5 ottobre 2010

Tess dei d'Urbervilles - Thomas Hardy

Danza sul prato con le altre fanciulle, viene violentata nel bosco a sedici anni, seppellisce in segreto il suo bambino, s'innamora, ma la sua vita sarà per sempre segnata da un tragico destino. Dalla nobile famiglia dei suoi avi, Tess ha ereditato una bellezza inalterabile, che la perseguita come il marchio di un'infamia; e il suo carattere fiero rende ancora più greve e intensa la sua sottomissione a un fato oscuro di morte e peccato. Rispetta il diritto degli altri a essere come sono ma gli altri non rispettano il suo diritto di essere come è. Sia Angel Clare che Alec d'Urberville distruggono la donna che è in lei, inseguendo un loro personale modello. Un 'drammone' di forza e potenza narrativa in cui natura e corruzione, amore e morte, nobiltà e miseria avvolgono la storia di Tess e ne fanno uno dei personaggi più riusciti della letteratura inglese.

Recensione

Si stese sul giaciglio del salottino e spense la luce. La notte entrò insediandosi nella stanza, insensibile e indifferente; la notte che aveva già inghiottito la sua felicità e che adesso la digeriva sbadata, la notte pronta a inghiottire la felicità di altre mille persone con altrettanto poco disturbo o mutamento nel contegno.

Tess è una pure woman, come recita il sottotitolo inglese. Una ragazza di soli sedici anni, cresciuta nell’ambiente contadino della contea del Wessex, gettata in pasto alla vita da due genitori senza mezzi nella speranza di un buon matrimonio: la famiglia Durbeyfield, infatti, ha di recente scoperto di discendere da un nobile ceppo normanno, e spera in tal modo che la Provvidenza, incarnata nella vicina famiglia D’Urbervilles –cognome originario- possa dar loro una mano.
Tess entra a servizio dei D’Urbervilles grazie alle simpatie del giovane Alec, che però fin dal primo sguardo ha un solo progetto per lei: sedurla. E ci riesce: Tess, in seguito allo stupro (o alla seduzione, uno iato narrativo impedisce al lettore di saperlo), rifiuta di restare alla villa come amante del libertino, e, nove mesi dopo, dà alla luce nel suo villaggio natale un bambino malaticcio, che il padre le impedisce di battezzare e cui lei stessa amministrerà il sacramento la notte della sua morte.
Dovendo sbarcare il lunario e non potendo contare sul padre malato di cuore, Tess va a lavorare alla latteria di Talbothays, un villaggio troppo lontano perché si conosca la sua vergogna, dove spera di rifarsi una vita: tutte le sue sofferenze sembrano trovare una conclusione quando sboccia l’amore tra lei e il bel Angel, figlio di un pastore, che lavora alla latteria per poter imparare la professione di agricoltore, non volendo seguire le orme del padre. Confessare o no al marito il suo terribile passato? Tess non riesce a decidersi fino alla prima notte di nozze, spezzando il cuore del marito, che si sente ingannato. E’ questo l’inizio di una spirale discendente che porterà alla completa rovina della ragazza, complici l’abbandono di Angel e l’inaspettato ritorno di Alec nella sua vita

Tess dei d’Urbervilles è il tipico romanzo ottocentesco, pubblicato su rivista a puntate –censurato- e solo successivamente in volume. Oggi è universalmente considerato un classico della letteratura inglese, ma all’epoca fu massicciamente osteggiato perché sfidava il buoncostume della società vittoriana. Il romanzo, pur non rinunciando al narratore onnisciente, preannuncia in qualche modo il Modernismo nell’uso che fa della focalizzazione (quasi paragonata agli zoom cinematografici).

Il mondo dipinto da Hardy, in cui ancora si affrontano le danze contadine e le prime innovazioni tecnologiche, è una società di rigidi costumi vittoriani –sia pure nella loro forma ‘di campagna’- in cui la donna, specie se povera, vive in condizioni miserevoli: solo da poco, con la Married Reform Act del 1870, le è stato concesso il diritto di possedere dei beni. Eppure, non è ancora nata la parola rape, ‘stupro’: la fallen woman è una reietta, abbandonata dall’uomo che ha abusato di lei, dalla società che dovrebbe tutelarla, e, nel caso specifico di Tess, anche dal marito che le ha giurato fedeltà eterna. Poco importa che Tess sia una creatura angelica, la perfetta donna del focolare: l’uomo pecca, la donna paga. La sua morte proclama a gran voce che non esiste Giustizia nell’universo: Hardy non crede in un Dio regolatore, né in una Provvidenza che retribuisca torti e meriti, ma solo in un fato avverso contro cui l’uomo deve lottare ogni giorno, inutilmente, e senza poter contare sulla religione, ormai inutile e anzi dannosa nella sua capacità di frustrare ulteriormente i destini dei personaggi. Tess è un agnello sacrificale immolato sull’altare di Stonehenge alla malvagia epoca vittoriana.

Se amate la letteratura inglese dell’Ottocento, specie se con protagoniste disgraziate, questo romanzo fa per voi. In caso contrario, non è un libro che mi senta di consigliare a cuor leggero: la prosa di Hardy è straordinariamente evocativa, ma il romanzo è lungo e le sventure della protagonista non hanno fine. Non abbiamo mai l’occasione di tirare il fiato insieme a Tess: è come se leggessimo perennemente avvolti da una cappa grigia che si estenda a perdita d’occhio. E’ una storia triste, e terribilmente vera, ma di tempi che non ci appartengono: eppure, il finale è in grado di causare una breve stretta al cuore.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tess dei D'Uberville
  • Titolo originale: Tess of the d'Urbervilles: A Pure Woman Faithfully Presented
  • Autore: Thomas Hardy
  • Traduttore: M. G. Griffini
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: Einaudi Tascabili. Classici
  • ISBN-13: 9788806195175
  • Pagine: 506
  • Formato - Prezzo: Brossura - 14,50 Euro

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