24 novembre 2012

Milano BookCity 2012: La città è dei libri

Sala Panoramica, Castello Sforzesco

Prima edizione di un nuovo festival letterario, Milano Book City 2012: un evento da ri-fare, almeno in due sensi.
Se da un lato l'enorme mole di incontri, dibattiti, letture, mostre, tavole rotonde, rappresentazioni, scene teatrali, visite (non troppo) guidate, e la varietà quasi incommensurabile dei temi trattati - dal genere poliziesco al diritto d'autore, dalla cucina faidatè all'umorismo yiddisch, dalla letteratura scandinàva agli erbari del XIV secolo hanno reso la scelta davvero molto difficile per i poveri malcapitati che non hanno la fortuna di possedere il dono dell'ubiquità, va anche detto che in molti casi l'organizzazione, un po' tra l'avventuroso e la sperindìo, ha contribuito a rendere la vita meno semplice anche ai più volenterosi.

I camminamenti del Castello Sforzesco
Per esempio, lodevole l'iniziativa di aprire le merlate del castello per un giro che permette di godere di scorci suggestivi e insoliti su Milano, dalle nuove guglie dei grattacieli dell'Isola a quelle più datate e in perenne restauro del Duomo: ancora più lodevole sarebbe stato prevedere un minimo di guida che desse qualche spunto storico sulla struttura, anche solo un cartellone!
Altro punto di sofferenza gli spazi che, almeno nel cuore dell'iniziativa, la cornice prestigiosa del Castello Sforzesco, erano - certo anche per la natura dei luoghi - angusti e hanno portato a code lunghissime senza peraltro la possibilità per tutti di accedere agli eventi. Almeno l'innumerevole elenco di possibilità ha garantito alternative per tutti i gusti.
Molto interessante, tra i tanti, il ciclo di tavole rotonde sui Mestieri del Libro, divise per argomenti diversi e legate alle attività della Fondazione Mondadori.
Da quella sul futuro dell'editoria e della distribuzione indipendenti - presenti i 'piccoli' editori Marcos y Marcos, Voland, Nottetempo e Iperborea e i librai indipendenti 'Boragno' di Busto Arsizio e Pinto di 'Ponte sulla Dora', libreria che inaugurerà il 30 novembre prossimo a Torino - che ha messo in grande risalto le difficoltà dei piccoli editori, quelli che lavorano necessariamente su qualità e numeri ridotti, e sono costretti a fare i conti con le politiche commerciali aggressive di grandi catene e supermercati. Il pericolo può essere che la chiusura di tanti nomi tra librerie e piccole case editrici comporti la perdita di parte del pluralismo editoriale e faccia tacere molte voci che non troverebbero spazio negli orizzonti mainstream del settore. D'altra parte pare difficile che il pur condivisibile appello a rifiutare la logica degli sconti forsennati e della mercificazione assoluta del libro, che lo riduce a mero oggetto di consumo al pari di un panettone o di un paio di scarpe, possa portare indietro le lancette e cancellare ebook, kindle e compagnia bella!?
Sempre su argomenti legati a come si realizza un libro ci sono stati altri incontri legati a scelta dei manoscritti e traduzioni e revisioni. Questi ultimi due temi li hanno raccontati in modo interessante e insieme leggero, tra aneddoti divertenti ed esperienze personali, alcuni traduttori ed editor di varie case editrici, Ena Marchi e Giorgio Pinotti di Adelphi, Mariarosa Bricchi di Bruno Mondadori, Franca Cavagnoli e Ilide Carmignani, traduttrici di grande esperienza.
La scrittrice svedese ritratta da Carl Larsson (1908)
Le loro parole hanno portato alla luce un lavoro molto complesso e spesso oscuro alla gran parte dei lettori, che porta libri stranieri sugli scaffali delle librerie italiane, tra compromessi sul significato di modi di dire e teorie traduttologiche, con lunghe e faticose negoziazioni sulla scelta di termini e con un lavoro certosino, spesso non riconosciuto o sottolineato il giusto, fatto in difesa e a garanzia del diritto di ogni lettore di accedere a una versione del testo il più vicina possibile alle intenzioni originali dell'autore.
Singoli incontri, nati forse per appassionati di nicchia, hanno permesso anche a outsider dell'argomento di sapere qualcosa sulla prima donna a vincere un Nobel per la Letteratura, la scrittrice svedese Selma Lagerlöf, nota come scrittrice di racconti per l'infanzia ma il cui influsso ha avuto un peso notevole su personaggi nordici come August Strindberg, Ingmar e Ingrid Bergman.
