio alcuni dei cambiamenti dei protagonisti, soprattutto di Briony e Cecilia.

La storia, nelle sue linee, essenziale è tutta descritta nella quarta di copertina e quindi il lettore sa già cosa accadrà. Ma, in realtà, la bellezza del libro non è semplicemente la trama e, secondo me, soffermarsi su quest’unico elemento rende più difficile apprezzare lo svolgersi dell’interna vicenda perché si rimane con il fiato sospeso in attesa dell’espiazione (“Avverrà? Non avverrà? Sarà commisurata alla colpa?) . È come se si volesse filtrare tutta la ricchezza di questo libro attraverso una rete molto fitta per mettere in primo piano uno solo degli elementi (importante, certo, dato che dà il titolo all’intera storia) che però, una volta isolato, rischia di far trascurare tutti gli altri fattori di cui si compone il romanzo.

A me, invece, è sembrato che i vari elementi (stile, intreccio, caratterizzazione dei personaggi) sono sia figure sia sfondo: è possibile focalizzare l’attenzione su uno solo di essi per rifletterci, ma è solo compiendo questa operazione con ciascuno dei fattori rilevanti che si riesce ad avere una visione a tutto tondo dell’intera vicenda. Lo sfondo, che in maniera discreta esalta le figure che in esso si stagliano, è il caldo opprimente che rende più vivida la tensione crescente della prima parte e l’infinita tristezza della guerra, vista attraverso gli occhi dei soldati sconfitti che si dirigono verso Dunkerque.

I diversi protagonisti vengono presentati sia attraverso i loro pensieri sia attraverso l’effetto che i loro comportamenti hanno sugli altri e, soprattutto nella prima parte, lo stesso evento è raccontato dal punto di vista di più protagonisti: McEwan si dimostra un maestro nel presentare la capacità della mente umana di attribuire significati differenti agli stessi fatti oggettivi.

Scrivere di “Espiazione” significa anche restringere l’attenzione sui protagonisti, eppure a me sembra di fare un torto alla complessa messa in scena di McEwan: non riesco a parteggiare per una delle due sorelle Tallis, inchiodando Briony alle sue (indubbie) responsabilità o mitizzando l’amore di Cecilia per Robbie (benché sia chiaro che i due giovani amanti siano le vittime del comportamento di Briony). Il mio sguardo è più ampio e si sofferma su tutti i personaggi (Lola, Ellen, Jack, Hermione, Leon, Paul, la polizia) che ruotano attorno ai tre protagonisti. Tutti insieme, infatti, contribuiscono a dar forza alla testimonianza di Briony e se proprio devo provare scarsa simpatia per qualcuno, allora preferisco rivolgerla verso gli adulti che hanno abdicato al loro ruolo di genitori (quelli che avrebbero dovuto vigilare sui bambini e sulle ragazze.) Secondo me solo attribuendo a tutti le loro responsabilità (grandi o piccole che siano), è possibile comprendere, in tutte le sue sfumature, il comportamento di Briony, lasciata da sola ad affrontare le aspettative degli adulti nei suoi confronti e considerata un testimone attendibile quando alcuni elementi facevano presupporre il contrario.

E l’espiazione alla fine c’è stata? Questo lo decide ogni lettore quando arriva all’ultima parola, anche se l’opinione di McEwan in proposito è abbastanza chiara.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro (edizione italiana)

  • Titolo: Espiazione
  • Titolo originale: Atonement
  • Autore: Ian McEwan
  • Traduttore: Basso S.
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2005
  • Collana: Super ET
  • ISBN-13: 9788806174989
  • Pagine: 388
  • Formato - Prezzo: Brossura - 13,00 Euro

Dettagli del libro (edizione inglese)

  • Titolo: Atonement
  • Autore: Ian McEwan
  • Editore: Vintage Books
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: Vintage Classics
  • ISBN-13: 9780099552161
  • Pagine: 384
  • Formato - Prezzo: Brossura - 17,50 Euro

4 Commenti a “Espiazione - Ian McEwan”

  • 27 febbraio 2011 alle ore 11:06
    Bens says:

    Mah.. sarà che Ian McEwan, per me, è uno degli scrittori più sopravvalutati degli ultimi anni, ERGO la calorosa accoglienza ricevuta da questo libro per me rimane un mistero. B. Librando

  • 27 febbraio 2011 alle ore 12:36
    sakura87 says:

    Sopravvalutato o no, non so dirti, perché questo è il mio primo libro di Ian McEawn e potrà anche benissimo essere l'unico che mi piacerà. Però è indubbio che a) Ian McEwan ha una capacità espressiva spaventosa, sa usare le parole in modo che molti (moltissimi) altri possono soltanto sognarsi. Se non sei d'accordo ti prego di indicarmi almeno cinque scrittori contemporanei più bravi di lui; b) comprendo che possa annoiare il tuffo psicologico nel particolare ininfluente, ma quella è una questione di gusti. Io ho amato Ian McEwan come ho amato Javier Marìas, che con lui condivide quest'attenzione per i particolari minimi e il gusto della digressione.
    A livello più viscerale, perché l'ho amato? Perché è la storia di una ragazzina stupida che si redime con la scrittura, con la creazione di un nuovo mondo di cui è Dio e in cui può donare un lieto fine alle persone che ha fatto soffrire. Lo trovo geniale, semplicemente.

  • 28 febbraio 2011 alle ore 09:32
    Valetta says:

    Concordo sulla prosa sublime, che è stata poi l'unico motivo per cui non ho cestinato questo libro, perché Briony l'ho proprio odiata dalla prima all'ultima pagina. Sarà che l'andare a fare l'infermierina non mi è sembrata chissà che espiazione. Ma mi sa che sono l'unica a pensarla così :D

  • 28 febbraio 2011 alle ore 16:32
    sakura87 says:

    Briony è odiosa (ma più nel film, credo) e lì ci siamo, però ricordiamoci che invece di andare a dare sudore e sangue negli ospedali poteva farsi la sua bella vita da mantenuta nella megavilla del padre ;)

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