Concita De Gregorio è una scrittrice e giornalista italiana. Figlia di un magistrato, eredita il nome dalla madre, catalana, e a sua volta dalla nonna. Nasce a Pisa nel 1963, ma si sposta subito da una città all'altra a causa del lavoro del padre. A sedici anni si presenta al Tirreno, tempesta la redazione di articoli, ma viene respinta fino al 1985, quando, fresca di laurea in Scienze politiche, le viene assegnata la cronaca nera. Vince il concorso Mario Formenton per uno stage giornalistico ed approda così a La Repubblica;
Giampaolo Pansa la prende sotto la sua ala. Si fa subito notare per la sua condotta giornalistica in campo di politica interna. Nel 2001 pubblica Non lavate questo sangue, reportage degli scontri durante il G8 di Genova. Segue nel 2006 Una madre lo sa, finalista al Premio Bancarella 2007. Nel 2008 pubblica Malamore: esercizi di resistenza al dolore, sulla violenza domestica. Nello stesso anno diventa direttrice de L'Unità, prima donna a ricoprire l'incarico nel giornale. Recentemente è tornata a La Repubblica e ha pubblicato due nuovi saggi (l'ultimo, Io vi maledico, è del 2013). Da settembre 2013 conduce su Rai3 il programma culturale Pane quotidiano.
"Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia
ma non si bruciano. Respirano forte quando l'ostetrica dice "non urli,
non è mica la prima". Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa
rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del
deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli
autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. È un compagno di
vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è
normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve.
Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. È
una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa. Maria
Malibran, leggendario mezzosoprano, che impara a nascondere le lacrime
durante le terribili lezioni di canto inflitte dal padre. Denise Karbon
che scia ingessata, Vanessa Ferrari che volteggia con una frattura al
piede.La prostituta bambina che chiude gli occhi e pensa al prato della
sua casa nei campi. La giovane donna che si lascia insultare e
picchiare dal suo uomo perché pensa che quella sua violenza sia una
debolezza: pensa di capirne le ragioni, di poterle governare, alla fine.
Le migliaia, milioni di donne che vivono ogni giorno sul crinale di un
baratro e che, anziché sottrarsi quando possono, ci passeggiano in
equilibrio: un numero da circo straordinario, questo di cercare di
addomesticare la violenza - la violenza degli uomini - qualche volta
andando a cercarla, persino. Perché è un antidoto, perché è un prezzo,
perché il tempo che viviamo chiede uno sforzo d'ingegno per conciliare
la propria autonomia con l'altrui brutale insofferenza. Le storie che ho
raccolto sono scie luminose, stelle cadenti che illuminano a volte
molto da lontano una grande domanda: cosa ci induce a non respingere,
anzi a convivere con la violenza? Perché sopporta chi sopporta, e come
fa? Quanto è alta la posta in palio? Alcune soccombono, molte muoiono,
moltissime dividono l'esistenza con una privata indicibile quotidiana
penitenza. Alcune ce la fanno, qualche altra trova nell'accettazione del
male le risorse per dire, per fare quel che altrimenti non avrebbe
potuto. Sono, alla fine, gesti ordinari. Chiunque può capirlo
misurandolo su di sé. Sono esercizi di resistenza al dolore." Recensione
Mai giudicare un libro dalla copertina, e soprattutto dal titolo: quel che potrebbe sembrare il solito testo sulla violenza sulle donne è in realtà molto di più. Questi esercizi di resistenza al dolore sono molteplici testi che offrono una ricostruzione del genere femminile sotto la lente d'ingrandimento del "dolore", della capacità di sopportazione, che entra sempre in gioco nel legame tra la donna e l'uomo, qualunque esso sia.
Il libro sorprende per la sua varietà tematica e narrativa: si trovano mescolati racconti e fiabe popolari, cronaca nera e stralci di monologhi teatrali, interviste immaginarie e articoli scientifici. Molteplici e varie anche le donne protagoniste di questi testi: topoline di fiabe catalane, donne d'arte, scienziate e donne qualunque, donne anonime che subiscono una violenza invisibile ogni giorno. Anche la violenza è mutevole e sfuggente, punta dell'iceberg del potere e del controllo che da millenni regola il rapporto tra i due sessi: può essere la brutale violenza fisica che insozza le pagine di un quotidiano, o quella più fine, più subdola e psicologica che costituisce parte integrante di un amore trattenuto e poi negato, come quello di Picasso per una delle sue tante insoddisfatte amanti; la violenza è la lezione che impara una donna dalla vita complicata come la fotografa Lee Miller. A volte fa capolino la voce della stessa autrice, regalando ai suoi lettori frammenti e retroscena della propria vita privata, sempre in bilico nel rapporto di forza con quella pubblica; proprio lei, madre di quattro figli, che rincorre l'impegno a favore dei diritti delle donne, ma poi in una conferenza si sente rimproverare di essere "fuori posto", di essere assente là dove dovrebbe essere, a casa, ancora questo all'esordio del terzo millennio. C'è la violenza delle donne sulle altre donne, di chi ancora difende e perpetua un altrimenti obsoleto sistema di potere e di controllo; c'è, soprattutto, la violenza della donna contro se stessa, la masochistica perseveranza di chi sceglie la vita come esperienza di resistenza al dolore.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Malamore. Esercizi di resistenza al dolore.
- Autore: Concita De Gregorio
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Piccola biblioteca Oscar
- ISBN-13: 9788804591092
- Pagine: 169
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,50 Euro












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