29 settembre 2011

Il dio del massacro - Yasmina Reza

Fin dalle primissime battute di questa commedia al tempo stesso esilarante e feroce appare chiaro perché Roman Polanski abbia deciso di portarla sullo schermo – e perché attori come Isabelle Huppert, Ralph Fiennes e James Gandolfini abbiano voluto interpretarla a teatro. Poche volte, infatti, un autore è stato capace di squarciare con altrettanto soave crudeltà i veli destinati a ricoprire la costitutiva barbarie della creatura umana. Nel lindo, assennato salotto borghese in cui due coppie di genitori si incontrano per cercare di risolvere, da persone adulte e civili quali essi ritengono di essere, una questione in fondo di poco conto (una lite scoppiata ai giardinetti tra i rispettivi figli), vediamo sgretolarsi a poco a poco le maschere di benevolenza, tolleranza, buona creanza, e di correttezza politica, apertura mentale, dirittura morale; e sotto quelle maschere apparire il ghigno del nume efferato e oscuro che ci governa sin dalla notte dei tempi: il dio del massacro, appunto. Con uno humour corrosivo e una sorta di noncurante cinismo (e senza mai assumere il tono del moralista), in una lingua volutamente media, che sfodera tutto il suo micidiale potere, Yasmina Reza costruisce un brillante psicodramma, porgendo allo spettatore (e al lettore) uno specchio deformante nel quale scoprirà, non senza un acido imbarazzo, qualcosa che lo riguarda molto da vicino.

Recensione

Leggere saggi mattoni sulla civiltà e il suo declino è noioso, anche se il lettore penserà dipenda da mattone a mattone. Lo psicodramma della Reza al contrario non ha niente di noioso, forse qualcosa di caustico, sarcastico, imprevedibile e amaro, ma di noioso nulla. Come bere una soda. O forse una coca cola, la stessa che Véronique Houllié offre ad Annette Reille per aiutarla con i suoi problemi di bile.

Immaginate un salotto, nessun realismo, nessun elemento inutile. Due mazzi di tulipani e una serie di cataloghi d'arte fuori produzione. In questa cornice due coppie affrontano civilmente la lite fra i due figli. L'incontro ha uno scopo educativo, niente scuola, niente tribunale, nessuna interferenza dall'esterno per risolvere, solo il buon senso comune all'occidentale. Ma la consapevolezza di un lento ma inesorabile imbarbarimento si insinua nelle parole di benevolenza, e le scelte linguistiche mostrano la faccia della mediocrità. Quando il rispetto dei valori della collettività è una pelle di serpente vuota, mentre i pensieri strisciano verso il dio del massacro, gli uomini non si rispecchiano se non in loro stessi e il concetto di giustizia e diversità combacia con un colpo di bastone negli incisivi, o con il vomitare, o ancora con il lanciare una borsa per aria e assistere alla proprietaria che la recupera gattonando in preda a una crisi isterica. O ancora più di tutto con il bere. Perché è così che fa la maggior parte di noi, segue strade già battute, immerge i piedi in solchi già scavati, e quando non ce la si fa più si aspetta che la lingua si sbronzi e il cervello si penta. E più si perde il rispetto per l'altro, più perdiamo rispetto per noi stessi allentando i freni e distanziando i limiti. Le due coppie si scoprono pezzi singoli, maschi contro femmine, intellettuali contro economisti, classe media contro classe dirigente, buoni contro cattivi, per arrivare al solitario uomo contro uomo. Alla fine si ride di tutto. Ride chi legge. E Polanski, con il suo Carnage, ha riso più di tutti gli altri.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il dio del massacro
  • Titolo originale: Le dieu du carnage
  • Autore: Yasmina Reza
  • Traduttore: Laura Frausin Guarino - Ena Marchi
  • Editore: Adelphi Edizioni
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • Collana: Piccola Biblioteca Adelphi
  • ISBN-13: 9788845926235
  • Pagine: 112 pagine - brossura
  • Formato - Prezzo: 9,00 Euro

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