22 novembre 2013

Speciale Premio Nobel: Il Possidente - John Galsworthy

Il Premio Nobel per la Letteratura nel 1932 fu assegnato allo scrittore inglese John Galsworthy "per la sua originale arte narrativa, che trova la sua forma più alta ne La saga dei Forsyte".


John Galsworthy nasce a Coombe, in Inghilterra, il 14 agosto 1867. Secondogenito di quattro figli di una ricca famiglia del Surrey, studiò dapprima ad Harrow (dove aveva studiato anche Lord Byron) e poi legge a Oxford.
Dopo gli studi compì diversi viaggi in tutto il mondo che avrebbero dovuto accrescere la sua conoscenza del diritto internazionale ma che in realtà servirono più che altro ad avvicinarlo alla letteratura. Fu di ritorno dall'Australia, infatti, che conobbe in nave Joseph Conrad, al tempo secondo di bordo, con cui nacque un'amicizia profonda e duratura e grazie al quale iniziò ad interessarsi alla scrittura, apprezzando in particolar modo i lavori di Turgenev, Tolstoj e Kipling.

Tuttavia non iniziò a scrivere fino ai ventotto anni, inizialmente solo come forma di piacere personale. E' nello stesso periodo che inizia una relazione con Ada Nemesis Pearson Cooper, moglie di suo cugino Arthur Galsworthy, con la quale si sposerà solo dieci anni dopo, quando finalmente Ada ottenne il divorzio dal marito. Influenze di questa complessa vicenda sentimentale si riscontrano chiaramente nelle prime opere dell'autore; in particolar modo ne Il Possidente l'infelice matrimonio fra Irene e Soames è chiaramente ispirato alla vicenda del primo matrimonio di Ada.
I suoi primi racconti furono pubblicati sotto lo pseudonimo di John Sinjohn e furono successivamente ritirati dall'autore stesso, il quale ha sempre considerato I farisei dell'isola (The Island Pharisees, 1904) il suo primo lavoro degno di nota.
Attualmente Galsworthy è noto principalmente come romanziere per la sua immensa serie La Saga dei Forsyte, che gli fruttò appunto il Nobel nel 1932. Il primo romanzo di questa vasta composizione apparve nel 1906 con il titolo de Il Possidente, nel quale si esprimeva un'aspra critica dell'alta borghesia cittadina da cui l'autore stesso proveniva.
Curiosamente, ci vollero 15 anni prima che Galsworthy decidesse di continuare la saga con i romanzi Nella ragnatela (In Chancery, 1920) e Affittasi (To Let, 1921), intervallati da due brevi interudi: L'estate di San Martino (1918) e Risveglio (1920). Sebbene in questa prima trilogia egli si dimostri comprensivo verso i suoi personaggi, Galsworth ne mette in luce la loro mentalità ristretta, snob e avida e il loro moralismo soffocante. Per questo è considerato uno dei primi autori di epoca Edoardiana a mettere in discussione alcuni degli ideali esaltati nella precedente letteratura Vittoriana.
In questi quindici anni non era però rimasto inattivo, ma aveva composto un considerevole numero di racconti, romanzi e commedie teatrali (ed è infatti come drammaturgo che raggiunse la fama mentre era in vita). Tra di essi ricordiamo l'opera teatrale Justice del 1910, che riscosse tanto successo e suscitò tanto clamore da condurre ad una modifica della legislazione sulle prigioni inglesi.
Molto coinvolto politicamente, attratto da posizioni riformiste e uno dei primi uomini di cultura a criticare la posizione subordinata della donna nella società vittoriana, Galsworthy utilizzò spesso le sue per per sostenere le cause in cui credevache includevano appunto la riforma delle carceri, i diritti della donne, la tutela degli animali e la lotta contro la censura.
Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale come aiuto in un ospedale francese, perché troppo vecchio per combattere, nel 1921 fu eletto primo presidente del PEN (l'associazione di letterati che difende la libertà d'espressione a livello mondiale) e ricevette un Ordine al Merito nel 1929.
Nel frattempo egli proseguì nella sua narrazione dell'epopea dei Forsyte creando due nuove trilogie Una commedia moderna (A modern comedy), scritta tra il 1924 e il 1929 e End of the chapter(1929-1931) che narra vicende che coinvolgono personaggi collaterali e ancora si intrecciano con le vite di alcuni dei più giovani Forsyte. A questi andrebbe aggiunta On Forsyte Change (1930), una raccolta di racconti dedicati alla prima generazione di Forsyte. Con l'avanzare dell'età, tuttavia, Galsworthy finì con l'identificarsi sempre più con quel mondo che aveva così aspramente criticato nei suoi primi lavori, atteggiamento che si riflette negli ultimi capitoli della saga dei Forsyte dove il suo atteggiamento verso il protagonista, Soames subisce significativi mutamenti.
Quando gli fu assegnato il Nobel era ormai giunto al termine della sua esistenza: troppo malato per presenziare alla premiazione morì infatti solo sei mesi dopo aver ricevuto il riconoscimento.


