17 maggio 2011

Diario di Classe - Emanuele Marfisi

Michele ha dieci anni e tanti sogni, tra i quali quello di conoscere il Presidente Pertini.
Il suo apprendistato alla vita si consuma tra i banchi scoloriti di una classe elementare sotto la guida di un maestro la cui vita è illuminata da un profeta, Bettino Craxi, che ispira il suo insegnamento.
Venticinque anni dopo, Michele si ritrova di nuovo tra quegli stessi banchi scoloriti, ma dall’altra parte della cattedra: è un maestro precario. Assediato dai genitori, schiacciato dalla burocrazia e consolato dal vecchio bidello, proverà ad arrivare fino all’ultimo giorno di scuola. Perché in gioco non c’è la promozione, ma la sua sopravvivenza.

Recensione di Polyfilo

Sull'onda della nostalgia per un decennio ormai piuttosto lontano, gli anni '80, questo 'amarcord' di un giovane maestro di scuola elementare precario parte dall'Italia del presidente partigiano e approda alla deriva attuale, come testimonianza del fallimento di più di una generazione, quella che ha contribuito prima e quella che assiste tra impotenza e indifferenza adesso, all'inabissarsi di un sistema scolastico e delle speranze di progresso sociale ad esso ancorate.
La scuola diventa l'asse paradigmatico di una vita, quella dell'insegnante, che coincide con il ritorno alle radici della provincia emiliana rossa, fatta di personaggi strambi e situazioni borghesi, intrisa di atmosfere anni '80, rispetto alle quali il presente ha uno strano sapore di irrealtà, quasi il passato della memoria, reso più dolce dalla nostalgia, fosse più reale di un presente dello smarrimento.

Smarrito infatti è il precario agli esordi nella complessa procedura di assegnazione delle cattedre per le supplenze annuali; smarrito è di nuovo di fronte alla platea di piccoli mostri in grembiule pronti ad assalirlo come bestie feroci, nutrite dai genitori a forza di qualunquismo; smarrito resta infine davanti al muro respingente della burocrazia scolastica (le inutili 'circolari' di Porcamadoska), alle divisioni dei colleghi e alle prevaricazioni di genitori incredibilmente ottusi ma tristemente reali.
Per ovviare a tanto smarrimento diventa quasi inevitabile il ritorno alle certezze: dagli affetti, come il nonno Palmiro, fascista indefesso nella culla del comunismo padano, esempio di coerenza; alle convenzioni sociali, come le rigide divisioni legate al censo tra inquilini dei vari palazzi del condominio da cui vengono gli alunni della scuola; alla scuola stessa, la cui continuità è legata alla presenza del bidello d'antan e dei figli dei compagni di classe, alla sopravvivenza precaria di un mobilio ormai ridotto ad 'arte povera', in cui però il cambiamento generazionale si avverte guardando la foto del Presidente, che non è più da tempo Pertini.

I piani narrativi si alternano tra presente e passato nello svolgersi dell'anno scolastico, seguendo il percorso educativo con uno scanzonato sconforto: se non si può cavare sangue dalle rape, se è inutile lottare contro i mulini a vento di una società, che al buon funzionamento di una Scuola degna della sua missione sociale non pare affatto interessata, tanto vale abbozzare.
Anche se il numero di caffè ingurgitati dal giovane maestro e le sue tensioni notturne, il suo bisogno di rifugiarsi in un passato, che pure non appare eroico, mostrano tutta la sofferenza per il sentirsi impotenti nel realizzare una vocazione: aiutare gli alunni a diventare individui, a emanciparsi dai propri condizionamenti e dal proprio contesto per sviluppare un senso critico, che, tutto sommato, sarà poi causa di dolori, perché "chi accresce la sapienza, accresce anche la sofferenza".

Così appare il maestro Michele - la qualifica evoca figure d'altri tempi, alla De Amicis - al termine dell'anno scolastico: sospeso tra la spinta all'impegno e il senso di inutilità che attanaglia l'istituzione Scuola, tra i sogni del bambino che guarda il cielo dal terrazzo di un caseggiato popolare e l'insonnia di un uomo che si sforza di non logorare i suoi ideali nel tirare a campare.

La prosa di Marfisi è leggera e scorrevole, fatta di piccoli particolari del quotidiano, dalle sigarette al mentolo alle vendite Avon, dal chiodo invecchiato di Porcamadoska al Juke-box della bocciofìla, di personaggi che sembrano sfilare davanti agli occhi come una galleria di fotografie sbiadite, un punto di riferimento che mostra insieme quello che eravamo e quello che saremo, senza scandagliare troppo in profondità.
Così anche il maestro non viene cesellato nella sua interezza, non se ne mostrano le vicende interiori: il percorso che lo ha portato da una carriera diversa alla cattedra a quasi trentacinque anni potrebbe essere una scelta o un caso, non ha la rabbia di altri insegnanti che si ribellano, almeno nei libri, allo sprofondare del ruolo educativo della Scuola, sembra quasi rassegnato al suo destino circoscritto al panorama che si vede dal condominio rosso, all'eterno ritorno nella terra e nella famiglia, croce e delizia della società italiana.

