17 ottobre 2013

Speciale Premio Hugo: Neuromante - William Gibson

Primo romanzo a vincere, oltre al Premio Hugo nell'edizione 1984, anche gli altri due premi letterari più importanti per il genere sci-fi, il Nebula e il Philip K. Dick Award, Neuromante dello scrittore americano-canadese William Gibson inaugura un nuovo filone del genere fantascientifico, il cyberpunk, caratterizzato dalla fusione dei temi della tecnologia delle comunicazioni e della ribellione sociale legata al nascente mondo del world wide web.
Con le due opere successive, 'Giù nel ciberspazio - Count Zero' del 1986 e  'Monna Lisa cyberpunk - Mona Lisa Overdrive' del 1988, forma quella che viene comunemente chiamata la 'Trilogia dello Sprawl'.


William Gibson nasce nel 1948 da una famiglia benestante nel South Carolina e inizia gli studi a Tucson, dove entra in contatto con le controculture degli hippy e della contestazione. Nel 1967 per evitare la partenza per il Vietnam si trasferisce a Vancouver, in Canada, da dove, laureatosi in letteratura inglese nel 1977, parte per un viaggio in Europa.
Tornato a Vancouver, dove vive ancora oggi, inizia a pubblicare racconti - tra cui 'Johnny Mnemonic' altre raccolte come 'Burning Chrome' - che danno inizio a un nuovo sottogenere fantascientifico, il cyberpunk.
Tra le altre opere, oltre a racconti brevi e visionari, spiccano la trilogia del Ponte (Luce virtuale-Aidoru-American Acropolis) e il ciclo di Bigend (L'Accademia dei sogni-Guerreros-Zero History).


In un futuro di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer, di traffico di organi umani, trapianti e sfrenata ricchezza, di popolosi quartieri dove si aggira il più fetido sottobosco umano, un mondo di cyborg e di tetre strade notturne, di fatiscenti metropoli, si muove Case, che un tempo era stato il miglior «cowboy» d'interfaccia.
Con la sua mente riusciva a entrare nelle matrici dei computer, nel cosiddetto «cyberspace», dove la sua identità virtuale frugava nelle banche-dati delle ricchissime corporazioni che dominavano la Terra e rubava le informazioni richieste dai suoi mandanti. Però, spinto dalla superbia e dall'avidità, Case aveva commesso il classico errore di rubare anche ai suoi mandanti, tenendo per sé parte del bottino. E, scoperto, era stato punito: il suo sistema nervoso era stato danneggiato in maniera tale che non avrebbe più potuto entrare nel «cyberspazio». Ma forse Case aveva ancora un'altra possibilità...

Recensione

Il primo romanzo lungo di Gibson, considerato archetipo del cyberpunk, si presenta come un viaggio allucinato nei meandri della coscienza virtuale e raccoglie una vasta quantità di temi provenienti da varie direzioni, fondendo in un universo magmatico e ribollente, instabile e visionario, una serie di spunti narrativi e stilistici anche eterogenei tra di loro.

Il protagonista, Case, è uno dei primi cybernauti, un ladro di dati, e si muove attraverso le banche dati delle multinazionali che dominano un mondo postmoderno, le zaibatsu. Hacker ante litteram, viene punito dai suoi datori di lavoro, dopo che questi ne hanno scoperto tentativi di doppio gioco, con degli interventi neurali che gli rendono impossibile l'ingresso nella realtà virtuale.

Trasformato in un reietto, drogato e relegato nei bassifondi di una Tokyo inquinata e oscura, si arrabatta a vivere di piccoli traffici e arriva sull'orlo del collasso anche per i danni che la tossicodipendenza ha causato al suo corpo. La salvezza arriva nelle forme di Molly, una samurai con due lenti a specchio innestate sugli occhi e lame affilatissime impiantate sotto le unghie in stile Wolverine, e del suo boss, Armitage, ma non è gratuita.

