15 giugno 2011

Jack Frog - Fulvio Strano

Nella città di Ossobuco c’è un avvocato, a dirla tutta «l’avvocato più in gamba della città», che della sua professione fa una ragione di vita.
Qual è la sua professione?
Naturalmente, non l’avvocatura.
La sua professione si chiama fancazzismo, oppure cazzeggio, oppure andare a puttane, oppure trattare le donne come puttane, oppure bere fino a perdere conoscenza, oppure... oppure a tempo perso difendere in improbabili processi, improbabili clienti incriminati per improbabili crimini... come un cinese stupra vecchiette e scimmie dal pericoloso culo spara palline.
E li difenderà alla grande perché, neanche a dirlo, lui è «l’avvocato più in gamba della città».

Recensione

Molto delle aspettative che un lettore si crea riguardo un libro dipende dall'idea che ci si fa del contenuto e del suo autore, del genere letterario cui appartiene, anche del tipo di lettore cui si suppone sia rivolto. Ovviamente nel caso di un romanzo d'esordio come 'Jack Frog' risulta molto difficile farsi idee di questo tipo, perché mancano riferimenti precisi. Si rimane molto più facilmente e inevitabilmente vittime delle impressioni. E del resto anche queste hanno un loro significato, dopotutto.

Jack Frog si presenta dal risvolto alla copertina come un racconto il cui fulcro è la figura del protagonista, l'avvocato del titolo appunto, che esercita nella città di Ossobuco: è lui l'unico vero attore nello sviluppo narrativo, tutti gli altri personaggi sono comparse che entrano dalla porta di servizio e scivolano via velocemente, passando, se si tratta di figure di genere femminile, per il suo letto. Più che alla professione di azzeccagarbugli, Jack Frog si dedica a svuotare bottiglie, ordinatamente disposte nei cassetti della sua scrivania a seconda della gradazione alcolica, a inseguire le gonne delle sue clienti e a grattarsi il lato B.

Il racconto si articola senza una trama vera e propria: si tratta di alcuni 'casi', tutti vittoriosamente discussi davanti al giudice Faulkner ma slegati tra di loro e giocati sul lato dell'assurdo forense. Si va dal coreano Jim Pong, accusato di aver ucciso (sic!) il criceto di un'anziana vicina di casa, della quale è ossessivamente innamorato, alla scimmia di un giocoliere circense che ha provocato delle lesioni a un bambino, sparandogli nell'occhio una castagna bollente dal deretano, fino al boss mafioso che ha eliminato un rivale sorpreso ad avvelenargli il cavallo preferito a suon di diuretici.

A questo filone si aggiungono dei flashback sul protagonista come eroe adolescenziale, le cui imprese vanno dalle prestazioni onanistiche al corteggiamento di orrende ragazzine.

Il collante di tutto questo materiale risiede però solo nella costante del 'basso ventre', se si può chiamarla così senza alcuna implicazione assiologica: l'atmosfera comune a tutti gli episodi e figure è costantemente e coerentemente materiale.

Jack Frog emette continui sbuffi, rutti e peti, a commento di ogni situazione, sottolineando in questo modo il suo supremo disinteresse per ogni circostanza e contesto della sua vita, che non riguardi l'alcol o le donne; queste ultime poi al secondo posto a grande distanza, oscillano tra la vamp fatale stile Jessica Rabbit, presa dai modelli hardboiled anni cinquanta, e la carampana obesa, meglio se seborroica e mefitica.

Come elemento di coesione appare insufficiente: la narrazione ne risulta statica, il contesto - la fantomatica città di Ossobuco - rimane del tutto sfocato appena si esce fuori dallo studio del leguleio e dal pub Truzzo, dove lo stesso avvocato va ad affogare i suoi dispiaceri.

Abbondano i luoghi comuni, che si riflettono anche nella resa linguistica: il tono lamentoso del collega di Frog, lasciato dalla moglie per un 'negro con ventisette centimetri di banana', viene reso con un trascinarsi vocalico; il tono di voce più alto è indicato dall'uso delle maiuscole; il mafioso siciliano termina tutte le sue frasi con il tipico (?) intercalare 'Ah?'. Perché non farli parlare solo al passato remoto allora?

La sintesi è che sembra mancare un contenuto vero e proprio. Non esiste, certo, la regola per cui un romanzo debba avere una trama intesa in senso classico, ci sono capolavori universali che non l'hanno; tuttavia non dovrebbe sentirsene la mancanza, come invece accade per 'Jack Frog'.

L'idea unitaria dell'imitazione dello stile 'assurdo-trash' alla Bukowski non regge, soprattutto perché di imitazione ha il sapore.

Di paradossale alla fine resta il fatto - in questo 'Jack Frog' incarna invero l'assurdo - che pur non essendo un libro ben scritto, almeno per opinione personale, dal punto di vista dei contenuto, è invece un libro scritto bene: lo stile è scorrevole, tolti alcuni eccessi grafici, l'editing ben curato, privo di strafalcioni ed estremamente corretto.

Approfondendo in modo diverso i contorni di un protagonista al di là di certi schematismi oppure strutturando un'evoluzione narrativa più articolata, magari l'avvocato Jack Frog potrebbe dare anche la soddisfazione di assurgere a personaggio!?

Giudizio:

+2stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Jack Frog
  • Autore: Fulvio Strano
  • Editore: Casini Editore
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • ISBN-13: 9788879051989
  • Pagine: 350
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,90

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