Giudizio:

+3stelle+

Recensione di Tancredi

Diario di classe si potrebbe definire come il romanzo di formazione di un'intera generazione. Muovendosi su due piani temporali, i mitici anni '80 e i giorni nostri, scandisce i tempi e le modalità di un percorso formativo che forse sarebbe troppo ottimistico chiamare crescita. Così, mentre seguiamo le vicende del piccolo Michele, inscatolato in una serie di realtà chiuse ma sicure, il complesso residenziale Arcella, la scuola, la bocciofila amata dal nonno, la sua cameretta, lo ritroviamo venticinque anni dopo insegnate precario, in un ritorno alle origini, ossia nella sua vecchia scuola, nel quale però sono scomparse tutte le piccole ma significative certezze.

Sarebbe riduttivo fermarsi al mero confronto tra i bei tempi andati dell'infanzia negli Anni Ottanta e i tempi bui di un'età adulta ma precaria. Questo è un romanzo fortemente italiano, che scolpisce la storia del nostro paese nell'arco di venticinque anni. Tutto ruota attorno i grandi pilastri tematici della società italiana: la scuola, la politica, la religione e la famiglia. In particolare, Michele vive la sua infanzia tra due modelli: la fotografia del Presidente Pertini, appesa in classe, accanto al Crocifisso. Più tardi, vivrà la sua esperienza ex cathedra in un'aula vuota, priva di modelli visibili, districandosi tra le contraddizioni del multiculturalismo, il Gieffe, le continue circolari del Ministero e l'arroganza di certi genitori.

Dal punto di vista tecnico, la cura è più che buona, la prosa è piuttosto semplice ma molto efficace, e la sua grande forza sta nei dettagli, nelle piccole immagini che celano tutto un mondo.

Non mancano i limiti, certo, ed è inevitabile: sono i limiti di un romanzo di duecento pagine che vuole raccontare l'Italia, conciliando la storia privata, contestualizzata, provinciale, del protagonista, con sensazioni, abitudini e problemi su scala nazionale. Personalmente ho faticato molto ad immedesimarmi nel protagonista, e più dell'età è stato il contesto provinciale a porre un ostacolo insormontabile; non ho potuto riconoscermi nel piccolo Michele, che vive in un contesto provinciale fatto di complessi residenziali classificati e schedati, bocciofile e quant'altro. D'altra parte, non ho potuto non sentirmi toccato dalla precarietà, dallo smarrimento e dalla perpetua incertezza vissuta dal Michele adulto, passato dall'altra parte della cattedra.

Giudizio:

+4stelle+

Recensione di Daniele

“Diario di classe” di Emanuele Marfisi narra le vicende scolastiche del protagonista Michele Marchesi in due tempi differenti della sua vita accomunati dall’ambientazione, la scuola elementare Cappuccini di Imola. Il racconto si dipana su due piani temporali differenti, uno nel 1983, quando il protagonista frequenta la quinta elementare, e il secondo nel 2008, quando ad una quinta elementare insegna da precario. L’idea di base non è nuova e i confronti tra generazioni diverse, soprattutto quelli che mettono faccia a faccia i bambini di oggi con quelli degli anni ’80 in ambiente scolastico, adesso vanno molto di moda. Perciò mi sono approcciato un po’ diffidente a “Diario di classe” pensando, devo ammettere in maniera prevenuta, che fosse uno di quei tanti libri che poggiano furbescamente il loro essere sull’elogio della “semplicità” dei bambini di una volta contro quei demoni viziati ed egocentrici dei bambini di oggi.

Invece mi sono ricreduto. Niente di miracoloso, intendiamoci. “Diario di classe” ha una buona quantità di difetti, primo fra tutti una prosa sì scorrevole, ma senza personalità e chiaramente ispirata a uno Stefano Benni lontano anni luce in quanto a maestria con le parole. Un’imperfezione che comunque ci può stare in un’opera prima, considerando anche l’onestà che l’autore, basandosi sull’osservazione derivata dal proprio duplice ruolo (alunno e poi professore), ha messo nel ritrarre un confronto tra passato e presente nel quale i bambini non sono né santi né diavoli, ma sono come spugne che assorbono ciò che hanno attorno. In sostanza la storia si basa sull’osservazione che se i bambini sono razzisti o vogliono diventare veline & calciatori, è solamente da additare a ciò che veramente è cambiato, e cioè la società e l’educazione proveniente dalla famiglia. In questo caso l’autore è bravo ad aggirare i facili tranelli da “bar sport”, evitando di calcare le mani sull’ovvietà dei luoghi comuni, e c’è anche da riconoscergli una buona abilità nel non cadere quasi mai nella mielosa trappola della nostalgia che tanto farebbe vendere. Certo è che avrebbe potuto indulgere meno sui ricordi d’infanzia e approfondire di più la narrazione del presente, ma già il fatto che non si sia lasciato andare a commenti strappalacrime sulla “difficoltà di crescere” e abbia evitato lo stereotipo alla “Attimo fuggente” è degno di nota.

In definitiva, quattro stelle di incoraggiamento. “Diario di classe” è un bel libro da leggere. Fa riflettere grazie ad un’onestà che non ha lo scopo di voler cambiare la vita a nessuno. I difetti ci sono, ma sono sorvolabili in un’opera prima e il giudizio finale è nel complesso più che positivo.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Diario di classe
  • Autore: Emanuele Marfisi
  • Editore: Discanti
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Ita(g)liani
  • ISBN-13: 9788895432083
  • Pagine: 208
  • Formato - Prezzo: Euro 14,00

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