17 settembre 2009

Gargantua e Pantagruele - François Rabelais

Questo libro è un miscuglio inesplicabile, un mostruoso miscuglio di fine e ingegnosa morale e di bassa corruzione. Dove è brutto va di là dal peggiore: è l'incanto della canaglia; dove è buono va fino allo squisito e all'eccellente e può essere un cibo dei più delicati.




Recensione

L'autore del presente articolo, nello scusarsi anticipatamente nell'eventualità in cui il lavoro della sua penna possa recare incresciosi disturbi o disgustosi giudizi, ci tiene a precisare la non paternità delle frasi riportate in corsivo di seguito in questa recensione, in quanto la paternità di tali frasi, quelle riportate in corsivo di seguito in questa recensione, è da attribuire esclusivamente all'autore del testo di cui l'articolo dell'autore precisante è oggetto. Tali frasi riportate in corsivo di seguito in questa recensione, la cui paternità è da attribuire all'autore del testo di cui l'articolo dell'autore precisante è oggetto, non sono state inserite per giuoco o per diletto né per impressionare o scandalizzare i lettori eventualmente già anticipatamente degnati di sincere scuse da parte dell'autore dell'articolo cui oggetto è il testo dell'autore, padre delle frasi riportate in corsivo di seguito in questa recensione, bensì per mettere in evidenza la caratteristica stilistica del testo, cui autore è il padre delle frasi riportate in corsivo, oggetto della presente recensione dell'autore precisante nonché anticipatamente scusante.

Bevitori infaticabili,e anche voi impestati preziosissimi statemi a sentire: questi cinque libri della molto spaventevole vita sul grande Gargantua, padre di Pantagruele e Pantagruele, Re dei Dipsodi, restituito al naturale con le sue gesta e prodezze spaventevoli sono semplicemente:
luculliani, farseschi, scurrili,
abbondanti, burleschi, inverecondi,
succulenti, grotteschi, lascivi,
pantagruelici, bizzarri, impudichi,
lauti, buffoneschi, sozzi,
abbondanti, esilaranti, lubrici,
gargantueschi, folcloristici, sboccati,
succulenti, spassosi, disinibiti,
giganteschi, paciocconi, licenziosi,
ma anche:
enciclopedici, parodistici, trascgressivi,
poliedrici, caricaturali, sovversivi,
dotti, satirici, disinibiti,
versatili, canzonaturali, eccentrici,
eclettici, faceti, anticonformisti.

Ma procediamo con ordine. Questi cinque libri, tutti rigorosamente condannati dalla egregia università della Sorbona, sono un affresco, sfruttando un vocabolo, già inserito precedentemente, cosa che potrebbe benissimo capitare nuovamente in seguito vista la mole di vocaboli già utilizzati, mi asterrò quindi dallo scusarmi per ogni ripetizione e fatemi il piacere di considerare le scuse che mi accingo a presentarvi anticipatamente, valide anche per il proseguo, scusatemi, sono dicevo un affresco caricaturale della società. Quanto mai attuale, tale affresco ci presenta in modo enciclopedico i classici che costituiscono la base e l'ispirazione di molti spassosi episodi.

Possiate voi, come Sodoma e Gomorra, precipitare in zolfo, in fuoco ed in abisso se solo dubitate delle mie affermazioni, ma anche per i più infedeli presenterò una lista di autori da cui Alcofribas Nasier e Francois Rabelais hanno preso spunto:
Plinio, Aristotele, Seneca,
Colonna, Luciano, Cicerone,
Pompeo, Erasmo, San Tommaso,
Plutarco, Democrito, Virgilio,
Livio, Eliano, Omero,
e preferisco fermarmi qui per non fare un uso smodato ed incivile della vostra inusitata e pantagruelica pazienza.

Tale allegoria, non poteva che essere estremamente dilettevole: dilettevole negli episodi, dilettevole nello stile, dilettevole nei banchetti, dilettevole nei menù, dilettevole financo nei titoli dei capitoli. Potrei anche qui presentarvi qualche esempio atto a testimoniare la veridicità delle mie affermazioni, ma nella società puritana di oggi rischierei di essere censurato ed accusato di impudicizia, quindi come del resto fa anche Rabelais vi dico: vi venga il cacasangue con le creste di gallo su per il buco del culo, filiformi e a cavolfiore, con belle ragadi variegate e rinfocolate dal mercurio, nel caso non crediate fermamente in tutto ciò che io vi racconto in questo qui presente e vero commento.

Detto di Pantagruele e Gargantua, o forse non ho detto nulla, ma mica vi posso raccontare tutto? Dovrete pur leggerlo no? Quindi, detto ciò non possiamo dimenticare di parlare di Panurgo, vero protagonista degli ultimi tre libri, che si sarebbero benissimo potuti chiamare: dei detti e fatti eroici di Panurgo. Panurgo è un piccolo ilare diavolo burlone, ha tutti i vizi che la società condanna e nessuno dei pregi che la società promuove, è:
impertinente, fifone, presuntuoso
volgare, turlupinatore, approfittatore,
vero e proprio Franti delle vicende di Gargantua e Pantagruele, o meglio Franti è il Panurgo del libro Cuore, Eco dixit,
imbroglione, cagasotto, pacchiano
affettato, calcolatore, petulante,
spudorato e naturalmente il più simpatico della allegra orda.

Non posso che finire con un interrogativo che si poneva Rabelais, a cui voi egregi lettori saprete senz'altro rispondere: Ma se il mio arnese pisciasse un liquore come questo lo succhiereste?

Dettagli del libro

  • Titolo: Gargantua e Pantagruele
  • Autore: Francois Rabelais
  • Traduttore: Mario Bonfantini
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 1993
  • ISBN-13: 9788806131890
  • Pagine: 880
  • Formato - Prezzo: Brossura - 16,15 Euro

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