7 aprile 2010

Il monaco - M.G.Lewis

Il monaco è Ambrosio, in odore di santità, ammirato da tutta Madrid per le sue parole trascinanti. Il tentatore è Matilde, la donna demoniaca travestita da novizio, la splendida maga perversa. Negli anni '30 Antonin Artaud fece del romanzo gotico di Lewis una sorta di "copia francese". Ed è nella versione di Artaud, con una prefazione di Nico Orengo, che Bompiani ripropone il testo.


Recensione di Valetta

Discesa agli inferi (letteralmente) di un campione di virtù con finale incandescente che riscatta ampiamente alcune inutilità della parte centrale del romanzo.

In una Madrid medievale ambigua e soffocante, il monaco Ambrosio si guadagna fama di spirito incorruttibile grazie a sermoni infuocati, un'oratoria ipnotica e un comportamento irreprensibile. Ma quanto vale la virtù quando non è mai messa alla prova? Quale il sacrificio se non si sta rinunciando a nulla che ci è caro? E poi, cos'è in fondo che ci rende veramente virtuosi e degni di rispetto? Sono queste le tematiche che sottendono la vicende di questo romanzo, giustamente ritenuto il capostipite della letteratura gotica, in quanto racchiude in sé atmosfere e temi che hanno fatto la fortuna di un genere che ha enorme successo ancora oggi. A "Il monaco" non manca nulla: cavalieri dal cuore nobile e coraggioso, morti che non si danno pace, lugubri cimiteri in ancor più lugubri monasteri, castelli infestati di spiriti sanguinari, il male che si annida dove meno te lo aspetti.

Certo alcuni passaggi della storia al lettore smaliziato di oggi fanno un po' sorridere, soprattutto quando la narrazione si concentra sulle vicende delle due coppie di innamorati le cui vite si intersecano con quelle del monaco. Infatti se la penna di Lewis è magistrale nel descrivere situazioni di tensione, non lo è altrettanto nel trattare le parti romantiche della storia. In questi casi lo stile adottato è quello del feuilleton tipico dell'epoca, con dichiarazioni d'amore altisonanti lunghe tre pagine e minuziose descrizioni degli occhi virtuosi delle fanciulle in questione. Un linguaggio, insomma, che potremmo definire da soap opera e che rende un po' stucchevoli certi ameni passaggi tipo "l'onore delle fanciulla sacrificato all'ardore dell'impetuoso amante", inevitabili per l'epoca in cui il romanzo è stato scritto ma che altri grandi romanzieri hanno saputo trattare in modo meno artefatto.

Ma tutto questo viene dimenticato quando lo sguardo si risposta su Ambrosio e sul suo precipitare nella corruzione, operazione neppure troppo difficile a dimostrazione che l'uomo già in origine non possedeva un animo così puro. Ambrosio pecca e, quando lo fa, pecca in modo molto più grave e irreparabile di quanto fatto da coloro che lui stesso aveva implacabilmente censurato, completamente stravolto e ottenebrato da quelle passioni di cui in realtà non ha mai avuto alcun controllo.

Non dubito che il romanzo abbia suscitato parecchio scandalo ai tempi della sua pubblicazione, non tanto per la profusione di relazioni clandestine e incontri amorosi illeciti quanto per l'evidente denuncia delle ipocrisie di una società basata su un'apparente perbenismo che cela i vizi più meschini. Si toglie la maschera ai santi e ciò che rimane farebbe arrossire Lucifero in persona. Non è un caso che le azioni più turpi vengono compiute da coloro che si impongono come modelli di virtù. La meschinità di Ambrosio non sta tanto nel suo lasciarsi andare al piacere, quanto nel fatto che egli ha giudicato e condannato senza conoscere, in nome di una superiorità morale che si rivela solo vigliaccheria, paura del giudizio degli uomini e del castigo divino. Non c'è delitto che l'integerrimo Ambrosio non sia disposto a compiere a patto che il suo rispettabile status sociale non ne risenta. Lo stesso spirito guida la badessa del convento nell'impartire alla novizia che è venuta meno ai suoi voti una punizione che non ha nulla di umano.

Lo sguardo di Lewis è particolarmente lucido nel puntare il dito su ciò che sta dietro la facciata e particolarmente spietato nello svelare i cedimenti di un'anima tormentata, il cui perverso precipitare verso un destino beffardo è il vero elemento horror della storia.

Giudizio:

+4stelle+

Recensione di Sakura

"[...] il vizio, per chi non lo conosce, è rovinoso più che mai quando s'annida dietro la maschera della virtù."