In cambio di interventi che lo rimettono in sesto, Armitage impone a Case un lavoretto: dovrà rubare nello Sprawl, una conurbazione estesa sugli tutti gli Stati Uniti orientali, il dispositivo ROM che contiene la coscienza disincarnata dell'hacker Dixie Flatline, per poi permettere a una sorta di intelligenza artificiale, Invernomuto, che si muove dietro la copertura di Armitage, di superare le limitazioni imposte dall'ICE - una forma embrionale del concetto di firewall - alla sua evoluzione verso uno stadio superiore di controllo.

Passati da Parigi, Amsterdam e Istanbul del futuro, i protagonisti approdano su una specie di satellite costruito da transfughi di origine ebraica, Zion, da cui poi si spostano su Freeside, il satellite orbitale dove incontrano uno dei primi sviluppatori dell'IA, i fondatori del gruppo Tessier-Ashpool.

Lo scontro finale si realizza in una sorta di fusione, in cui non è semplice capire se vi sia un vincitore certo, tra le due intelligenze artificiali, Invernomuto e il suo oppositore, che si rivela essere, nelle sembianze di un ragazzino, Neuromante. Questa figura enigmatica richiama nel nome la pratica della negromanzia, la capacità di interrogare i morti attraverso le trame del mondo cibernetico, come se fosse una memoria esterna capace di riassumere nelle sue sinapsi artificiali l'universo stesso.

Lo stile della narrazione è nebuloso almeno quanto la trama stessa, che in diversi tratti rivela una notevole inconsistenza, tanto da rendere complesso seguire il filo della vicenda: in più punti sembra di leggere pagine deliranti di Burroughs o di seguire le allucinazioni psicotiche di Dick.

Se anche parte di questa difficoltà deriva dal modo in cui Gibson affastella ispirazioni disparate (e disperate), però questo accumulo di elementi diversi per forma e contenuto produce una vorticosa eversione della realtà, contro il potere delle tecnocrazie imperanti, che ha un sapore fortemente originale.

Se anche inoltre Gibson non ha inventato le idee di cyberspazio e di realtà virtuale, di sicuro ha il merito, con 'Neuromante', di aver dato tra i primi a queste idee una forma visuale, dando vita attraverso le sue descrizioni futuristiche a una realtà che assomiglia da un lato al mondo di Blade Runner, precedente rispetto al suo romanzo, dall'altro all'universo digitale di Matrix. Non per nulla la colonia orbitale fuori dai circuiti mainstream del 'Neuromante' si chiama Zion come l'ultima ridotta dei ribelli contro le macchine nella trilogia cinematografica dei fratelli Wachowski.

E nelle riflessioni su rapporti tra tecnologia e potere, e per riflesso dunque sulla ribellione sociale e le varie forme cibernetiche di controcultura, attuali negli anni '70 nella Vancouver di Marshall Mac Luhan, affonda le radici l'universo onirico di Neuromante, in cui le zaibatsu, multinazionali che controllano il mondo, si combattono a colpi di dati e informazioni.

Un mondo violento e quasi deumanizzato, abitato da cyborg, cloni e intelligenze artificiali, dove anche il linguaggio si fa confuso e a tratti indiscernibile, con un lessico complesso e scabro, si presenta attraverso una girandola di personaggi sfocati ed evanescenti, il clone 3Jane, il dandy di Chiba sempre vestito all'ultima moda, gli Zioniti con il loro modo di parlare disarticolato, la stessa Molly, samurai a tratti materna ma pronta a sfoderare gli artigli innestati artificialmente sotto le unghie.

Attraverso gli occhi del Neuromante si rivolge uno sguardo onirico, forse frutto anche di stati allucinatori, verso un futuro in cui la realtà è destinata a sfrangiarsi e a mostrarsi deformata e instabile con l'immagine inquietante di un inferno artificiale, ma che per alcuni aspetti - quelli legati alla realtà digitale - ricorda più il nostro presente.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Neuromante
  • Titolo originale: Neuromancer
  • Autore: William Gibson
  • Traduttore: Giampaolo Cossato, Sandro Sandrelli
  • Editore: Editrice Nord
  • Data di Pubblicazione: 2004
  • Collana: Narrativa Nord
  • ISBN-13: 9788842913528
  • Pagine: 256
  • Formato - Prezzo: Rilegato - 12.00 Euro

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