20 ottobre 2014

Il ragazzo di Varsavia - Andrew Borowiec

Non aveva nemmeno sedici anni, Andrew Borowiec, quando nel 1944 prese parte alla rivolta di Varsavia, la straordinaria ribellione organizzata dai polacchi di fronte all’insensata violenza nazista. I combattimenti proseguirono senza tregua per più di due mesi, in una carneficina che perfino Heinrich Himmler definì «la peggior guerriglia di strada dalla battaglia di Stalingrado». Questo libro raccoglie l’eccezionale testimonianza di uno degli ultimi sopravvissuti a quel massacro, un vero bambino-soldato che ha dovuto mettere nero su bianco l’orrore cui i suoi giovani occhi avevano assistito – dalle barricate ai cecchini appostati nelle strade, dai combattimenti casa per casa alle fughe nelle fogne della città – al punto di trascrivere le sue prime impressioni già nell’ospedale da campo per prigionieri di guerra dov’era finito alla fine della Rivolta. Un resoconto così doloroso e necessario che ora Borowiec ha sentito il bisogno di condividere con il mondo intero. Un’altra straordinaria voce che unisce la purezza dei sedici anni al tragico disincanto di chi ha conosciuto sulla propria pelle la brutalità della guerra

Recensione

Biografia, saggio storico, romanzo di formazione. Questo denso racconto di cinque anni di vita di Andrew Borowiec, oltre a riportare l'esperienza diretta e sincera di cosa voglia dire crescere in mezzo ai bombardamenti, offre uno sguardo di prima mano su una delle pagine più orrende (tra le molte) della Seconda Guerra Mondiale: la rivolta della città di Varsavia alla dominazione nazista, uno degli episodi di guerriglia urbana più cruenti e sanguinosi della storia.

Il libro in realtà segue le vicende dell'autore fin dall'inizio della guerra, nel 1939, quando egli si trova a migrare da un capo all'altro della Polonia, tra Lodz e Makov, nella speranza di allontanarsi prima dall'invasore tedesco e poi da quello russo.

La Polonia è una delle nazioni più sfortunate dell'est Europa, i suoi territori contesi da sempre fra impero prussiano e russo, eppure, o forse proprio per questo, abitata da un popolo orgoglioso e combattivo, con un forte senso di identità nazionale. Andrew Borowiec è il perfetto emblema delle virtù del suo popolo: quando lo incontriamo non ha nemmeno undici anni e, come molti ragazzini della sua età, è un fervente appassionato di tutto ciò che è in qualche modo legato alla guerra, dai soldatini di piombo all'ultimo modello di caccia sovietico, complice anche l'idealizzazione della figura paterna, un generale in pensione dell'esercito austro-ungarico.
Nonostante fin dall'inizio del conflitto Andrew abbia la sfortuna di trovarsi sempre in aree colpite dai bombardamenti, sperimentando la paura dei raid aerei e la vita di sacrifici conseguenza del fatto di vivere in un territorio militarmente occupato da un regime straniero, egli non perde quasi mai il suo entusiasmo fanciullesco riguardo alla guerra, un entusiasmo che traspare ancora nonostante sia l'Andrew settantenne a scrivere queste memorie.
Questa caratteristica, se da un lato aggiunge veridicità al racconto, presentando il conflitto visto attraverso gli occhi di un bambino senza alcuna forma di retorica, dall'altro attutisce in qualche modo la drammaticità degli eventi, almeno finché non si arriva alla parte centrale del libro, quando l'azione si sposta finalmente a Varsavia e ai suoi due mesi di sanguinosa rivolta, che occupano la seconda metà della narrazione.

L'arruolamento di Andrew nell'Esercito Nazionale, il gruppo più importante di rivolta polacco, ci permette di seguire passo passo le drammatiche fasi di questa lotta impari, nella quale poche centinaia di cittadini armati soprattutto di coraggio e tanta voglia di riscatto hanno cercato di difendere con le unghie e con i denti ogni metro quadrato della loro città, scontrandosi con un esercito straniero che, frustrato dalle incerti sorti della guerra, si è ormai trasformato in una banda di assassini senza morale.

Avendo letto diversi libri sull'Olocausto, avevo già un'idea precisa delle atrocità dei campi di concentramento nazista ma mai mi ero imbattuta in un resoconto dettagliato dei crimini commessi verso i civili non ebrei. Gli ultimi mesi dell'occupazione tedesca trasformarono la capitale polacca in una macelleria a cielo aperto, ove stupri, torture, saccheggi e omicidi di massa erano perpetrati in maniera sistematica arrivando a utilizzare i civili come scudi umani e ad assassinare a sangue freddo bambini e donne incinte. In questo i tedeschi furono aiutati dai russi, sia i disertori arruolati tra le forze naziste, sia i regolari dell'Armata Rossa che verso i polacchi nutrivano un rancore risalente a decenni prima, quando questi ultimi erano riusciti a liberarsi da secoli di dominazione zarista affermandosi come stato sovrano.
Al di là delle atrocità perpetrate, colpisce e commuove l'immagine di questa nazione coraggiosa di fatto abbandonata dagli alleati al suo destino di terra di conquista fra due lupi feroci, nell'indifferenza della comunità internazionale. Allo stesso modo colpisce ancora una volta come gli ebrei polacchi siano stati rastrellati e deportati sistematicamente fin dall'inizio dell'invasione nell'indifferenza dei gentili, i quali potevano anche non saper nulla delle atrocità dei campi di concentramento ma, come ammette lo stesso Borowiec con la sincerità tipica dei bambini, nessuno di loro si illudeva che fossero condotti a un destino allegro, soprattutto quando i troppo anziani o gli invalidi venivano giustiziati sul posto sotto gli occhi di tutti.

In conclusione Il ragazzo di Varsavia colma un importante vuoto nel panorama delle memorie legate alla Seconda Guerra Mondiale e sicuramente offre una prospettiva degli eventi finora poco noto e molto interessante. Il suo più grande difetto, a mio parere, risiede nello stile dell'autore che da adulto è diventato giornalista specializzandosi come corrispondente di guerra. Borowiec tratta queste sue memorie esattamente come un articolo di giornale, con un'encomiabile attenzione al dettaglio e alla completezza delle informazioni che però a volte sfocia nella pedanteria, soprattutto quando l'autore si sofferma sui dettagli biografici di qualunque passante incrociato per caso sul suo cammino e nei dettagli tecnici degli armamenti utilizzati, non sempre comprensibili o interessanti per il lettore. Questo comporta che, nonostante la narrazione in prima persona e il diretto coinvolgimento del protagonista in eventi di natura estremamente drammatica, alcune parti del suo racconto risultino estremamente pesanti e decisamente prive del pathos che meriterebbero.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il ragazzo di Varsavia
  • Titolo originale: Warsaw Boy: A Memoir of a Wartime Childhood
  • Autore: Andrew Borowiec
  • Traduttore: Elisabetta Colombo
  • Editore: Newton Compton
  • Data di Pubblicazione: ottobre 2014
  • ISBN-13: 9788854169487
  • Pagine: 384
  • Formato - Prezzo: Copertina rigida - Euro 9,90

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