30 dicembre 2013

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#621 - 640)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



621. Wild Harbour – Ian MacPherson (1936)

This is the world of universal future war. Faced with the threat of bombs, bacteriological warfare and poison gas, a married couple whose pacifism compels them to opt out of 'civilisation', take to the hills to live as fugitives in the wild.
Plainly and simply told, Wild Harbour charts the practical difficulties of living rough in the beautiful hills of remote Spayside. In this respect the book belongs to a tradition of Scottish fiction reflected in novels such as Stevenson's Kidnapped and Buchan's John Macnab. But it takes a darker and more contemporary turn, for although Hugh and his wife Terry learn to fend for themselves, they cannot escape from what the world has become.


622. Assalonne, Assalonne! – William Faulkner (1936)

Nel gennaio del 1937, recensendo su «El Hogar», il recente Assalonne, Assalonne!, Borges scriveva: «Conosco due tipi di scrittore: l'uomo la cui prima preoccupazione sono i procedimenti verbali, e l'uomo la cui prima preoccupazione sono le passioni e le fatiche dell'uomo. Di solito si denigra il primo tacciandolo di "bizantinismo" o lo si esalta definendolo "artista puro". L'altro, più fortunato, riceve gli epiteti elogiativi di "profondo", "umano", "profondamente umano" o il lusinghiero vituperio di "barbaro"... Tra i grandi romanzieri Joseph Conrad è stato forse l'ultimo cui interessavano in egual misura le tecniche del romanzo e il destino e il carattere dei personaggi. L'ultimo fino alla straordinaria comparsa di Faulkner. A Faulkner piace esporre il romanzo attraverso i personaggi. Il metodo non è del tutto originale ... ma Faulkner vi trasfonde una intensità quasi intollerabile. In questo libro di Faulkner vi è un'infinita decomposizione, un'infinita e nera carnalità. Lo scenario è lo Stato del Mississippi: gli eroi, uomini annientati dall'invidia, dall'alcol, dalla solitudine, dai morsi dell'odio. Assalonne, Assalonne! è paragonabile a L'urlo e il furore. Non conosco maggior elogio di questo». Né noi conosciamo migliore presentazione di questa. Assalonne, Assalonne! è apparso per la prima volta nel 1936.


623. Le montagne della follia – H.P. Lovecraft (1936)

Sicuramente la più avventurosa tra tutte le storie scritte da Lovecraft, Le montagne della follia è un romanzo che si svolge nell'Antartide, e narra di una spedizione scientifica che si trova alle prese con dei reperti vecchi di milioni di anni che si riveleranno in seguito degli esseri alieni giunti sulla Terra dalle profondità dello spazio cosmico. Questi esseri, tornati alla vita dopo un lungo periodo di ibernazione, faranno vivere agli scienziati protagonisti della vicenda una serie di avventure mozzafiato nel sottosuolo antartico, che li porteranno a contatto con le vestigia di un'antichissima civiltà scomparsa da millenni.


624. La foresta della notte – Djuna Barnes (1936)

Al centro della Foresta della Notte dorme la Bella Schizofrenica, in un letto dell’Hotel Récamier. T.S. Eliot, accompagnando questo libro alla sua uscita, scrisse che vi trovava «una qualità di orrore e di fato strettamente imparentata con quella della tragedia elisabettiana». E presto il romanzo sarebbe diventato una leggenda. La foresta della notte è del 1936.





625. Gente indipendente – Halldór Laxness (1936)

Nella selvaggia Islanda a cavallo fra i secoli XIX e XX, la vita del bracciante Bjartur di Sumarhús sembra giungere a una svolta: finalmente, dopo diciotto anni passati al servizio dell'ufficiale distrettuale, è in grado di acquistare un appezzamento di terreno nella brughiera orientale e dichiararsi indipendente. Dopo anni di pasti frugali e duro lavoro, animati unicamente da discussioni di poesia e letteratura, di politica e di religione, il variegato nucleo familiare di Bjartur potrà definitivamente insediarsi nella casupola di torba da lui stesso costruita. Non solo la storia di un contadino alla conquista della propria emancipazione, ma anche della società islandese dell'epoca, di cui l'autore mostra le piccolezze e le meschinità.


626. Auto da fé – Elias Canetti (1935)

Romanzo primo e ultimo di Canetti, narra l'incrociarsi delle vite di Kien, misantropo e profondo amatore dei testi antichi e Therese, la sua governante, dura e meschina. Da una parte un grande studioso, Kien, che ritiene superflui i contatti con il mondo e ama in fondo una cosa sola: i libri. Dall'altra la sua governante, Therese, che raccoglie in sé le più raffinate essenze della meschinità umana. Il romanzo racconta l'incrociarsi di queste due remote traiettorie e ciò che ne consegue: la minuziosa, feroce vendetta della vita su Kien, che aveva voluto eluderla con la stessa accuratezza con cui analizzava un testo antico.


