22 gennaio 2014

Speciale Horror: I racconti del terrore - Edgar Allan Poe

Copertina di Libri_di_sangue Ispiratore del nostro speciale di questo mese, Edgar Allan Poe nacque a Boston il 19 gennaio del 1809 da due attori, Elizabeth Arnold e David Poe, Jr, che lo lasciarono presto orfano e affidato alle cure di un ricco mercante di Richmond, John Allan, da cui prese il secondo cognome.
Dal 1815 al 1820 Poe visse in Inghilterra con i genitori adottivi, che gli fornirono un'accurata educazione inglese, che fortemente influenzò la sua già sviluppatissima sensibilità poetica. Fin dal ritorno in America, a soli dodici anni, il giovane Edgar iniziò infatti a comporre poesie, molte delle quali ispirate dalle sue sfortunate vicende amorose. Al termine della sua appassionata relazione con Sarah Elmira Royster egli compose infatti una delle sue opere più celebri, Tamerlano.
In seguito ad una serie di liti col padre adottivo, con cui non si riconcilierà mai, si trasferisce nel 1826 a Boston, dove, l'anno successivo, pubblica la sua prima raccolta: Tamerlano e altre poesie. Di lui si perdono le tracce fino al 1832 quando si arruola nell'esercito americano, raggiungendo il grado di sergente maggiore e iscrivendosi all'accademia di West Point, da cui sarà però espulso a causa delle sue intemperanze. Da questo momento in poi si guadagnerà da vivere solo coi suoi scritti, uno fra i primi a tentare questo metodo di sostentamento che però mai gli portò fortuna in vita.
Accanto alla poesia egli inizia a anche a scrivere numerosi racconti che gli varranno la fama di inventore del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico, sebbene sia maggiormente noto come uno dei maggiori rappresentati del genere gotico, che in realtà si era sviluppato e concluso prima che egli pubblicasse le sue opere. Oltre ai 69 racconti egli compose anche un unico romanzo lungo, Storia di Arthur Gordon Pym, scritto tra il 1837 e il 1838. Furono però le opere brevi Lo scarabeo d'oro (1843), Il corvo e altre poesie (1845) e Il gatto nero (1843) che gli diedero la celebrità.
Già propenso all'abuso di alcol, si lasciò totalmente trascinare dal vizio dopo la morte prematura della moglie per tubercolosi, finendo in un abisso di delirio e desolazione da cui non si risolleverà mai. Il 3 ottobre 1849 lo scrittore fu infatti ritrovato delirante nelle strade di Baltimora e, nonostante il ricovero in ospedale, morì quattro giorni dopo.
Ancora oggi si specula e si dibatte sulla vera causa del decesso di Poe: si parla di misteriosi complotti, rapimenti, cardiopatie e alcolismo, ma essendo andata perduta ogni forma di documentazione non è mai stata trovata risposta. Rimane il fatto che quello che viene oggi celebrato come uno dei più grandi narratori dell'800, inventore di personaggi memorabili come l'ingestigatore Auguste Dupin e fine teorico dell'arte dello scrivere, morì solo e in totale miseria, del tutto ignaro della fama di cui avrebbe goduto nei secoli successivi.


Nei Racconti del terrore, Poe sviluppa i vari aspetti della più agghiacciante paura che vanno da quello esteriore e immediato a quello che scaturisce dall'incerto altalenare tra la vita e la morte a quello terrificante dell'ansia della sepoltura prematura. In questa raccolta spiccano "Una discesa nel Maelstrom", dove il protagonista rimane sospeso per una interminabile ora sulla parete precipite dell'orribile gorgo; "La maschera della Morte Rossa", dove appare la morte durante una mascherata di nobili riunitisi per sfuggire alla peste; o, infine, "La rovina della casa degli Usher", dove l'acutezza morbosa dei sensi e le sensazioni innaturali di un giovane Usher verso la propria gemella ne determinano il declino e la morte.

