21 ottobre 2010

La caduta dell'aquila - Conn Iggulden

Per alcuni Cesare è il nome di un traditore della patria, per altri quello di un eroe. Un destino stranamente ambiguo per un uomo che non è abituato a esitare. Che ha attraversato il Rubicone e ha marciato verso Roma, suscitando l'ira di Pompeo e del Senato. Ora i suoi avversari non sono più barbari da sottomettere nel nome della Repubblica, questa volta è contro la sua gente che dovrà combattere. In campi di battaglia che, ancor prima del suo arrivo, già risuonano della sua fama, tra la Grecia, l'Asia e l'Egitto, si ammanterà di nuove vittorie. Saranno anni intensi e dolorosi. Solo al termine di lunghe peregrinazioni potrà tornare a Roma in trionfo, e qui gettare le basi di quello che diverrà il più grande Impero di tutti i tempi. Ma quanto più in alto vola l'aquila, tanto più rovinosa è la sua caduta, quando la storia ha deciso un epilogo che sembra non rendere giustizia.

Recensione

Narra la leggenda che, non appena fondata la città di Roma, i due fratelli Romolo e Remo presero a litigare su chi dovesse regnarvi. La disputa si risolse, come tutti sappiamo, con l'assassinio di Remo da parte del suo gemello. La guerra fratricida, la lotta interna sembra quindi già inscritta nel destino di Roma fin dalle sue origini. La guerra civile cui Iggulden dedica buona parte del romanzo va intesa proprio in quest'ottica, come una guerra tra fratelli: Cesare si ritrova a combattere contro Pompeo, suo concittadino, suo genero, suo alleato fino a poco tempo prima. Allo stesso modo i due schieramenti sono composti da persone che posseggono le stesse armi, le stesse tecniche di combattimento, lo stesso sangue romano.

La figura di Cesare prevale su tutte le altre perché è l'unica che riesce a restare saldo in mezzo al caos: lui rimane lucido, appronta piani, tattiche, tranelli, piange perfino, è clemente e spietato al tempo stesso. L'autore riesce davvero a rendere la complessità della sua personalità. Cesare sembra desiderare ardentemente il ritorno a Roma ma continua a rimandarlo imbarcandosi in mille nuove avventure e quando finalmente si ritrova nella sua città non ne è appagato, pensa che il ricordo, la nostalgia che ne provava gliela rendessero immensamente più cara: "Quando Roma era a mille miglia a Occidente, gli era facile vederne la gloria e apprezzare la grandezza del suo insegnamento, delle sue invenzioni, dei suoi scambi. [...] L'immagine interiore di Roma si sfracellava contro la dura verità, e allora sentiva acuto il desiderio di andarsene lontano lasciandosi tutto alle spalle". Il Cesare che Iggulden tratteggia in questo romanzo non è solo un condottiero valoroso che combatte per la sua città o per il potere personale, Cesare combatte per qualcosa di più: per sentirsi vivo, perché non può farne a meno, perché nonostante i suoi trionfi non prova quella soddisfazione che si era aspettato di provare. Sembra quasi una raffigurazione dell'uomo moderno sempre insoddisfatto, sempre alla ricerca di qualcosa, incapace di fermarsi e godere di ciò che ha conquistato.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La caduta dell'aquila
  • Titolo originale: Emperor. The Gods of War
  • Autore: Conn Iggulden
  • Traduttore: Gianna Lonza
  • Editore: Piemme
  • Data di Pubblicazione: 2007
  • Collana: Pocket
  • ISBN-13: 9788838433535
  • Pagine: 429
  • Formato - Prezzo: Brossura - 6.50 Euro

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