627. The Last of Mr. Norris – Christopher Isherwood (1935)

First published in the 1930s, The Berlin Stories contains two astonishing related novels, The Last of Mr. Norris and Goodbye to Berlin, which are recognized today as classics of modern fiction. Isherwood magnificently captures 1931 Berlin: charming, with its avenues and cafés; marvelously grotesque, with its nightlife and dreamers; dangerous, with its vice and intrigue; powerful and seedy, with its mobs and millionaires—this is the period when Hitler was beginning his move to power. The Berlin Stories is inhabited by a wealth of characters: the unforgettable Sally Bowles, whose misadventures in the demimonde were popularized on the American stage and screen by Julie Harris in I Am A Camera and Liza Minnelli in Cabaret; Mr. Norris, the improbable old debauchee mysteriously caught between the Nazis and the Communists; plump Fräulein Schroeder, who thinks an operation to reduce the scale of her Büste might relieve her heart palpitations; and the distinguished and doomed Jewish family, the Landauers.


628. Non si uccidono così anche i cavalli? – Horace McCoy (1935)

Anni 30: in piena Grande Depressione Robert e Gloria, entrambi a Hollywood in cerca di un ingaggio, per sbarcare il lunario si iscrivono a una maratona di ballo nei pressi della spiaggia di Malibu: in cambio di vitto e alloggio i partecipanti devono danzare per giorni e giorni senza mai fermarsi, fino allo sfinimento. In palio ci sono mille dollari e, soprattutto, la possibilità di farsi notare dai produttori e dai registi che bazzicano questi eventi. La maratona attira sbandati senza quattrini e giovani in cerca di successo, e ben presto si trasforma in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, dove non c'è spazio per i sentimenti né per la pietà umana e dove tutto, anche la sofferenza, è ridotto a spettacolo per gli occhi insaziabili del pubblico. Fino all'epilogo macchiato di sangue. Una storia nera e inquietante che ricorda fin troppo da vicino la nostra epoca malata di reality show.


629. La casa a Parigi – Elizabeth Bowen (1935)

Dopo aver pubblicato E' morta Mabelle, una raccolta di alcune fra le migliori short-stories di Elizabeth Bowen, presentiamo adesso un romanzo che, apparso nel 1935, viene a segnare per concorde ammissione dei critici uno dei momenti più alti delle sue capacità narrative.
La casa a Parigi si apre all'inizio su un mondo di tranquilla normalità. La signora e la signorina Fisher madre e figlia che, in passato, avevano gestito una piccola pensione per studentesse straniere nella loro casa a Parigi, hanno accettato di ospitare per una giornata due bambini in viaggio senza i rispettivi genitori.


630. I naufraghi – Graham Greene (1935)

Anthony Farrant abbandona l'Inghilterra degli anni Trenta e diventa l'uomo di fiducia, il guardiaspalle di un magnate svedese senza scrupoli e senza pietà. Nel mondo spietato dell'alta finanza internazionale Farrant trova la forza per riscattare lo squallore della sua esistenza.







631. Giorni in Birmania – George Orwell (1934)

Questo testo è il primo romanzo scritto da Orwell. Protagonista è il trentacinquenne John Flory, mercante angloindiano di legname che, insofferente ai codici di comportamento dei sahib bianchi e attratto dalla cultura orientale, si muove a cavallo tra due mondi senza riuscire a trovare una propria collocazione e, privo della forza morale necessaria per ribellarsi alla comunità bianca, rimane frustrato dagli inevitabili compromessi.


632. Il segreto delle campane – Dorothy L. Sayers (1934)

La pianura dei Fens è una terra desolata che vive sotto la continua minaccia della palude. I suoi abitanti sono taciturni e schivi e vivono un'esistenza dallo scorrere lento. Eppure, l'apparente grigiore nasconte ribollimenti drammatici: un giorno viene trovato un cadavere nel terreno della chiesa, orrendamente mutilato e dentro la tomba di un altro defunto. Il fatto accade a Fenchurch St. Paul, uno dei paesini dei Fens, poche case raccolte attorno a un'enorme chiesa. Nessuno è in grado di dare un nome al cadavere. Il rettore di Fenchurch conosce lord Peter Wimsey e gli viene spontano chiedere il suo aiuto. Lord Wimsey è tutto quello che gli abitanti del paese non sono: sofisticato, colto, ironico. Inoltre ha una sottile intelligenza analitica che gli permette di vedere al di là delle apparenze. E in quel macabro delitto intravvede una grandezza che supera qualunque immaginazione. Grandezza di metodo, soprattutto. Che cosa c'è di grande, si domanda, nel provincialismo di Fenchurch? La chiesa e le profonde gole di bronzo delle campane che cantano ognuna un suo inno e ognuna ha il suo nome. E come in un elegante gioco di prestigio, estrae dal suo cilindro la soluzione. Imprevista. Fulminante.


633. Il romanzo da tre soldi – Bertolt Brecht (1934)

Il Dreigroschenroman è il primo romanzo scritto dal grande drammaturgo, e sviluppa in un vasto intreccio narrativo motivi, ricerche e personaggi della Dreigroschenoper.