Ambrosio è l’abate più conosciuto di Madrid per la sua integrità e rettitudine: infiamma gli animi con i suoi sermoni, predica le peggiori punizioni divine per i peccatori, quasi non sembra fatto di carne come i comuni mortali. Antonia è una giovane pudica e senza esperienza del mondo, giunta con la madre Elvira a Madrid per implorare una piccola rendita all’erede del nonno, essendo quest’ultimo morto senza dare disposizioni perché la famiglia del figlio ripudiato continuasse a riceverne una.
Durante un’affollata predica di padre Ambrosio, accompagnata dalla zia Leonella, Antonia incontra il piacente Lorenzo, che le infiamma il cuore di un sentimento ricambiato. Il giovanotto s’impegna immediatamente a intercedere per lei presso l’amico Ryamond, che casualmente è colui che dovrebbe concedere la rendita all’indigente fanciulla. Ryamond, a sua volta, ha una segreta relazione con la sorella di Lorenzo, Agnes, segregata nel convento di Santa Chiara.
La corrispondenza di Agnes, gravida, con l’amato Ryamond, viene scoperta da padre Ambrosio, che sordo alle suppliche della giovane la denuncia alla perfida badessa. La ragazza, trascinata via, maledice l’abate: che possa patire indicibili passioni umane, soccombere a esse e, nel momento della condanna, ricordarsi della giovane che aveva mandato a morte sicura insieme alla sua creatura non ancora nata.
La maledizione sortisce il suo effetto quando Ambrosio scopre che Rosario, il confratello a lui più vicino, è in realtà una donna infiltratasi nel convento dei cappuccini perché perdutamente innamorata di lui e della sua incorruttibilità: poco dopo, l’abate cede alle tentazioni della carne, e quello è l’inizio di una discesa verso i crimini più efferati; Ambrosio, infatti, attenterà alla virtù della stessa Antonia, e ben presto si avvicinerà, con l’aiuto della sua complice, alle pratiche più diaboliche.

Forse non il re, ma di sicuro Il monaco è uno dei principi del genere gotico, sia cronologicamente che qualitativamente. Possiede infatti tutte le caratteristiche che definiranno il genere: il villain che attenta alla virtù della vergine, la struttura non lineare della storia (nella trama principale s’incastona il lungo racconto della storia di Agnes e Ryamond, in cui a sua volta si dipana il racconto della Suora Sanguinaria), minute rappresentazioni di passioni esecrabili e compiaciute descrizioni di stupri, assassinii, decomposizioni, terribili castighi; vi si trovano bellissime descrizioni di paesaggi e architetture, che anticipando di poco il Romanticismo riflettono i sentimenti dei personaggi: dirupi e baratri, conventi, castelli, celle, pozzi, passaggi segreti, boschi oscuri e pericolosi; e, naturalmente, c’è l’elemento soprannaturale: pozioni magiche che simulano la morte, ramoscelli fatati di mirto, fantasmi, e persino il diavolo in persona - inizialmente con fattezze seducenti da angelo decaduto, e in seguito nella sua vera forma.

Il romanzo è accompagnato da versi e ballate: alcune sono citazioni da note opere precedenti, tra cui alcune di Shakespeare, altre – di valore piuttosto scarso - di opera dell’autore stesso. La prosa, almeno nella traduzione Oscar Mondadori, è incredibilmente scorrevole se si considera che il romanzo ha più di due secoli: leggibilissima.

I contenuti, come si evince, sono molto crudi, anche per i giorni nostri; all’epoca il romanzo fece scandalo per la scabrosità eccessiva persino per il genere gotico, la categoria letteraria per eccellenza in cui poter riversare le istanze represse e il proibito. De Sade stesso, giusto per dare l’idea, lodò Lewis per questa sua opera. L'edizione Mondadori è seguita da un’interessante postfazione di Samuel Coleridge che, dopo aver esaltato il romanzo, rimprovera (giustamente) a Lewis l’appiattimento psicologico del personaggio principale, che cade quasi immediatamente dalla santità alla diabolicità, ma anche la blasfema critica alla religione che traspare da alcuni passi del romanzo.

Consigliato? Certamente, soprattutto se vi piace il genere.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il monaco
  • Titolo originale: The Monk
  • Autore: M.G. Lewis
  • Traduttore: G. Agamben
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2000
  • Collana: I grandi tascabili
  • ISBN-13: 9788845246890
  • Pagine: 324
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 8,50

2 Commenti a “Il monaco - M.G.Lewis”

  • 11 marzo 2010 alle ore 16:51
    Pythia says:

    Ho letto Il Monaco anni fa, faceva parte di una raccolta di romanzi-racconti gotici, e mi ha molto impressionata l'atmosfera che l'autore è riuscito a creare, palpabile anche nel nostro secolo, seppur distanti e in tutt'altro mondo.
    La tua analisi mi piace molto, mi hai riportato alla memoria dettagli che avevo scordato :-)

  • 12 marzo 2010 alle ore 10:20
    Valetta says:

    Ti ringrazio =) Io ho scoperto questo libro grazie ad una discussione su aNobii, non sapevo mi mancasse questo caposaldo della letteratura. Concordo: l'atmosfera creata è veramente avvolgente!

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