Pages

7 maggio 2017

Austerlitz - W.G.Sebald

Maestro dello stile avvolgente e coinvolgente, inventore di un amalgama inconfondibile fra testo e immagine, W.G. Sebald è stato l’unica apparizione di grande rilievo nella letteratura di lingua tedesca dopo Thomas Bernhard. Pochi mesi prima della sua tragica, recentissima scomparsa, aveva pubblicato "Austerlitz", il suo unico romanzo in senso classico, subito accolto, dalla Germania agli Stati Uniti all’Inghilterra, come un memorabile evento. Jacques Austerlitz è un professore di storia dell’architettura, studioso di quei luoghi (edifici militari, stazioni ferroviarie, penitenziari, tribunali) che, soprattutto nell’Ottocento, tendevano ad assumere forme involontariamente visionarie, sovraccarichi com’erano di significati simbolici. Alto, dinoccolato, dai capelli prima biondi e poi ingrigiti, molto somigliante a Wittgenstein cui lo accomuna un vecchio zaino che costantemente porta in spalla, Austerlitz vive a Londra in un appartamento spoglio come una cella, privo di affetti e povero di amicizie. Dietro la sua eccentrica e vastissima dottrina si spalanca il vuoto. Austerlitz semplicemente non sa chi è – e a lungo ha resistito ad accertarlo. Ma a un certo punto, come se si trattasse di intraprendere una delle usuali peregrinazioni erudite alla ricerca di un edificio o di un luogo ignorato, si mette alla ricerca delle proprie tracce. Così scoprirà di essere giunto a Londra, durante la guerra, con uno di quei convogli di bambini che dall’Europa centrale partivano per l’Inghilterra, mentre i genitori venivano deportati nei campi di concentramento e di sterminio. Strada per strada (a Praga, Theresienstadt, Parigi), volto per volto, oggetto per oggetto, fotografia per fotografia, emerge un passato lacerante, che Austerlitz sente di avere sempre ospitato in sé come una sequenza di negativi non ancora sviluppati. Tutta la somma sapienza evocativa di Sebald sembra concentrarsi in questo itinerario di ricerca, da cui promana un’angoscia che prende alla gola. Austerlitz è stato pubblicato per la prima volta nel 2001.

Recensione

Quella che segue è principalmente una raccolta di impressioni: definirla recensione sarebbe eccessivo soprattutto perché non mi sento abbastanza qualificata per esprimere un commento critico su un romanzo così particolare.

La prima considerazione è che, nonostante il parere di molti utenti di Goodreads, questo non è un romanzo sull'Olocausto nel senso tradizionale del termine e lo sterminio di sei milioni di ebrei, pur avendo un ruolo chiave nella comprensione della psiche del protagonista, è soprattutto un accessorio che permette all'autore di mettere su carta le sue riflessioni sulla memoria e il tempo.
Austerlitz si presenta come un incessante flusso di coscienza ed assume la forma di una serie di digressioni incasellate l'una nell'altra, espressioni di una mente complessa e sofisticata formatasi sulle macerie di un trauma infantile fortemente represso.

Partendo da considerazioni sull'architettura e la storia di antiche fortezze, Austerlitz svela sé stesso alla voce narrante, che riporta queste riflessioni mantenendone inalterato il fluire, seguendo uno schema a cipolla che parte da soggetti più neutri come appunto l'architettura o la propria preparazione accademica fino ad approdare a ricordi personali dell'adolescenza e dell'infanzia, tutti toccati da una malinconia e una tendenza alla solitudine nate dall'inspiegabile e vaga sensazione di non appartenere al mondo in cui si ritrova a vivere.

La narrazione, fatta di periodi lunghi anche pagine intere, nelle quali vengono a volte toccati gli argomenti più disparati, non è sempre semplice da seguire e richiede un'estrema attenzione, soprattutto nella prima parte in cui ancora il lettore fatica a inserirsi sulla lunghezza d'onda del romanzo e del protagonista.
Col procedere della lettura diventa sempre più evidente che la memoria del protagonista danza attorno a un buco nero, un evento originario che attira e spaventa al tempo stesso, anche se è solo nella seconda parte del romanzo che esso prende forma e i tasselli seminati nelle pagine precedenti acquistano uno a uno un loro significato fino a che la narrazione giunge a una chiusura circolare come il tempo - almeno nella visione dell'autore, segno che nulla di quanto era stato detto era dettato dal caso.

Il vero protagonista del libro è quindi la memoria, la necessità di ricordare per dare un senso alla nostra esistenza e la scelta di un evento universalmente noto e che ha interessato una porzione così grande dell'umanità conferisce al tema di Sebald una valenza universale, un appello all'umanità nel suo insieme a rintracciare il proprio passato per dare un senso al proprio futuro.
Si tratta di una lettura non facile anche se ricca di momenti intensi e toccanti, un prospettiva diversa su un evento universalmente noto e forse già superficialmente metabolizzato dalla società contemporanea, che merita invece di essere al centro di nuove riflessioni.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Austerlitz
  • Titolo originale: Austerlitz
  • Autore: W.G.Sebald
  • Traduttore: Ada Vigliani
  • Editore: Adelphi
  • Data di Pubblicazione: 2002
  • Collana: Fabula
  • ISBN-13: 9788845917073
  • Pagine: 315
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00

Nessun commento:

Posta un commento