634. Romanzo con cocaina – M. Ageyev (1934)

È la storia, negli anni precedenti e successivi alla rivoluzione, di un giovane moscovita che si dipinge senza compiacimenti: attratto dalla voluttà dell’umiliazione e del dolore, tratta con crudeltà spaventosa la madre di cui si vergogna, seduce l’ingenua Zinočka e la contagia con la sifilide. Tra l’amicizia per Burkevic che divenuto bolscevico lo respingerà e lo sfortunato amore per Sonja, la cocaina lo accompagnerà nella sua discesa agli inferi.




635. Il postino suona sempre due volte – James M. Cain (1934)

E' la storia, scarna, di una passione devastante, che ha per teatro uno scalcinato distributore di benzina su una statale a pochi chilometri da da San Francisco, per ostacolo un marito rozzo e brutale e per via di fuga nient'altro che la tenebra. A questo romanzo ci si arrende al primo incontro, come Frank Chambers a Cora, uno dei più temibili e vessatori fantasmi femminili che abbiano mai abitato le pagine di un romanzo: nelle parole dello stesso Cain, neppure una donna, ma "il desiderio fatto realtà".


636. Tropico del Cancro – Henry Miller (1934)

Romanzo in prima persona, o meglio vera e propria autobiografia con il ritmo narrativo di un romanzo, l'opera racconta, con linguaggio fluidamente realistico, la vita e le imprese dell'autore e dei suoi amici, aspiranti artisti, nei quartieri poveri della Parigi degli anni '30. Una storia piena di alberghi modesti, di stanze infestate dalle cimici, di risse e di sbornie ricorrenti, di emigrati, di truffe e di postriboli, ma soprattutto un'avventura umana di straordinario spessore, un simbolico viaggio lontano da tutte le convenzioni, alla scoperta della propria identità. Apparso nel 1934 a Parigi, il libro conquistò subito notorietà più per i suoi presunti contenuti pornografici che per il suo straordinario e innovativo valore letterario.


637. Una manciata di polvere – Evelyn Waugh (1934)

Tony Last, il protagonista di Una manciata di polvere, è un gentleman inglese, tra le cui peculiarità caratteriali c'è certamente la sciocchezza.
Tony non capisce mai niente: sbaglia grossolanamente nei suoi giudizi, nelle sue previsioni, nella sua valutazione morale e intellettuale del prossimo.
Tony è un imbecille, ma è un imbecille meraviglioso, quasi eroico nella sua riluttanza ad accettare la bruttezza morale di ciò che lo circonda.
In un mondo in cui ciò che conta è soltanto il potere, Tony rimane un idealista che, nonostante tutte le prove contrarie, pensa che esistano al mondo la bellezza, l'onestà e la rettitudine. Fra tanti eroi del romanzo degli anni trenta, quasi tutti immersi nell'impegno politico e intellettuale, spicca Tony Last, questo glorioso, amabile imbecille.


638. Tenera è la notte – Francis Scott Fitzgerald (1933)

Francis Scott Fitzgerald ha condensato come in uno straziante testamento in questo libro che conosce molte versioni, ma non quella definitiva, la cronaca del naufragio di una generazione, la storia di un amore esigente e crudele vissuto, anzi patito, come un peccato capitale, la denuncia della seduzione del denaro e la confessione dell'inevitabile sconfitta della sensibilità.





639. Teniamo duro, Jeeves – P.G. Wodehouse (1933)

Pelham Grenville Wodehouse (Guildford, Surrey, 1881 - Southampton, New York, 1975) è il più importante scrittore umoristico del '900 e ancora oggi uno dei più popolari. Le sue opere - circa 90 romanzi e svariate raccolte di racconti, oltre a commedie e soggetti per film - sono pubblicate regolarmente in non meno di 25 lingue. Il suo personaggio più famoso, una figura ormai proverbiale, è Jeeves, l'impeccabile e onnisciente maggiordomo al servizio di Bertie Wooster, giovane signore che si caccia sempre nei guai. I due sono protagonisti di 12 romanzi e numerosi racconti.


640. Chiamalo sonno – Henry Roth (1933)

Il «caso Henry Roth» è forse unico nella letteratura del Novecento. Nel 1934 Chiamalo sonno, opera prima di uno sconosciuto newyorkese di 28 anni, fu salutato dalla critica come un capolavoro. Poi l'oblio. Roth si ritirò nel Maine ad allevare anatre, e per decenni il suo silenzio è stato interrotto solo da qualche raro racconto. Nel 1960 alcuni critici influenti promossero la ristampa del suo romanzo e rapidamente, nel giro di pochissimi anni, Chiamalo sonno ha superato i 2 milioni di copie e oggi è unanimemente considerato un classico, uno dei massimi risultati della letteratura del secolo, non solo statunitense. Si può leggere Chiamalo sonno come un romanzo di formazione e come un romanzo sociale, come descrizione della New York degli inizi del Novecento e come studio di rapporti familiari filtrati da una sensitiva coscienza infantile, come «romanzo ebraico» e come metafora del rapporto di trasformazione dell'europeo in America.

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