Londra 1886. I Forsyte, ricca famiglia borghese, festeggiano il fidanzamento di June, nipotina del decano Jolyon, con un giovane architetto, Bosinney. La casata intera è riunita: ricca, potente, spietata con i deboli, conscia solo della sua forza. Eppure, proprio il debole Bosinney la scuoterà profondamente quando incontrerà Irene, moglie troppo bella dell'arido e avido Soames Forsyte... Ambientato nell'Inghilterra vittoriana, "Il possidente" ne restituisce appieno l'essenza, descrivendo l'orgoglio di una casta al suo apogeo e il nero viluppo di vizi e di passioni che si celano dietro una facciata di rispettabilità.

Recensione

Sebbene non molto conosciuta in Italia, la Saga dei Forsyte è ancora oggi uno dei romanzi più apprezzati nel Regno Unito, anche grazie al film del 1945 con Errol Flynn e Greer Garson e alle due serie televisive (del 1967 e del 2002) che ne sono state tratte e che hanno contribuito a perpetuarne la fama finora. Se amate le epopee familiari, del resto, è pressoché impossibile non rimanere avvinghiati nella ragnatela di questo imponente racconto di cui Il Possidente rappresenta appunto il primo capitolo.

E quale miglior modo di iniziare una saga se non dedicando un libro al personaggio simbolo di questa famiglia immensa e complessa? Soames Forsyte non è il patriarca anzi, appartiene alla generazione più giovane e più lontana da quelle origini contadine che i Forsyte ormai membri riconosciuti dell'alta borghesia cittadina cercano in ogni modo di dimenticare. Eppure è in Soames più che in ogni altro membro della famiglia che quei valori e quelle caratteristiche che rendono tale un Forsyte sono maggiormente radicate e trovano maggior espressione in ogni aspetto della vita quotidiana.

Ciò che qualifica un Forsyte è il suo "senso della proprietà": consci della scalata sociale di cui hanno beneficiato essi si sentono definiti in tutto e per tutto da ciò che possiedono. Soames, come e più del padre James, vive questo materialismo all'estremo considerando oggetto di sua proprietà, alla stregua della propria casa e dei quadri da lui acquistati, l'affascinante moglie Irene. Il fatto che Irene, che l'ha sposato per pura convenienza, con la sua indole riflessiva, spirituale ed eterea sfugga con ostinazine indomita alla sua smania di possesso, indifferente ai regali e alla ricchezza di cui egli la riveste è per Soames frutto di una frustrazione carica di sofferenza che sconfina nella follia, o meglio vi sconfinerebbe se il "senso di proprietà" insito in lui non intervenisse sempre per riportarlo a quella condizione mentale razionale ed equilibrata che è essenziale per ogni Forsyte.

Principale oggetto della critica dell'autore è l'atteggiamento concreto e utilitaristico della nuova borghesia vittoriana e edoardiana, capace di dare un valore a cose e persone solo in base al prezzo con cui possono essere comprate. Esemplare è il senso di smarrimento di Soames ogni volta che si deve confrontare con persone e situazioni che sfuggono a questa mentalità gretta: non solo l'inafferrabile Irene ma anche lo sfuggente architetto Bosinney, per il protagonista rappresentano un vero rompicapo irrisolvibile.