L'esposizione, per la verità alquanto istrionica, di Luca Scarlini e la luce crepuscolare che si spandeva sull'ultimo piano del Castello hanno saputo evocare atmosfere e suggestioni di tradizioni, come quelle, così importanti nella cultura nordica, della festa di santa Lucia e che invece affondano le loro radici nella venerazione di una martire mediterranea, le cui spoglie riposano tra le rovine classiche di Siracusa.
Di altro genere la presentazione, con un pubblico fatto anche di tanti adolescenti, della nuova versione illustrata dell'Inferno di Dante realizzata da Paolo Barbieri per Mondadori. La visione di alcune tavole del volume su uno schermo di grandi dimensioni ha valorizzato l'impatto visionario di un lavoro di notevole forza e ambizione, per quanto il risultato si discosti notevolmente dalle precedenti raffigurazioni della Divina Commedia e mostri suggestioni cinematografiche molto attuali. Anche Dante, insomma, si può modernizzare raccontandolo con le forme narrative di una graphic novel? Di sicuro il pubblico dei lettori di saghe fantasy come quella di Licia Troisi, sempre illustrata da Barbieri, ha gradito molto l'esperimento.
Un film in programma al Festival dei B movie
Tra gli altri filoni, collegata al festival di B-movie anni '70 sempre a Palazzo Morando, nello chic del Quadrilatero della moda, segnalo anche 'Milanera', una serie di dibattiti con autori di polizieschi e noir, con la partecipazione di Cecilia Scerbanenco, figlia di Mario, uno dei padri nobili dell'hardboiled in salsa meneghina, e la conduzione del giornalista-scrittore Piero Colaprico. Oltre alla presentazione dei libri degli autori, 'Fratelli' di Paride Marseglia, 'Milano criminale' di Paolo Roversi e 'Il profumo delle bugie' di Bruno Morchio, c'è stato lo spazio per una serie di domande su tematiche di genere e prossimi progetti, ma anche per curiosità più personali su tutto ciò che - il genere, in fondo, pur avendo le sue leggi abbastanza fisse coinvolge temi anche profondi - rimane spesso nel retrobottega dello scrittore di noir: la sua visione del rapporto tra bene e male, le esperienze personali alla base delle storie, gli aspetti più coinvolgenti anche da un punto di vista storico e sociale dei loro racconti.
Infine vale la pena di menzionare anche il ciclo di conferenze diverse per temi e toni ma unite tutte dal filo comune della cultura ebraica, per le quali la comunità milanese ha aperto al pubblico la sinagoga di Via della Guastalla: un'occasione particolare per visitare un luogo dal profondo valore simbolico che però rimane piuttosto nascosto anche ai milanesi stessi.
La Sinagoga centrale di Milano
Con il ciclo 'Jewish and the city' brevi incontri di mezz'ora l'uno molto vari, tra gli altri i rapporti tra Rembrandt e la cultura ebrea nell'Olanda del XVII secolo e 'Le mie migliori barzellette ebraiche' di Daniel Vogelmann, hanno trasformato per una giornata intera il luogo di culto in spazio d'incontro e di tolleranza, tutti rigorosamente - almeno i maschi - con lo zucchetto in testa. Senza nascondersi, dietro l'umorismo amaro di un popolo sopravvissuto alla Shoah, le attuali sofferenze delle genti della Striscia di Gaza, cui speriamo la tregua porti la promessa di una pace più stabile: davanti alla sinagoga stazionavano infatti agenti di polizia armati e a poca distanza delle transenne limitavano la protesta, pacifica e pacata, di un gruppetto filopalestinese per gli scontri in Medio Oriente.
Ma tutto questo è solo la punta dell'iceberg, ovvero quanto si è riusciti a seguire di persona, per limiti di tempo e di spazio. Tutto il resto ha invaso l'intera città con un minestrone di eventi vari paragonabile solo a quanto avviene per le diverse fashion week o per il Salone del Mobile. Il che, pur mettendo insieme tutto e il contrario di tutto, se riguarda i libri invece che scarpe e lampadari, a chi è appassionato di libri&co. non può dispiacere.
Perché tutto sommato il minestrone fa bene e piace alle mamme, ha dentro di tutto ed è ottimo anche riscaldato il giorno dopo. Anzi, magari, a rifarlo viene anche meglio!

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