26 aprile 2010

La camera di sangue - Angela Carter

Scrittrice al di fuori di ogni convenzione letteraria e sociale per la sua fantasia barocca e il suo malizioso sensualismo, senza dubbio la personalità femminile di maggior spicco nella narrativa inglese dell'ultimo decennio, Angela Carter ha riscritto a modo suo dieci favole celebri sovvertendone le trame con irridente arguzia.
Alcune sono favole sediziosamente familiari, come Barbablu (a cui si ispira il racconto che dà il titolo alla raccolta), Cappuccetto rosso, La bella e la bestia, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata.
Altre sono le storie più atroci e orrendamente inquietanti della tradizione nordica, con lupi e vampiri, nevi e foreste, porte misteriose e scricchiolii sinistri.
In questi intrecci dissacranti e in queste atmosfere fra lo stralunato e lo scabroso vibra un conturbante umorismo ma soprattutto s'impone, con immagini rapacemente licenziose, un erotismo sadico-sarcastico che svela e dileggia le simbologie sessuali sommerse nella tradizione favolistica.

Recensione

Questo è un libro che, perentoriamente, dovrà essere riaperto: possiede diverse chiavi di lettura, nonché una fitta rete di simbologie di cui sono riuscita a cogliere solo la superficie. Ho provato a trarne una piccola recensione, che, in realtà, vista la complessità del testo è solo un commento superficiale.

Si tratta di dieci racconti, quasi tutti brevi, che rivisitano le fiabe più comuni nella loro versione Perraultiana in chiave gotica, orrorifica o anche erotica:

La camera di sangue, cui prende il titolo la raccolta, ispirato alla favola di Barbablù: questo è il primo e il più lungo dei racconti; una giovane donna, talentuosa pianista, sposa un ricco marchese francese che la vezzeggia con costosi doni, e con lui si reca nella nuova dimora che da generazioni appartiene alla famiglia del marito, abbandonando il caldo nido della casa familiare e la madre per recarsi in un paese sconosciuto con colui che, a tutti gli effetti, è uno sconosciuto. Egli, subito dopo la prima notte di nozze, è costretto a partire per l’America, ma prima di lasciare il castello le dona le chiavi di tutte le porte, compresa una, piccola e dorata, corrispondente a una stanza in cui non dovrà mai entrare…
Uno dei punti cardine della narrazione è la perdita dell’innocenza della protagonista, che narra in prima persona l’acuirsi della sua vanità e della sua curiosità sessuale. La simbologia abbonda: la curiosità sessuale è associata a quella che la porta a recarsi inevitabilmente nella stanza proibita, la narrazione è permeata dall’insistenza del colore rosso.
Dall’apertura della stanza misteriosa il tempo della narrazione subisce una brusca accelerazione: in un crescendo di suspance, correndo tra gotici corridoi contorti, la protagonista fugge verso la conclusione della storia, in chiave prettamente femminista: non saranno, infatti, i fratelli della fiaba originaria, né l’accordatore cieco della rivisitazione, l’unico punto fermo della protagonista in quel luogo ostile, ad accorrere in suo aiuto.

La compagnia di lupi, Il lupo mannaro e Alice-lupo sono tre racconti ispirati alla fiaba di Cappuccetto Rosso. Il primo ha una forte valenza erotica, perché poggia sulle interpretazioni sessuali alla nota favola della bambina che incontra il lupo del bosco: dopo alcune stupende pagine che descrivono la figura del lupo e in seguito narrano varie leggende che le circolano attorno, la narrazione si concentra su una giovane fanciulla che solo da poco ha avuto il suo primo menarca, e che si imbatte in un bellissimo cacciatore che la sfida ad arrivare prima di lui alla casa della nonna, mettendo in palio un bacio. Tutt’altro che ingenua, la bambina fa di tutto pur di arrivare dopo il cacciatore per potergli così concedere il bacio desiderato. Sottilmente erotico è anche il classico dialogo in cui la bambina domanda a quella che crede essere la nonna perché i suoi occhi, braccia e denti siano così grandi. Ma quando il metamorfo pronuncia la sua minaccia, Cappuccetto ride: ed è lei a offrirgli spontaneamente il suo corpo.
Il secondo racconto è molto breve, e mostra un rovesciamento a sorpresa della fiaba che lascio scoprire a chiunque stia leggendo questo commento.
Il terzo racconto è di difficile lettura: narra la scoperta del proprio corpo e della propria umanità di una bambina allevata dai lupi, che la società ha tentato inutilmente di addomesticare e che quindi ha abbandonato nel castello di un vampirico conte. Alice ha attraversato lo specchio: insistente è la presenza dell’oggetto, in cui il conte non può e vorrebbe specchiarsi, e in cui la bambina scopre prima un alleato, poi se stessa. Solo quando la bambina lo guarderà veramente, lui riuscirà a vedere se stesso in uno specchio.