Bosinney è l'antitesi di Soames: trascurato sia nell'aspetto che nella gestione dei propri affari ma dotato di una sensibilità e un senso artistico che l'altro non possiederà mai, quest'uomo insignificante secondo i parametri di qualunque Forsyte che si rispetti riesce dove nessuno era riuscito finora, ovvero a raggiungere il cuore di Irene. L'incapacità del protagonista di concepire anche solo l'idea di un simile successo è quasi comica agli occhi del lettore, così come comici sono i tentativi di Soames di limitare Bosinney nelle spese per la casa che sta progettando, laddove l'altro, guidato esclusivamente dal proprio buon gusto, sembra incapace di comprendere un concetto così terreno come il denaro.

Simile a Bosinney nel temperamento è il giovane Joylon Forsyte, cugino di Soames ma totalmente estraneo alle "virtù di famiglia". Non a caso all'inizio del racconto egli conduce da quattordici anni una vita separata dal resto dei Forsyte in seguito alla decisione di fuggire da un matrimonio infelice per sposare la governante della figlia. Il processo di riappacificazione tra Joylon e l'anziano padre, oltre ad essere uno degli aspetti più toccanti del romanzo, è il mezzo per una nuova sferzante critica alla società tardo-vittoriana, alla sua ipocrisia nel gestire i cosiddetti scandali familiari e, di riflesso, alla svantaggiata posizione della donna nel matrimonio e nel divorzio, situazione evidente sia nell'infelice matrimonio di Irene che nelle complicate situazione famigliari di alcuni personaggi minori.

Come accennato, Glasgowry si muove fra questi temi con grande ironia, atteggiamento che rende la narrazione vivace e divertente ma che a tratti infastidisce perché rende l'opinione dell'autore troppo presente all'interno del racconto. D'altra parte è evidente come lo scrittore abbia una propria "agenda politica" che intende seguire e a cui è asservita la sua narrazione anche a costo di farle perdere, a volte, spontaneità e scorrevolezza.

Glasgowry è comunque un narratore di consumata abilità e lo dimostra in alcuni passaggi descrittivi veramente sublimi, soprattutto quando utilizza l'ambientazione come contrappunto agli eventi e alle emozioni dei protagonisti, sottolineandone di volta in volta la drammaticità, al concitazione e l'intensità. Ho invece poco apprezzato la sua abitudine di ricorrere ai monologhi interiori per illustrare i pensieri dei personaggi; sicuramente si tratta di gusto personale ma mi è sembrata una tecnica un po' artificiosa, che rende in qualche modo il romanzo antiquato.

In definitiva non si può dire che l'opera non accusi il passaggio del tempo, soprattutto per lo stile compositivo eppure, al di là di alcune situazioni per noi sorpassate, non si può non percepire una certa modernità nella sua critica al materialismo e nella sua analisi delle mille facce e complessità del legame matrimoniale.

Se vi piace il genere consiglio anche la lettura de I Buddenbrook di un altro premio Nobel, Thomas Mann, simile nelle tematiche ma con il vantaggio di essere limitato ad un solo volume.


La Saga dei Forsyte (The Forsyte Saga)
  • Il possidente (A man of property): romanzo - 1906
  • L'estate di San Martino: racconto contenuto nella raccolta Cinque racconti (Five Tales) - 1918
  • Nella ragnatela (In chancery): romanzo - 1920 Pubblicato anche col titolo "Alla Sbarra" da Mondadori, nel 1939 nella traduzione di Elio Vittorini
  • Risveglio (Awakening): racconto - 1920
  • Affittasi (To let): romanzo - 1921)
Una commedia moderna (A modern comedy)
  • La scimmia bianca (The white monkey) - 1924
  • Idillio taciturno: terzo interludio (A silent wooing) - 1927
  • Il cucchiaio d'argento (The silver spoon) - 1926
  • Incontro: ultimo interludio (Passers by) - 1927
  • Canto del cigno (Swan song) - 1928
End of the chapter
  • Ancella (Maid in waiting) - 1929
  • Landa in fiore (Flowering wilderness) - 1930
  • Oltre il fiume (One more river) - 1931
La borsa dei Forsyte (On Forsyte 'change)- 1930

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il Possidente
  • Titolo originale: The Man of Property
  • Autore:  John Galsworthy
  • Traduttore: Dàuli G.
  • Editore: Garzanti
  • Data di Pubblicazione: 2004
  • Collana: I Grandi Libri
  • ISBN-13: 9788811366492
  • Pagine: 336
  • Formato - Prezzo: Brossura - 8.50 Euro

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