20 febbraio 2017

Figlia di nessuno - Amneris Di Cesare

Mi chiamo Nivea Maria Gonçalves Mello Branco. Tanti cognomi per indicarne uno solo, vero e stampato a fuoco sulla mia carne: figlia di nessuno. Mia madre proveniva dalla Rocinha, la favela più grande del Sud America, costruita su una collina di fronte all’oceano: non c’è vista panoramica migliore in tutta Rio. Sognava un uomo che la portasse lontano, che le desse una casa dove vivere insieme felici. Perché sonhar não custa nada, e sognare è un errore che non ho mai commesso. Ho conosciuto tanti uomini e non ho permesso a nessuno di umiliarmi. Sono stata amata e ho amato anche io, una volta sola. Amare è l’unico lusso che mi sono concessa. Questa è la mia storia. Mi chiamo Nivea e sono figlia di nessuno.

Recensione

Una premessa è obbligatoria:
Il volume, oltre alla novella principale che dà il titolo all’intera opera, racchiude in un'appendice anche altri testi quali racconti brevi, articoli o stralci di altri romanzi (come Mira dritto al cuore, recensito qualche tempo fa sempre su questi schermi), in qualche modo connessi sempre al Brasile e all’amore dell’autrice stessa per la sua terra natia, che traspare dalle pagine.
Una scelta che se da un lato può sembrare interessante, perché denota la conoscenza sostanziale che l’autrice detiene con l’ambientazione o risultare anche simpatica, se per esempio ci si concentra sul racconto dalle tinte autobiografiche “A Senhora” che ci svela le vicissitudini del nome della Di Cesare, dall’altro però potrebbe rischiare di togliere l’attenzione del lettore dall’intensità della storia principale, sulla quale comunque vogliamo concentrare la recensione di oggi.

Figlia di nessuno è una novella che si basa sul riscatto sociale, affrontato in modo ampio, truce e coinvolgente, ma assolutamente delicato da leggere. Al centro c’è Nivea, una giovane donna delle Favelas, che ha vissuto sin dalla prima infanzia l’orrore di una vita frettolosa, a grandi balzi.
Figlia di una delle donne più belle del morro e cresciuta sola in un ambiente ostile, che pervade il suo ambiente di vita e ne costituisce con un legame invisibile le sue stesse origini, ha visto prima sua sorella morire, e poi la madre divenire un peso, investendo lei dell’ingrato compito di mandare avanti la carretta, con l’unica cosa che sa fare: sfruttare la sua bellezza e ballare.

Il legame materno è uno dei temi centrali della storia, sia per come Nivea è attaccata a sua madre, sino a quando non diventerà orfana, sia perché lei stessa ha modo di sperimentare la forza di un cordone ombelicale teso e poi spezzato, situazione che comunque tormenterà la sua breve ma intensa esistenza sino all’ultimo respiro.
Il legame paterno, invece, è più che altro immaginario: la madre non ha fatto altro che raccontarle di Thiago, il grande uomo passionale con cui ha avuto una breve relazione, ma la stessa Nivea ci propone due situazioni diverse, parlandoci anche di un giovane italiano che potrebbe essere in realtà il suo vero padre e che sarà, a causa dei familiari, il motivo stesso dell’improvviso declino di sua madre. In entrambi si coglie tra le pagine un cumulo di aspettative irrisolte nel rapporto, che per farle detenere l’equilibrio deve mantenersi un affetto sicuramente sentito, ma più che altro immaginato.

Nivea è proprio libera nel suo essere di nessuno, e non si arrende mai. Forse proprio questa sua determinazione, oltre a farla crescere e conoscere il sesso e la prostituzione troppo presto, riesce in qualche modo a salvarla, facendole raggiungere pian piano una sua emancipazione dalla Favela, mettendola in condizioni di poter toccare i fili del potere.
Questo di certo avviene con le relazioni che intesse, portandola prima a esibirsi in locali prestigiosi e poi a diventare la donna di Agenòr, un influente politico che vede nel popolo ai margini una risorsa e sfrutta proprio la sua appartenenza per attrarre la popolazione della Favela, solitamente esclusa dal dialogo sociale, per rappresentare le istanze. E così Nivea, che comunque non rinuncia al potere del suo sangue sensuale, diventa interlocutrice e rappresentante di tutta una nazione, che lotta per affermarsi ed essere presa in considerazione.

Un aspetto di certo prevalente è l’ambientazione della storia: il Brasile, dalle casette di cartone alle sparatorie, al traffico di droga, alla gioia di vivere nonostante una vita di stenti, un ambiente lontano dai noti circuiti turistici ma ben presente nell’immaginario collettivo.
In questo senso aiuta non solo il potere descrittivo dell’autrice, che trasforma le immagini in maniera nitida e immediata, ma agevola l’interlocuzione che sa mischiare la lingua portoghese nei momenti giusti al narrato, rendendo tutto il quadro sinceramente più dinamico.

La scrittura è pulita e curata, con uno stile accattivante, che mai casca in errore, un pregio abbastanza raro di questi tempi. Il racconto esprime la sua visione in prima persona, tutti i personaggi pertanto acquisiscono spessore o sfumano sulla base dell’onda emotiva di Nivea, che idealizza a volte ma più spesso riesce a concretizzare in modo oggettivo l’interlocutore. Poche pennellate ma decise compongono le scene, con la costante presenza dei colori, degli odori e delle sensazioni a essi correlati.

Di sicuro l’esperienza di lettura è positiva: Figlia di nessuno ci parla in modo sintetico eppure puntuale di una dimensione di vita precaria, ma che reca in sé oltre all’orrore degli stenti anche la voglia di cantare la speranza, la rivalsa, il potercela fare.
Un libro di sicuro che merita attenzione, da dedicare a tutti coloro che hanno bisogno a volte di trovare un motivo per andare avanti e quindi di un confronto con un’esperienza, ben lontana da noi, con la quale fare i conti prima di ripartire.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Figlia di nessuno
  • Autore: Amneris Di Cesare
  • Editore: Autopubblicato
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • ISBN-13: 9788822861580
  • Pagine: 120
  • Formato - Prezzo: Ebook - € 1,99

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