20 ottobre 2017

Lettera a Dina - Grazia Verasani

È una mattina del 1973 e nella classe 2a H entra per la prima volta Dina. Ha dodici anni, indossa abiti costosi, è bionda e sovrappeso. Si volta verso la sua nuova compagna di banco e le dice: "Io sono fascista". L'altra le risponde: "Io sono comunista". È un colpo di fulmine. Tra le due nasce un'amicizia travolgente, fatta di sotterfugi, giuramenti, chiacchiere, litigi, riconciliazioni appassionate. Due mondi diversi, due famiglie di estrazione opposta, una di matrice operaia, l'altra, quella di Dina, decisamente borghese, che le due ragazzine mescolano e alternano in una Bologna animata dalle prime lotte studentesche. Trentasette anni dopo, mentre parcheggia l'auto, la protagonista di questa storia sente alla radio la canzone che lei e Dina ascoltavano fino allo sfinimento su un giradischi. E di colpo, vivissima, Dina è di nuovo lì. Dove si è persa l'adolescente ribelle sempre in lotta con una madre fredda e seducente? Qual è stato il momento esatto in cui qualcosa si è spezzato? E perché quella tentazione irrefrenabile di camminare a occhi chiusi sul bordo di un precipizio?

Recensione

Può la scelta di essere felice di una madre distruggere per sempre la felicità della propria figlia?
Tutte le scelte sono difficili e portatrici di conseguenze che possiamo immaginare ma aprono anche scenari inimmaginabili. Un sì, un no, una presenza o un’assenza può innescare una catena di eventi che diventano, nel bene e nel male, la narrazione e l’essenza della nostra vita.
La protagonista, un po’ come Forrest Gump, racconta la sua vita e l’incontro per lei cruciale: Dina.
Due bimbe alla scuola elementare che più diverse non potrebbero essere: l’una povera, appartenente ad una famiglia di sinistra, l’altra di famiglia ricca, di destra. Due sguardi diversi sul mondo, due diverse prospettive.
La cornice del racconto sono le sedute col dottor B (l’immagine del dottor S di Svevo riaffiora alla mente in modo spontaneo), psicoterapeuta della protagonista, cui viene narrata la storia dell’amicizia tra le due.
Un’amicizia nata per caso tra due ragazze che frequentano la stessa scuola elementare, le medie e poi vanno in due licei diversi: uno privato e uno pubblico.
L’io narrante descrive Dina come una ragazzina ricca, viziata e sovrappeso, in continua tensione con una madre bellissima che ama essere sempre al centro della scena e che tradisce il marito, un notaio, più anziano di lei e sempre molto occupato.

Il rapporto tra le due si sfilaccia, durante l’adolescenza, tra compagnie diverse, amori e liti.
Dopo qualche tempo, le giovani donne si ritrovano e la strana alchimia che le lega riprende e porta alla luce la disperazione di Dina di fronte alla separazione dei suoi genitori.
La ragazza entra in un tunnel di dimagrimento, bulimia, tentativi di suicidio; prima coi sonniferi, poi, addirittura , buttandosi dalla finestra.
Intanto, sullo sfondo, il rapimento di Aldo Moro, gli anni di piombo, le lotte politiche: Dina viene ricoverata, molti sono i tentativi di riabilitazione, molte le lettere all’amica, piene di affetto, contraddittorie, disperate di chi non riesce mai a far pace con sé stessa.
I piani narrativi sono due e si sviluppano in un presente in cui la protagonista vive, attraverso una storia d’amore poi conclusa, la necessità di rielaborare il passato e il rapporto con l’amica di cui non sa più nulla, da anni, e il piano del passato, del ricordo di quanto vissuto con Dina, come una madeleine difficile da masticare.
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“E allora penso a lei, Dina, a tua madre, a quella donna sensualissima dai capelli di fuoco che entrava a piedi nudi nella tua stanza, fumando una Muratti Ambassador; a lei che ci dava consigli sui trucchi, sui vestiti, sui ragazzi; a lei che tu guardavi con adorazione e che volevi raggiungere anche se era lontanissima.”

Il romanzo breve ha una scrittura asciutta e piena, la storia ha una tramatura mista tra racconto, autobiografia, analisi introspettiva ed è saldamente padroneggiata.
Il fraseggio è pulito, ordinato, vivo e pulsante.
E’ una storia di donne, portatrici di fato; gli uomini sono spesso assenti,  incapaci di amare con pienezza o impauriti e risultano figure effimere.
Nel testo, le protagoniste sono le madri, le figlie, le sorelle, le amiche, perfino le nemiche e le amanti.
I personaggi femminili sono le radici dell’albero, gli uomini sono il cielo che muta, il vento passeggero, la fioritura che dura qualche giorno.
Il linguaggio è pesato, con accenni a Cristina Campo e Gaspara Stampa, il sottofondo è la musica, le canzoni, le sonate. Ci sono gli anni Settanta, il periodo buio, le lotte politiche, le ideologie, le droghe, le anime perse di un’epoca.
E’ una storia di struggente nostalgia, piena degli umori del suo tempo, in un romanzo compiuto e perfettamente calibrato. Ne consiglio la lettura perché è un libro ben scritto, intenso, che offre molti punti di riflessione su sé stessi e sulle sliding doors che a volte troviamo, nella vita.



Giudizio:

+4stelle+ e mezzo

Dettagli del libro

  • Titolo: Lettera a Dina
  • Autore: Grazia Verasani
  • Editore: Giunti
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • Collana: Scrittori Giunti
  • ISBN-13: 978-88-09-81141-6
  • Pagine: 158
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00

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