Altro racconto molto breve, ne Il re degli gnomi, in prima persona, una donna narra del suo incontro con un essere mostruoso quanto seducente, personificazione della foresta stessa, cui donerà il corpo e l’anima.

Di sole due pagine è La bimba di neve, ispirato a una delle versioni di Biancaneve. Vi si condensano immagini disturbanti difficili non solo da interpretare, ma anche da digerire.

Seguono due versioni che riscrivono la fiaba della Bella e la bestia: La corte di Mr. Lyon e La sposa della tigre. Nel primo racconto, ambientato in epoca moderna, un uomo, rimasto in panne con l’auto, approfitta dell’ospitalità in un castello il cui proprietario non si mostra; uscendo, sottrae una rosa bianca dal giardino innevato per farne dono alla figlia, ma il mostruoso padrone, dalle fattezze leonine, si manifesta: e alle giustificazioni dell’uomo, gli intima di condurre al castello la ragazza. Il racconto, una volta tanto, vira più sul romantico che sul’orrorifico: Bella teme la diversità della Bestia almeno quanto quest’ultima teme lei per la sua bellezza. Sarà la ritrovata innocenza della ragazza a salvare la Bestia e a restituirle l’umanità.
Nel secondo, un russo in viaggio in Italia dedito al gioco d’azzardo perde la bella figlia in una partita a carte con il suo ospite mascherato. Anche qui in prima persona, la protagonista racconta la sua esperienza nel palazzo, abitato da servitori meccanici, uno dei quali ha le sue stesse fattezze: e grande è la sua sorpresa quando la Bestia le domanda semplicemente di poterla vedere nuda, una sola volta, e in quel caso la lascerà immediatamente tornare da suo padre. Dopo essere stata oggetto di scambio tra due uomini, questa volta la donna detta le proprie condizioni, e quando non vengono accettate rifiuta di esaudire il desiderio. Le trattative continuano, finché la Bestia non le chiede di poter essere lui stesso a mostrarsi nudo davanti alla ragazza; e solo davanti alla maestosa bellezza delle sue fattezze tigresche, accetterà il patto, e, anzi, si spoglierà della sua pelle umana (con cui vestirà la bambola meccanica per rimandarla dal padre al suo posto) per diventare tigre lei stessa, e vivere insieme alla Bestia.

La signora della casa dell’amore è la versione vampiresca della favola della Bella Addormentata: discendente di Vlad, una bellissima e fragile fanciulla vive segregata in una torre con la sola compagnia di una domestica muta, nutrendosi dei malcapitati visitatori. Finché le carte non le mostrano Gli Amanti, e quando un giovane e puro soldato giungerà nel paesino rumeno cercando ospitalità, l’incantesimo si scioglierà in modi del tutto inaspettati.

Il gatto con gli stivali conclude con toni faceti la raccolta di fiabe: mostra il gatto Figaro (colui che narra la storia) al servizio del padrone dongiovanni, continuamente impegnato a fargli da emissario presso le giovani concupite. Un racconto al margine, dai temi così caricaturali che sembra stonare con il resto della raccolta.

Mi dispiace se il commento contiene più trame che approfondimenti, ma come detto in apertura questo libro ha bisogno di essere riletto: e sarà un enorme piacere, vista l’importanza di Angela Carter negli studi femministi sulla letteratura inglese del Novecento, e vista la raffinatezza (che talvolta lascia il posto a espressioni inaspettatamente brutali) e l’accuratezza del suo stile. Anche per questo libro vale il logoro detto ‘poesia in prosa’.

Nota: il libro è edito da Feltrinelli, ma è ormai fuori catalogo. Ne consiglio, per cui, la lettura in inglese.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La camera di sangue
  • Titolo originale: The bloody chamber and other stories
  • Autore: Angela Carter
  • Traduttore: Barbara Lanati
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di Pubblicazione: 1995 [fuori catalogo]
  • Collana: Universale economica
  • ISBN-13: 9788807810909
  • Pagine: 196
  • Formato - Prezzo: Tascabile - Euro 5,60

1 Commenti:

  • 15 febbraio 2011 alle ore 21:51
    mespilo says:

    Grazie... Sakura87 alle 17:54 (26-04-scorso)

    -lu

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