13 giugno 2009

Ancora dalla parte delle bambine - Loredana Lipperini

Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire la casa per padri e fratelli. La pubblicità le dipinge come piccole cuoche. Le loro bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni. Questo è il mondo delle nuove bambine. Negli anni settanta, Elena Gianini Belotti raccontò come l'educazione sociale e culturale all'inferiorità femminile si compisse nel giro di pochi anni, dalla nascita all'ingresso nella vita scolastica. Le cose non sono cambiate, anche se le apparenze sembrano andare nella direzione contraria. Ad esempio, libri, film e cartoni propongono, certo, più personaggi femminili di un tempo: ma confinandoli nell'antico stereotipo della fata e della strega. Sembra legittimo chiedersi cosa sia accaduto negli ultimi trent'anni, e come mai coloro che volevano tutto (il sapere, la maternità, l'uguaglianza, la gratificazione) si siano accontentate delle briciole apparentemente più appetitose. E bisogna cominciare con l'interrogarsi sulle bambine: perché è ancora una volta negli anni dell'infanzia che le donne vengono indotte a consegnarsi a una docilità oggi travestita da rampantismo, a una certezza di subordine che persiste, e trova forme nuove persino in territori dove l'identità è fluida come il web.

Recensione

«Ha ancora senso essere femministe nel 2009?»
Questa frase è stato il commento inserito da un amico nella mia pagina Facebook dopo che avevo deciso di condividere con i miei contatti l'aberrante video di uno spot di una nota casa produttrice di acqua minerale in cui una modella alta e bionda e una ragazza bassa, cicciottella e mora uscivano da un camerino indossando lo stesso abito chiedendo alle amiche "Come sto?" e ottenendone risposte tali da suscitarmi un moto di voltastomaco. Al momento la mia repulsione, lo ammetto, non era stata causata dalla "questione femminile", ma dalla continua riproposizione in tv del solito modello per cui la bellezza è tutto, anche per gli uomini, ma, soprattutto, per le donne.
Qualche giorno dopo il libro della Lipperini mi ha praticamente chiamato dallo scaffale della biblioteca, complice la copertina di Mark Ryden: l'ho divorato in pochi giorni.

Il libro si divide in otto capitoli ed è introdotto da una prefazione di Elena Gianini Belotti, pedagoga che nel 1973 aveva pubblicato, sempre per Feltrinelli, il saggio Dalla parte delle bambine, mostrando come la formazione degli stereotipi legati al maschile e al femminile avvenisse prima ancora dell'ingresso nella scuola dell'obbligo. Il saggio ebbe grande successo grazie anche allora tanto vituperate femministe bruciareggiseni e dalle ascelle non depilate.
La Lipperini si propone di mostrare cosa è cambiato negli ultimi trent'anni analizzando vari aspetti, e mode, delle bambine tra gli 0 e i 14 anni. Lo stile è scorrevole e affastella vari quadri e particolari che contribuiscono, in ciascuno degli otto capitoli, a formare nella mente del lettore un'idea generale sul potere che ha l'educazione sulle bambine ma, soprattutto, la comunicazione, pubblicitaria e non, da cui sono bombardate costantemente. In grassetto, ogni due o tre pagine, compare una frase tratta da film, libri, ma anche programmi televisivi, dichiarazioni di politici, oroscopi sui giornali, interventi di madri (e figlie) su forum femminili pubblici, dando un quadro se non allarmante, almeno fortemente preoccupante.

Intanto per l'abbassamento dell'età dei target delle pubblicità: non si capisce per quale motivo Cioè, originariamente diretto ad adolescenti, già una decina d'anni fa scivolato verso le ragazzine delle medie, sia ora comprato da bambine delle elementari, né perché giornaletti consigliati per bambine tra i 4 e i 7 anni debbano insegnare a truccarsi, ad abbinare i vestiti e a come agghindarsi per accalappiare il ragazzino dei propri sogni. Perché, ricordatevelo bene, se una ragazza non è bella è unicamente colpa sua, non della genetica. Poteva "curarsi" di più e imparare a "valorizzarsi". Allo stesso modo, se dopo che si è curata troppo viene stuprata in un parco, be', che dire... è certamente anche colpa sua. Poteva mettere un burqa.
Come è possibile che da un mondo rosa glitterato pieno di fatine, amore e accudimento si sviluppino poi fenomeni come il bullismo al femminile e i disturbi alimentari? Perché le ragazze eccellono negli studi, costituiscono la più grande fetta di lettori italiani, e poi si autoghettizzano come scrittrici producendo solamente libri legati a temi femminili?

Nell'analisi della Lipperini ci entrano quasi tutte le tendenze degli ultimi anni: le Winx, Second Life, Cioè, i libri della Kinsella, le linee di cosmetici per bimbe, l'onnipresenza del rosa in qualunque campo dello scibile (dai pc portatili ai vestiti), le letture retrodatate del libro di lettura, il digital divide tra i due sessi, i programmi della De Filippi, i libri di Moccia, l'eccessivo permissivismo dei genitori sempre schierati con il proprio pargolo contro l'ingerenza dei docenti.
Un bel pugno nello stomaco, insomma, talvolta forse esagerato, ma sempre ben argomentato e scorrevole, che lascia comunque molto spazio alla rielaborazione personale e il cui pregio maggiore è proprio attirare l'attenzione su dinamiche che non notiamo perché troppo assuefatti da ciò che ci circonda.

Un libro da leggere, per imparare almeno ad osservare quello che circonda donne e bambini e le nuove pressioni sociali.

Dettagli del libro

  • Titolo: Ancora dalla parte delle bambine
  • Autore: Loredana Lipperini
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di Pubblicazione: 2007
  • Collana: Serie bianca
  • ISBN-13: 9788807171390
  • Pagine: 284
  • Formato - Prezzo: Brossura - 15,00 Euro

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