3 maggio 2014

Max Stirner. Vita e opere - John Henry Mackay

Max Stirner è pseudonimo di Johann Caspar Schmidt (Bayreuth 1806 – Berlino 1856), filosofo tedesco, le cui opere principali sono: "L’Unico e la sua proprietà"(1845), "Scritti minori e risposte ai critici dell’Unico"(1842-1847), "Storia della reazione"(2 voll., 1852).
John Henry Mackay (Greenock 1864 – Charlottenburg 1933) è invece uno scrittore e poeta tedesco di origine scozzese. Sue opere più importanti sono "Tempesta" (una raccolta di poesie del 1888), "Gli anarchici" (1891), "Max Stirner" (1898), "I cercatori di libertà" (1920).
Quando, nell’estate del 1887, il giovane poeta scozzese John Henry Mackay si imbatté nel nome di Max Stirner e nella sua opera "L’Unico e la sua proprietà", fu come folgorato da un incomparabile desiderio di approfondirne la conoscenza. E fu così che, con grande entusiasmo, dedicò molti anni della sua vita alla ricerca di tutte le fonti possibili, sia testimoniali che documentarie, per realizzare una biografia, per raccogliere i testi, per perpetuare la memoria, insomma per togliere dall’oblio quell’oscuro filosofo, morto in povertà e ormai dimenticato da tempo.
Quella di Mackay rimane a tutt’oggi l’unica biografia attendibile di Max Stirner. Ne curò tre successive edizioni, negli anni 1898, 1910, 1914. Quest’ultima viene qui utilizzata per la prima traduzione pubblicata in lingua italiana. Essa colma una lacuna, in quanto un’opera scritta con così grande passione merita di essere conosciuta, soprattutto perché apre un velo più “umano” rispetto alla imponente bibliografia stirneriana, incentrata quasi esclusivamente su studi e ricerche di preminente carattere filosofico.

Recensione

La figura di Max Stirner, uno dei precursori dell'anarchismo ottocentesco, è pressocché sconosciuta ai non addetti ai lavori, e in questo, nel renderla cioè in qualche modo familiare e disponibile al di fuori degli specialisti, consiste il merito di Bibliosofica, che ha pubblicato la traduzione italiana della sua biografia, scritta in tedesco alcuni decenni dopo la sua morte, da un fervente ammiratore della sua opera, tanto da rasentare quasi l'agiografia.

Stirner è uno degli intellettuali radicali attivi nella vita berlinese dei decenni centrali dell'800, quelli in cui lo Stato prussiano si esprimeva nelle vesti autoritarie che avrebbero portato all'unificazione della Germania e alla nascita del II Reich. Nelle turbolenze filosofiche legate all'hegelismo, da cui sorgerà anche uno spettro destinato ad aggirarsi nell'Europa della Reazione, quello del Marxismo, si sviluppano dibattiti sulla condizione dell'uomo e dei suoi rapporti con la società e lo Stato, ad esempio nel gruppo dei Liberi, da cui emerge un altro spettro, dinamitardo e combattivo, pronto a scontrarsi con le arcigne forze dell'Ordine costituito del vecchio continente, quello dell'Anarchismo, nelle varie forme che ha assunto storicamente.
Tra le menti più brillanti e insieme più dimenticate di quel magmatico calderone ribollente sotto i tigli c'è appunto Max Stirner, per il quale vale la pena notare come la dirompenza del suo pensiero sia stata inversamente proporzionale a quella del suo stile di vita.

Il suo biografo Mackay racconta infatti una vita quasi del tutto lineare, pur nella sua brevità - Stirner visse tra il 1806 e il 1856 - , senza scossoni nè eventi significativi che vadano al di là della perdita della prima moglie e di notevoli difficoltà economiche, soprattutto negli ultimi anni. Da tenere in considerazione il fatto che, a seguito di una scrupolosissima ricerca documentaria, l'autore si mostra assolutamente informato su tutti gli aspetti del soggetto, dalla famiglia di origine alle condizioni di salute e soprattutto all'ambiente in seno al quale erano fermentate le idee alla base del suo capolavoro, "L'unico e  le sue proprietà", pubblicato nel 1846, pietra miliare dell'egoismo etico e dell'individualismo, e questo nonostante la biografia, agli occhi di un lettore moderno, abbia un sapore molto più vicino al romanzo che non al saggio.
In realtà il problema centrale di Mackay risiede soprattutto nel carattere di Stirner: per quanto profonda e appassionata possa essere la ricerca, essa si infrange sull'indecifrabile e solitaria personalità del filosofo, orgoglioso e schivo, privo di quell'egocentrismo che ci si aspetterebbe da chi aveva teorizzato come fondamento della natura umana le tendenze egoistiche dell'individuo.
Per quanto utilissimo a ricostruire l'ambiente dei circoli rivoluzionari nella Berlino ante 1848, la biografia di Mackay, che già non molto dopo la morte di Stirner aveva faticato a reperire testimonianze affidabili sul suo maestro, lascia nella sfera dell'imperscrutabile l'essenza dell'uomo.
Certo ne mette in luce molti aspetti ma non ne risolve l'enigma umano.

Ciò detto di certo lo stile è molto diverso da quello che ci aspetterebbe oggi per una biografia e anche non privo di asperità, in particolare riguardo al fatto che molte delle polemiche affrontate e delle circostanze e personalità citate risultano sconosciute al lettore di oggi, tanto che forse un apparato di note esplicative, anche dal punto di vista storico, oltre che filosofico, sarebbe stato opportuno per permettere anche a un lettore meno specializzato una fruizione più completa e profonda dell'opera di Mackay e dunque, in ultima analisi, del contesto in cui Stirner elaborò il suo pensiero.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Max Stirner. La sua vita e le sue opere
  • Titolo originale: Max Stiner. Sein Leben und Sine Werke
  • Autore: John Henry Mackay
  • Traduttore: Claudia Antonucci
  • Editore: Bibliosofica
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • ISBN-13: 9788887660388
  • Pagine: 228
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 13,00

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