Recensione

In Italia esistono infinite edizioni dei racconti del terrore di Edgar Allan Poe ed ognuna offre una collezione diversa che confonde un po' i lettori attingendo in vario modo alle due diverse raccolte pubblicate quando Poe era in vita.
Questa edizione della Mondadori, in particolare, oltre ai racconti prettamente "del terrore" include alcuni (ma non tutti!) di quelli che generalmente vengono classificati come "del grottesco", che ovviamente possiedono una venatura "orrida" ma non corrispondono al nostro moderno senso del terrore e possono lasciare parecchio perplessi o, nei casi più sfortunati, annoiati.
Va poi detto che tutti i racconti di questa raccolta andrebbero letti con la giusta atmosfera, in silenzio, lontani dal delirio che ogni giorno ci circonda e possibilmente da soli, magari la sera, nella penombra. La paura, come la descrive Poe, arriva sempre in un lento crescendo di tensione che l'autore costriusce a partire da situazioni vagamente malsane che pian piano rivelano dettagli sempre più disturbanti fino al colpo di scena finale, a volte cruento, sempre spiazzante. Fiero rappresentante del racconto gotico, per Poe l'effetto orrorifco della sua opera è dato innanzitutto dalla giusta ambientazione che, naturalmente, si realizza principalmente con imponenti e tenebrosi manieri, lande impervie e desolate, decadenti palazzi semi-abbandonati. Se a noi lettori moderni e smaliziati alcuni di questi stratagemmi, molto in voga all'epoca, possono far sorridere o apparire scontati, non possiamo invece che ammirare la finezza e la precisione con cui l'autore costruisce l'impianto psicologico che genera la paura, dimostrandoci che si possono scrivere storie che fanno accapponare la pelle senza dover anche in assenza di massacri di massa e mutilazioni sanguinarie (non che Poe le escluda del tutto), perché il terrore è prima di tutto dentro di noi.
Nei primi racconti, come Metzengerstein o Manoscritto trovato in una bottiglia, la fonte del terrore è principalmente esterna, e attanaglia il protagonista corrompendolo e trascinandolo nell'oblio. Presto però lo sguardo si volge all'interno, verso l'intelletto preda della follia che diventa esso stesso fonte di corruzione dell'animo e causa della rovina fisica e morale del protagonista e di coloro che lo circondano come nel disturbante Berenice o nel famosissimo Il gatto nero.

Cardine dei racconti dell'orrore è infatti l'interesse dello scrittore verso la psiche umana e le sue perversioni, l'abbandono della razionalità e le nostre paure ataviche, prima fra tutte la morte. Se anche fosse vero, come molti sostengono, che Poe fosse alimentato dalla propria personale instabilità nella scelta di temi così disturbanti (acuita dalla prematura scomparsa della giovane moglie), è altrettanto evidente che egli affronta questi temi con la stessa precisione e logica con cui scrive i celebri Racconti del raziocinio. Queste storie del terrore sono infatti metodicamente progettate e composte con una cura del dettaglio spasmodica, ai limiti del pedante, rivelando come nessun altra opera la natura contraddittoria di Poe e il suo amore per i contrasti e gli opposti. Intelligenza e follia, amore e morte, bellezza e deformità, pallide fanciulle e sanguinari eventi sono alla base di questi scritti in cui giovani all'apparenza sani si rendono prtagonsiti degli atti più efferati e eteree adolescenti sono vittime di sepolture premature.
Mi capita spesso di sentire lettori che snobbano i racconti in favore dei romanzi lunghi, meno frammentari e più soddisfacenti, secondo loro. Se siete di questa filosofia e abitualmente evitate i racconti come la peste sappiate che Poe la pensava esattamente all'opposto: per lui le storie brevi erano il mezzo ideale per raggiungere la perfezione nella scrittura perché solo in esse si evita che il senso della storia si disperda e solo in esse è possibile combinare ogni elemento come il singolo dettaglio di un quadro più ambpio che accompagna il lettore alla scoperta finale.
Infine, visto il suo interesse per l'animo umano, Poe non poteva che essere attirato da teorie esoteriche come il mesmerismo e la metempsicosi di cui si trova traccia in numerosi racconti, a volte richiamate in modo un po' didascalico e pesante, cosa che non rende sempre facile la lettura. Va detto che l'attenzione di Poe al dettaglio e la cura con cui egli descrive i mutamenti psicologici dei suoi protagonisti e come essi si riflettono (o riflettono) nell'ambiente circostante appesantiscono a volte la narrazione (e mi si perdoni, ma la traduzione un po' datata di Elio Vittorini non sempre aiuta) per cui, se classici di grande fama come Il gatto nero o Il pozzo e il pendolo sono destinati a entusiasmare chiunque, altri come La caduta della casa degli Usher o Ligeia forse saranno apprezzati solo da lettori un po' più sofisticati e pazienti.
Certo non sono tutte ciambelle riuscite col buco, ma personalmente a lettura terminata posso dire in tutta coscienza che Poe sa cosa significhi la parola "angoscia" e sicuramente sa come evocarla.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: I racconti del terrore
  • Autore: Edgar Allan Poe
  • Traduttore: Delfino Cinelli , Elio Vittorini
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 1985
  • Collana: I classici
  • ISBN-13: 9788804273882
  • Pagine: 327
  • Formato - Prezzo: tascabile - Euro 9,90

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