9 marzo 2013

L'ira funesta - Paolo Roversi

A volte basta un niente per sconvolgere la vita di una placida cittadina di provincia. Basta, per esempio, che l'unico farmacista, corso in ospedale dove sta per nascere il suo primo figlio, debba tenere chiuso il negozio:niente medicine per gli anziani e, soprattutto, niente medicine per Gaggina, un colosso di centotrenta chili con il carattere dell'attaccabrighe di professione. Quel giorno, senza i suoi tranquillanti, non riesce a tenere a bada la propria ira: in sella ad un motorino scassato tenta di assaltare la stazione dei carabinieri, irrompe nel bar della locale polisportiva, picchia un vigile che vuole dargli una multa, per poi barricarsi in casa minacciando con una katana da samurai chiunque si avvicini. Al Piccola Russia -così viene chiamato il borgo, dove le stradi hanno tutte nomi di "compagni" e la giunta è monocolore dal 1948- si scatena il consueto passaparola. <L'ennesima follia del Gaggina, state tranquilli, non farebbe male ad una mosca> assicura qualcuno. Ma quando il corpo del vecchio Giuanin Penna, appena tornato dall'America dopo trent'anni d'assenza, viene trovato tra i campi, trafitto proprio da una spada, la situazione prende una brutta piega. A sbrogliare la matassa sarà chiamato il maresciallo Omar Valdes, alias "tenente siluro", un militare tormentato e dal passato oscuro, in un'indagine ricca di sorprese e di una travolgente ironia.
Attraverso le astuzie e le ingenuità di una piccola folla di personaggi memorabili, L'ira funesta racconta l'anima della provincia italiana, l'apparente semplicità della vita di paese, dove le chiacchiere intorno al tavolo di un bar possono diventare, tra un bicchiere di Lambrusco e quattro risate, una fenomenale chiave d'indagine.

Recensione

I luoghi in cui si svolgono gli avvenimenti descritti da Paolo Poversi sono quelli della Bassa -termine con cui si indica la zona pianeggiante destra del Po mettendosi con le spalle alla sorgente- e più precisamente a Piccola Russia, un borgo rurale così chiamato in quanto tutti gli abitanti sono comunisti. Viene subito in mente il famoso paese in cui si svolgeva lo scontro fra Peppone e Don Camillo. In questo caso però il conflitto non sussiste perché il prete viene a dire messa una volta a settimana da un'altra città. Tutta la vita del borgo, non essendoci "passeggino", è quella che si svolge attorno alla Polisportiva, unico bar con annessa piscina e parco giochi per i bimbi.

Inizialmente il romanzo ricorda l'umorismo di Malvaldi nel descrivere i vecchietti terribili del bar Lume ma, via via che le vicende diventano più rocambolesche, il tono da prettamente umoristico diventa gradualmente più riflessivo e malinconico.

Ammetto che personalmente ho apprezzato maggiormente la prima parte del romanzo dove più caustica si sente l'ironia di Roversi nella spassosa descrizione dei folcloristici personaggi del borgo rurale. Nella seconda parte si succedono i colpi di scena che culminano nella scoperta del colpevole da parte del maresciallo Valdes, graduato dei carabinieri di origine sarda, che i superiori hanno voluto penalizzare relegandolo in zone periferiche, sperando che si decidesse a dare le dimissioni. La spiegazione dell'astio nei confronti del maresciallo Valdes è probabilmente la parte meno riuscita del romanzo che, peraltro, risulta gradevolissimo.

Auspico Roversi pubblichi al più presto un altro romanzo dove possa far valere la sua straordinaria vena ironico-umoristica.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'ira funesta  
  • Autore: Paolo Roversi  
  • Editore: Rizzoli
  • Data di Pubblicazione: 2013  
  • ISBN-13: 978-88-17-06349-4
  • Pagine: 321
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 17,00 

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