30 aprile 2016

Tempo imperfetto - Massimo D'Orzi

Intorno a questo fatto di sangue realmente accaduto, nella fitta e insidiosa nebbia del mondo della provincia, si muovono i personaggi del romanzo: un giornalista di nera, due giovani assassini, un magistrato, una psichiatra, una ragazza bellissima. Con uno stile intenso e coinvolgente, l’autore ci porta nelle atmosfere di un insolito noir, fondendo le tappe accurate di un’inchiesta con le tracce di un romanzo di formazione, in cui il lettore può contemporaneamente trovare una storia d’amore,una parabola sull’uomo davanti alla legge, considerazioni su diritto e psichiatria, un discorso sul giornalismo, e ancora, intermezzi grotteschi, uno sguardo ‘appassionato’ sull’adolescenza. In una dialettica sanguinosa fra realtà e fantasia.

Recensione

Il delitto che viene raccontato in Tempo imperfetto ricalca quello compiuto a Novi Ligure da Erika e Omar, due ragazzi rispettivamente di sedici e diciassette anni che uccisero a sangue freddo la madre e il fratellino di Erika. Il luogo del crimine viene spostato dalla Liguria alla provincia veneta e precisamente nell’immaginario paese di Campagnano. Anche i nomi dei responsabili sono stati cambiati: Erika assume quello di Isabel, mentre Omar quello di Ronaldo.
La voce narrante principale è quella di un giovane giornalista assunto con contratto a termine, Isidoro Ducassi. A lui viene data l’occasione di fare valere le proprie qualità e inviato sul luogo del crimine per scrivere una serie di articoli sui delitti. Il giornalista riesce a farsi apprezzare per l’introspezione dei propri pezzi, tanto da essere poi preferito per alcune interviste sia dall’avvocato della ragazza che dal padre della stessa, nonché dalla psicologa nominata dalla difesa.
Oltre a quella del giornalista, nel romanzo ci sono altre voci narranti secondarie. Una è quella di Isabel, adolescente anaffettiva, talmente persuasiva come manipolatrice da riuscire a convincere il compagno a compiere il crimine. La ragazza interviene personalmente ad aiutarlo solo quando si accorge che Ronaldo non è in grado di portare a termine i delitti autonomamente.
Nel racconto delle indagini si innesta una storia d’amore fra il giovane giornalista –di cui, peraltro non viene mai indicata l’età, ma che non dovrebbe superare presumibilmente i trent’anni- e Gaia, la figlia liceale della sua padrona di casa. Questa, a sua volta, non nasconde una certa attrazione per il suo inquilino, creando una situazione che potrebbe far pensare una sorta di triangolo e che dovrebbe essere un elemento umoristico, se non fosse una di quelle situazioni un po’ troppo sfruttate come spunto comico. Comunque il protagonista risulta più interessato a far partecipe il lettore delle idee che gli passano per la testa, piuttosto che descrivere il sentimento che nasce con una ragazza non ancora diciottenne.
Isidoro risulta abbastanza antipatico, uno per così dire che se la tira, come quando “confessa” ad un suo amico di essere stanco dei tanti delitti (quali?) che è stato costretto a vedere nella sua vita, come se fosse un anziano cronista disgustato dall’umanità, invece di un giovanotto di primo pelo di fronte all’occasione della sua vita per affermarsi.
Le parti migliori del romanzo sono i momenti in cui l’autore descrive i fatti che conosce. Buoni i flashback di Isabel prima della tragedia, ad esempio. Quando invece l’autore immagina i pensieri della ragazza dopo il crimine, questi appaiono piuttosto deliranti, anche se possono trovare giustificazione nella situazione psicologica della giovane.
Le parti meno riuscite del romanzo, a mio avviso, sono le molte divagazioni, talvolta inerenti a episodi che vorrebbero essere divertenti, con l’intento forse di stemperare la drammaticità dei fatti, nonché quelle in cui l'autore fa delle asserzioni senza però darne adeguata spiegazione. In un film le immagini possono parlare da sole, ma in un libro occorre che l’autore giustifichi le proprie affermazioni. Per fare un esempio banale, quando l’autore asserisce che il padre di Isabel Era un uomo tarchiato, la faccia qualunque di un funzionario ministeriale nelle vesti di un manager tentato dal successo, non a tutti, me compreso, può essere chiaro quali siano le “vesti di un manager tentato dal successo”. Sarebbe inoltre desiderabile che fosse il lettore ad arrivare alla conclusione a cui lo vuole condurre lo scrittore che, pertanto, dovrà instradarlo con adeguate descrizioni.
L’autore si compiace di esporre alcune considerazioni su concetti molto dibattuti quali l’esistenza di Dio, il rapporto tra diritto e psichiatria, l’uomo e la legge, il diritto di cronaca e via dicendo, ma tali argomenti tendono ad appesantire la lettura, tanto più che su di essi sono già stati spesi fiumi di parole in maniera più chiara ed esauriente di quanto non appaia nel romanzo. In altre parole c’è troppa carne al fuoco, per usare un luogo comune di cui si abbonda nel romanzo, ancorché il protagonista stesso si lamenti che il direttore del giornale per cui lavora, quando si trovava in carenza di argomenti, ripiegava in luoghi comuni preconfezionati, frase che di per sé mi sembra tautologica.
Due sono quindi i punti focali del romanzo: il crimine compiuto dai due ragazzi minorenni della media borghesia e la relazione fra il protagonista e Gaia. Sotto il primo aspetto l'autore ha svolto una disamina abbastanza completa e articolata della psicologia degli autori del crimine. Pertanto si apprezzano le interviste con lo psicologo e l’avvocato difensore, anche se una maggiore chiarezza e fluidità nella spiegazione di alcuni concetti sarebbe stata preferibile.
Sotto il secondo aspetto mi pare invece che ci sarebbe stato spazio per parlare di sentimenti, anziché quasi esclusivamente di rapporti sessuali.
La terminologia usata, che talvolta risulta ricercata e qualche altra volta eccessivamente colloquiale, non è sempre quella appropriata ma, probabilmente, ciò accade quando si compone un romanzo senza avere uno schema già prestabilito da seguire, come rivela l'autore in una intervista, ma inserendo episodi via via che vengono in mente.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tempo imperfetto
  • Autore: Massimo D'Orzi
  • Editore: L'asino d'oro
  • Data di Pubblicazione: marzo 2016
  • Collana: Omero
  • ISBN-13: 9788864433691
  • Pagine: 364
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00

0 Commenti a “Tempo imperfetto - Massimo D'Orzi”

Posta un commento

 

La Stamberga dei Lettori Copyright © 2011 | Template design by O Pregador | Powered by Blogger Templates